sabato, Aprile 27, 2024
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La libertà di pensare

Articolo 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione (…)”

“Gli avvenimenti degli ultimi anni mi hanno cambiata parecchio, Catania è una città perduta. Lavoro all’Oda da oltre trent’anni, non contando gli alti e bassi”, la signora è stata licenziata l’anno scorso per aver rilasciato un’intervista ad alcune reti locali durante una manifestazione dedicata alla revoca del servizio di trasporto da parte dell’ente.

“Ho impugnato il licenziamento poi però il giudice ha riconosciuto che ero stata licenziata ingiustamente”- a gennaio dell’anno scorso, infatti, il giudice aveva annullato il licenziamento della lavoratrice in nome del principio costituzionale di libertà di pensiero e di espressione.

“Con questa esperienza ho capito che la libertà di espressione non è una cosa scontata o banale, anzi in una città come Catania è tutto. Presso l’ente dentro cui lavoro sono presenti tutti i sindacati possibili, c’è l’imbarazzo della scelta; nessuno di questi ha mai avuto il coraggio di sostenermi e né di svolgere il proprio lavoro, ovvero difendere i lavoratori. Il compito dei sindacati in questa città è fallito, qui ognuno difende il proprio orticello: la cura del bene comune è una chimera. Inoltre non ho mai ricevuto una chiamata o un gesto di solidarietà da parte delle reti locali che, durante la manifestazione, mi intervistarono… sono scomparsi nel nulla.”

“Al momento lavoro presso una comunità di minori, col virus lavorare è diventato più complesso, ma cerco di dare tutta me stessa in ciò di cui mi occupo. Noi dipendenti stiamo ancora aspettando la mensilità di dicembre perché qui è normale ricevere lo stipendio ogni due mesi. Il Covid infatti non ha interrotto le nostre abitudini, la situazione è rimasta immutata. Da marzo ad aprile 2020 sono stata in cassa integrazione, andavo avanti con due lire in tasca, sebbene la comunità fosse operativa. Solo a settembre, in seguito a visite mediche, come vuole la prassi, sono rientrata a lavoro a pieno regime. A dicembre ho ricevuto una lettera di encomio, per le ore in più spese nella comunità, da parte del commissario straordinario dell’Oda.”

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