Da Nord a Sud uniti nella lotta per la riassegnazione dei beni mafiosi
Obiettivo beni confiscati: impresa giovanile, ristrutturazione e valorizzazione dei beni immobili.
Da Palagonia alla provincia di Milano è un attimo: ci sono beni mafiosi per tutti.
“A Catania ci sono ben 1469 beni sequestrati; in Lombardia il 60% dei beni sono assegnati, invece sequestrati, secondo le stime di dicembre 2020, 3098. In un mese e mezzo di lotta che ha coinvolto tanto il Sud Italia quanto il Nord abbiamo raggiunto quota 3447, ben 400 beni in più!” spiega Giuseppe Teri , della scuola Caponnetto di Milano, con grande entusiasmo durante la seconda diretta dei Siciliani in memoria del Direttore Fava.
“Io a volte stento a credere a quanto è accaduto: nel bel mezzo della pandemia siamo riusciti a riaccendere un tema caldissimo per la comunità anti-mafiosa. Non ci siamo mai scoraggiati e non ci fermeremo di certo ora”- così replica in diretta Dario Pruiti, dell’Arci Sicilia, di fronte alle domande di Matteo-“ In Sicilia si dice “chiu longa è a pinsata chiu rossa è a minchiata”, di fatto il movimento anti mafioso in questi anni ha rinunciato alla sua praticità per sprofondare nella teoria progettuale. In questi messi abbiamo avuto l’occasione di ribaltare lo scenario.”
Alla testimonianza emozionante di Dario si è aggiunta quella di Elena Simeti, membro dell’associazione milanese Una casa anche per te: “La masseria di cui oggi ci occupiamo ospita ben cinquanta persone: madri single, famiglie, ragazzi. Prima tutto questo era impensabile data la storia di questo posto. Si trova nella zona a Sud Ovest di Milano e apparteneva alla famiglia Valle, alla ’Ndrangheta insomma. Si tratta di ben dieci mila metri quadri, all’interno vi sono tre sale ristoranti, piscine, zone stalle e quattro appartamenti. Nell’area della masseria c’è un bene confiscato ogni mille abitanti.”
“La famiglia Valle è stata arrestata nel 2010, ma solo nel 2014, quando la nostra associazione tenta di “occupare” quel posto per restituirlo alla comunità, iniziano gli atti vandalici;per prima cosa fu rubato il cancello dell’ingresso principale”- alla provocazione di alcuni soggetti raccontata da Elena si aggiunge inoltre la risposta emblematica di una cittadino della zona- “ Una volta a Don Massimo fu chiesto se, dato che oramai la masseria era abitata da noi, avremmo portato lì stranieri. Io mi domandai come mai non avessero mai avuto paura della Ndrangheta ma dei migranti si.”
“In masseria ci fu un grosso via vai di gente che spendeva, a turno, tempo per rimettere in sesto l’abitazione. Ad oggi la masseria non ci è stata assegnata definitivamente, ciò ci impedisce di partecipare ai bandi per i finanziamenti pubbliciù; nonostante gli intoppi andiamo avanti e continuiamo per la nostra strada, dando un tetto a chi sceglie di far mangiare i figli piuttosto che pagare le bollette o il mutuo.”
La lotta non si ferma, stasera, in diretta, abbiamo parlato della lettera inviata dalle associazioni all’Agenzia dei Beni Confiscati: “A Palagonia i terreni messi a bando possono fruttare grossi raccolti di arance, le stesse che possono produrre lavoro. Ogni centesimo verrà pagato ai lavoratori e la distribuzione delle arance a chi ne ha bisogno è il passo successivo. Se si dovessero guadagnare soldi da questa vendita proporremmo di creare un conto corrente il cui contenuto servirà per ristrutturare il casolare. La pec è partita, speriamo nella risposta dell’Agenzia.”
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