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Genova per noi

Giovanni Caruso

Parole strane: unità; civiltà; diritti umani; repressione; tonfa. Parole di vent’anni fa. Parole dimenticate? Ma c’è chi fa memoria, nonostante tutto “Ciao compagni, credo che sia utile ricordare il G8 di Genova e quello che accadde vent’anni fa”.

“Ma noi, con nostro partito, ci stiamo organizzando con una bella iniziativa”.

“Bene, allora sarà una cosa unitaria con i movimenti, i partiti e le associazioni”.

“No, no! Quale unità? Noi siamo la vera sinistra e siamo i più bravi!”.

“Questo ci spiace e dobbiamo, ancora una volta far notare, che in questa città non esiste nessuna unità della sinistra. Ma vi ricordate quale era lo spirito dei social forum? Vi ricordate i tanti uomini e donne, che pur alzando bandiere diverse camminavano insieme?”.

Genova per noi era la bellezza e l’allegria dei movimenti italiani e internazionali.

Genova per noi era i colori dei murales contro il neoliberismo, il razzismo e il neo fascismo.

Genova per noi era la musica che cantava la pace e la giustizia sociale.

Genova per noi, che venivamo dal profondo sud, era la lotta alla mafia, attraverso l’antimafia sociale.

Genova per noi erano le donne di Plaza de Mayo, i contadini di Tierra Campesina.

Questo era, e tanto altro, Genova era per noi in quell’estate del 2001. Ma soprattutto era unità nel rispetto della diversità. E tutto questo poteva essere sintetizzato nella figura di un uomo, da sempre dalla parte degli ultimi, che il movimento no global vide come una bandiera. Don Gallo che ci piace ricordare nei cortei, li sempre presente con il pugno alzato verso quel cielo di Genova.

Ma questa bellezza di colori e di idee per un mondo migliore, non piaceva e non poteva piacere al nostro governo nè tanto meno agli Otto “potenti della terra”

Lo stato eravamo noi? Ma nel governo di allora c’erano coloro che ci calpestavano e massacravano insultando la nostra costituzione repubblicana e violando i diritti civili.

Però, le violenze del governo di Silvio Berlusconi e del fascista Gianfranco Fini avevano avuto un precedente con un governo di centro sinistra. Il ministro degli interni era l’onorevole Enzo Bianco, ex sindaco di Catania. A Napoli si fecero due prove generali: la prima fu quella del movimento no global che manifestava pacificamente per il diritto alla dignità umana; la seconda fu quella fatta dal ministro Bianco che – con i suoi collaboratori: il capo della polizia e il comandante generale dell’arma – studiò come contrastare e neutralizzare i movimenti sociali.

Fu fatta una terza prova generale: quella che diede inizio agli arresti abusivi e alle torture nelle caserme napoletane. Quella repressione nei mesi successivi fu presa come modello per il G8 di Genova. Come forse alcuni sanno, e i più non sanno, quei manganelli che si videro in mano ai celerini si chiamavano “tonfa“: venivano dall’Argentina ed erano stati architettati durante la dittatura degli anni Settanta-Ottanta. Pare che facciano molto male: ma sono stati inventati per questo. Quei manganelli furono acquistati dal ministero degli interni per le forze dell’ordine italiane, e le fece commissionare il ministro Enzo Bianco.

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