Le minacce a Padre Resca
“Guardi che se voglio socialmente lei è un uomo morto”. Ma che mai aveva fatto, il povero prete di Città Insieme? Aveva osato criticare pubblicamente Ciancio. E ciò bastava
Leggi tutto“Guardi che se voglio socialmente lei è un uomo morto”. Ma che mai aveva fatto, il povero prete di Città Insieme? Aveva osato criticare pubblicamente Ciancio. E ciò bastava
Leggi tuttoAlè! Centocinquanta milioni! A chi si potrebbero dare? La lista sarebbe lunga: le scuole, gli ospedali, le famiglie, i senzacasa. In una parola, i catanesi. Poveri, onesti e derubati. Da Ciancio, e dal suo Sistema
Leggi tuttoI conti elvetici gestiti da società del Liechtenstein usati da Ciancio per far girare e moltiplicare milioni di euro “in parte riconducibili a Cosa Nostra” e messi sotto sequestro dai giudici screanzati.
Leggi tuttoPentiti minacciati, mafiosi in redazione, vittime di cui è vietato parlare, notizie inventate a beneficio dei boss. Un giornale usato come un’arma, un monopolio che strangola la verità. Ed ecco un breve florilegio di alcuni casi esemplari.
Leggi tutto“Alla salute di Michele Calafiore che parte domani alla conquista della Germania!”
Michele lascia Palma di Montechiaro in provincia di Agrigento ed emigra per cercare lavoro. Eccolo a Wolfsburg: “La prima cosa che vide fu il piazzale immenso e deserto della stazione”. Dopo tre soli giorni fu assunto, scelto tra “una folla di uomini che arrivavano da ogni parte dell’Europa con le facce stralunate di chi, nel giro di pochi giorni, veniva sbalzato da un mondo all’altro”. Succedono tante cose a Michele, ragazzo che diventa uomo in una serie di eventi grotteschi e tragici. E lui attraversa tutto sulla propria pelle: il conflitto, le speranze, la città finalmente, il finto “benessere”.
Giuseppe Fava ha raccontato proprio questa storia in “Passione di Michele” nel 1980. Ne è nato il film “Palermo o Wolfsburg” di Werner Schroeter che ha vinto l’Orso d’Oro a Berlino.
C’è chi ciancia e chi è cianciato. Chi si ciancia centocinquanta milioni e chi quindi, senza lavoro, si fa emigrante. Chi fa il giornalista di corte, ma “niente sapevo”, e chi fa la fame per dare al popolo che se ne fotte un briciolo di verità. “Ma dov’è l’antimafia, ma dov’è il giornalismo?” Eccoli, signora mia. Stanno proprio qua.
Leggi tuttoSediamoci qui, su questa panca. Da piccola io stavo al primo piano. Guardavo giù fra le sbarre del balcone. Poi un giorno arrivarono tanti ragazzi e ragazze, dall’altra parte della città e allora tutto cambiò.
Leggi tuttoMa “c’è un giudice a Catania”, finalmente. La “moderata prudenza” ha lasciato il posto alla verità e a una – pur tardiva – giustizia. Trema la Catania bene ora che il Tribunale dimostra di controllare sul serio le origini delle fortune imprenditoriali e delle ricchezze; ora che è svelata la melma di collusioni e amicizie, di patti occulti e riciclaggi, di regno della mafia incravattata.
Leggi tuttoI Siciliani giovani, generazione dopo generazione, hanno lottato contro questo orrore: e ancora sono qui, nella città che difendono o sparsi per il mondo. Nessuno è mai riuscito a disperderli o trasformarli in un’altra cosa: modesti, costanti, coraggiosi, a nessuno come a loro la città deve tanto.
Leggi tuttoMafia e migrazione ammazzano l’Italia, e prima di tutto la Sicilia.
La mafia non è quella colla coppola ma il potente che ci ruba i milioni.
Migrante non è il poveraccio che arriva ma l’italiano che se ne va.
– Il solo Ciancio ha messo all’estero più di 400 milioni
– In dieci anni, partiti 500mila italiani. Metà ragazzi. Molti siciliani.
Vi prendono in giro raccontandovi che il pericolo sono i “negri”, i poveri, gli stranieri. Stupido chi ci casca. E’ solo per nascondere i nemici veri.
Noi Siciliani seguiamo la via di Pippo Fava, che difendeva i migranti e smascherava i mafiosi. Ogni anno scendiamo in piazza per ricordarlo e per andare avanti come lui. Vieni a dare una mano. In piazza, con i giornali, con l‘antimafia sorridente del Giardino di Scidà.
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