giovedì, Aprile 18, 2024
Cronacaevidenza

Sapienza e libertà

di Carmine Mancone

Botte all’università. La Rettrice della Sapienza precisa: “Non siamo stati noi a chiamare la polizia”.

La sera del 26 ottobre, il giorno dopo i fatti di violenza avvenuti davanti alla Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione, tutta la comunità accademica della Sapienza Università di Roma ha ricevuto una nota di precisazione della Rettrice prof.ssa Antonella Polimeni.

La lettera è pubblica, potete leggerla nella home page del sito web di ateneo.

In realtà, e questo è il punto, si tratta del secondo intervento istituzionale dell’Ateneo a seguito degli eventi. In una prima nota, diffusa attraverso i canali ufficiali dell’Università poche ore dopo i fatti, la Magnifica Rettrice era così intervenuta: “L’Università deve essere un luogo in cui si studia, si cresce, in cui bisogna incontrarsi e confrontarsi, ma non scontrarsi fisicamente. Condanniamo ogni forma di violenza e garantiamo, ad ogni individuo che agisca secondo i Principi costituzionali, il diritto a manifestare liberamente le proprie opinioni nel rispetto della pluralità delle idee”.

Tuttavia, probabilmente a seguito del clamore suscitato da un evento che si è inserito nel dibattito parlamentare nelle ore dell’insediamento del governo Meloni, la professoressa Polimeni ha diffuso la nota in cui ha voluto precisare che “Sapienza ha all’interno della propria Città Universitaria un presidio fisso della Polizia di Stato che, in totale autonomia rispetto all’Ateneo, adotta le azioni che ritiene più consone, in coordinamento con la Questura territoriale di riferimento, per tutelare la sicurezza della nostra Comunità e di coloro che usufruiscono delle nostre strutture e dei nostri servizi. Alla luce di ciò, tengo a precisare che l’intervento delle Forze dell’Ordine nel corso delle contestazioni è stato deciso e coordinato dal Dirigente del servizio predisposto dalla Questura di Roma, che lo ha ritenuto necessario per garantire l’ordine pubblico”.

Entrambi gli interventi sono istituzionalmente impeccabili. Ma c’è un però, e come docente di questo Ateneo sento di esprimere, a titolo personale e scevro da ogni riferimento politico, alcune osservazioni perché le immagini diffuse mi hanno profondamente turbato e mi lasciano un sentimento di preoccupazione. Faccio riferimento all’opportunità di sottolineare la sproporzione tra azione e reazione a cui abbiamo assistito.

Veniamo ai fatti: secondo il nuovo ministro dell’Interno, la polizia ha evitato un assalto (ho dei dubbi) ad una manifestazione regolarmente autorizzata (vero). Tuttavia, i ragazzi non erano armati ed equipaggiati con caschi e spranghe, erano impegnati in un presidio in cui gridavano il loro dissenso. Le forze dell’ordine erano già preparate e predisposte in assetto antisommossa e la Facoltà blindata con saracinesche e cancelli. Entrare da lì sarebbe stato veramente difficile. A vedere le immagini non credo che lo svolgimento di quell’evento fosse in pericolo a causa della manifestazione del collettivo studentesco. I ragazzi invece lo sono stati perché la reazione della polizia è stata veemente e sproporzionata rispetto al dissenso manifestato. Inoltre, vedere un ragazzo a terra con un agente di polizia che cerca di mascherare le manette ai polsi dello studente (immagino con la sua stessa bandiera) mi ha veicolato una sensazione di imbarazzo che egli stesse provando per la situazione generata.

Ritengo che, se da un lato è opportuno sottolineare che la polizia di stato avrebbe agito in autonomia (a tutela dell’Ateneo), come padroni di casa credo sarebbe stato opportuno anche fare menzione sulle regole di ingaggio e sulla proporzione tra azione e reazione (a tutela delle libertà). Questo se si vuole l’università come un luogo in cui si ha “diritto a manifestare liberamente le proprie opinioni nel rispetto della pluralità delle idee”.

La Rettrice ci ha lasciato così: “Vigileremo affinché in ogni sede dell’Ateneo venga garantita ad ogni membro della nostra Comunità la possibilità di esprimersi e affinché non si ripetano episodi dolorosi come quello a cui abbiamo dovuto assistere lo scorso martedì”. Sono tempi difficili, speriamo che i fatti seguano la direzione auspicata. Vigileremo.

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