mercoledì, Aprile 24, 2024
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Mangiarsi Milano fra padrini, politici e amici degli amici

Il piatto ricco di Expo parla molte lingue: prima parlava quella dei turchi di Smirne che si godevano lo spettacolo della disorganizzazione padana sperando di diventare il terzo che gode, poi quella tribale-leghista di chi sconta l’ansia da prestazione sul territorio, poi quella radical chic della sindachessa Moratti che pensava di giocare con “la casa delle bambole” e invece si è ritrovata con in mano uno dei più impegnativi eventi della storia di Milano in questi ultimi anni e oggi il Comune con il neo sindaco Pisapia (e una commissione antimafia che finalmente sembra essere arrivata) e Formigoni che si confronta con il nanismo etico e morale dei suoi collaboratori più stretti coinvolti nei più diversi scandali tra mafia, corruzione e impreparazione.

Expo per la ‘ndrangheta lombarda è un piatto ricco

Ma la lingua ufficiale di Expo, non ci sono dubbi, sarà quella calabrese. Tanto per citare qualche esempio Francesco Valle (72 anni, postura da boss e tano di villa-bunker a Bareggio, in via Aosta, sul confine milanese): nell’ordinanza di arresto è raccontata con dovizia la strategia modello per mangiarsi l’Expo: “La totale condivisione di interessi tra Adolfo Mandelli (imprenditore del campo immobiliare, tra gli arrestati) e i Valle emerge anche in data 23 gennaio 2009, quando Valle ha contattato Mandelli per avvisarlo di aver ottenuto dal Comune di Pero le licenze per aprire un “mini casinò”, una discoteca ed anche attività di ristorazione, in quanto in quella zona il Comune, in virtù del prossimo Expo, aveva intenzione di riqualificare l’area. Tutto ciò è avvenuto anche grazie all’amicizia con Davide Valia (assessore comunale a Pero)”.

In un’intercettazione Mandelli dice: «Minchia, meglio di Davide che è a Pero… cosa dobbiamo avere?». Dalle intercettazioni, si legge sui documenti, «è emerso inequivocabilmente che la licenza per il mini casinò è stata ottenuta anche grazie all’interessamento del politico, il quale si adopera pure per altri favori».

E alla Mobile di Milano si afferma che Valia «si prodigò per far ottenere» a Fortunato Valle «le autorizzazioni per l’avvio di esercizi pubblici e a metterlo in contatto con altri amministratori locali di altri Comuni da lui conosciuti per favorirlo nei suoi affari». A Bollate il capoclan Vincenzo Madalari (che si vanta al telefono di essere un “abusivista”) dice che “destra o sinistra non ce ne frega un cazzo”, l’importante è riuscire ad entrare nei cantieri. Mandalari è stato arrestato nell’ambito della maxi operazione antimafia Infinito ma resta da vedere se il metodo funziona e pascola ancora.

Il padrino, i servi a disposizione e le amicizie politiche: gli ingredienti perfetti per mangiarsi l’Expo. Per concimare gli affari di famiglia piuttosto di quel noioso “nutrire il pianeta” che dovrebbe essere il tema dell’esposizione internazionale.

La famiglia Valle (ma sono molte e diverse le famiglie mafiose e paramafiose in Lombardia) è già al lavoro su Expo mentre nelle pubbliche amministrazioni coinvolte (Comune di Milano, Provincia di Milano e Regione Lombardia) ancora si litiga sui terreni e sugli indirizzi di progetto.

L’antistato funziona meglio dello stato legale, anche e soprattutto in Lombardia: conosce i luoghi e ha già fissato i propri referenti. Si è impratichito negli ultimi anni in tutte le attività vicine al mondo dell’edilizia, ha scoperto i trucchi per infilarsi nelle regole, ha scaldato i camion per la movimentazione terra e trovato i prestanome per i ristoranti, gli hotel e i centri commerciali con cui soddisfare i visitatori.

Expo per la ‘ndrangheta lombarda è un piatto ricco e la politica ha il dovere di farglielo andare di traverso.

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