martedì, Aprile 23, 2024
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I Siciliani giovani fuori sede: il futuro è passato qui

Nell’anno accademico 2021/22 su 5990 siciliani che hanno deciso di immatricolarsi in atenei del “continente” 555 hanno scelto di studiare alla Sapienza Università di Roma. Praticamente uno studente su dieci. Offerta didattica, opportunità e servizi: cosa c’è dietro la grande capacità attrattiva dell’ateneo più grande d’Europa. Continua la nostra inchiesta sugli studenti siciliani fuori sede.

Nella regione Lazio ci sono sei università pubbliche, quattro di queste hanno sede a Roma. Eppure, il 52% degli studenti siciliani fuori sede che viene a studiare nel Lazio è immatricolato alla Sapienza. Un ateneo enorme, pantagruelico: 120.000 iscritti nell’anno accademico 2021/2022. Un dislocamento sul territorio non limitato alle diverse sedi presenti nella Capitale, ma che si estende capillarmente a tutte le province della regione Lazio e con sedi addirittura in Umbria, Molise, Marche, Puglia e Friuli-Venezia Giulia. Dati che inducono a farci due domande che, come vedremo, sono strettamente legate tra loro: perché gli studenti siciliani scelgono un ateneo che ha questi numeri? E che interesse ha un ateneo ad essere così grande e dislocato?

La prima domanda l’ho rivolta personalmente fuori dall’aula a molti dei miei studenti siciliani di medicina qui in Sapienza. Le risposte convergevano tutte su questo metodo: scelto il corso di laurea, i ragazzi individuano l’ateneo in cui iscriversi secondo una scala di priorità in cui al primo posto c’è la “reputazione accademica” per il corso scelto, cioè in quale ateneo trovare la migliore qualità della didattica e della ricerca; poi la “occupabilità”, intesa come la progressione di carriera che in genere si ha dopo aver studiato in quell’ateneo; infine il miglior rapporto docenti/studenti, quindi come e in che misura gli studenti riescono ad avere accesso ai docenti in quell’ateneo. Sono grossomodo gli stessi parametri utilizzati nel QS World University Ranking, l’Academic Ranking of World Universities o il Times Higher Education ranking, alcuni dei principali indici della virtuosità degli atenei. In sostanza i ragazzi leggono e seguono i dati. E se applichiamo questo metodo al corso di laurea in medicina (fonte Times Higher Education) il risultato è il seguente: Alma Mater Studiorum di Bologna, poi a seguire Sapienza Università di Roma, Università di Padova e Università di Milano La Statale. Dopo questa iniziale selezione per molti di loro la scelta definitiva terrà conto del costo della vita in città e le spese di trasporto per il rientro a casa: Milano la città dal costo più oneroso, Roma la più accessibile.

Questo dal punto di vista dello studente. Ora cerchiamo di capire perché le università hanno interesse ad incrementare il numero di iscrizioni e che strategie attuano per attirare studenti fuori dal “territorio”. Per farlo dobbiamo addentrarci nel meccanismo di finanziamento dell’università pubblica da parte del Ministero dell’Università e Ricerca (MUR). Il principale strumento di finanziamento, erogato annualmente dal MUR, è il Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO). Il 70% del fondo prevede una quota base ripartita tra le Università basata sia sullo storico delle risorse ricevute dallo Stato che sul costo standard per ogni studente in corso.

A questa si aggiunge una quota premiale (il restante 30%), basato sui risultati della ricerca e della didattica e sull’efficacia delle politiche di reclutamento. In sintesi, oltre ad avere docenti didatticamente impegnati e produttivi nella ricerca, ai fini dell’approvvigionamento del fondo alle università fa gioco avere studenti, in numero elevato e regolarmente in corso.

Lo studente, quindi, è una risorsa (anche economica) e gli atenei competono tra di loro per portarli a sé. Ecco, la Sapienza Università di Roma è tra gli atenei che ha intercettato meglio il meccanismo alla base del FFO avendo applicando negli anni misure specifiche che hanno portato ad incrementare il proprio bacino di immatricolazioni.

Come? Innanzitutto, l’offerta didattica: solo in area medica la Sapienza offre otto corsi di laurea in medicina (sette a Roma e uno a Latina), due in odontoiatria, e oltre ottanta corsi di studio delle professioni sanitarie (infermieri, tecnici di laboratorio, fisioterapisti, ecc). Ma soprattutto per le professioni sanitarie, la didattica non è erogata solamente nella città metropolitana di Roma, ma è distribuita capillarmente nei comuni delle province del Lazio e delle regioni confinanti. Scelta che tende ad intercettare studenti che per reddito, inefficienza dei trasporti o esigenze lavorative avrebbero difficoltà a frequentare da fuori sede o da pendolari le lezioni nella Capitale, ma che, di contraltare, pone il fianco a carenze didattiche che devono essere colmate reperendo docenti tra medici/biologi in convenzione ASL o a contratto.

Poi ci sono gli incentivi alle iscrizioni, e qui la Sapienza è molto attiva. Esenzione completa delle tasse per Isee fino a 24.000 euro, per disabilità e invalidità riconosciute; solo 30 euro di iscrizione per studenti “care leaver”, vincitori di borse di studio, con meriti di studio o sportivi. Riduzione delle tasse universitarie a determinate fasce Isee, in base al voto di maturità, al profitto nel proprio corso di studio, all’adesione a percorsi di eccellenza o di particolare interesse comunitario (ci sono riduzioni anche se ci sono familiari già iscritti all’ateneo).

Poi ancora, 180 borse di collaborazione part-time da 1.295 euro basate sul merito e sul reddito, ma soprattutto un budget di 459.157,50 euro (300 contributi da 1530 euro) per le spese d’affitto sostenute nel 2022 da assegnare a studenti fuorisede intestatari di un regolare contratto d’affitto immatricolati o iscritti ai corsi di studio di Sapienza nell’anno accademico 2021/2022. Ed infine la Sapienza, come tutte le università del Lazio, gioca di sponda con DiSCo, l’ente regionale per il diritto allo studio e alla conoscenza, che eroga bandi per borse di studio, posti alloggio, contributi alloggio, ristorazione, mobilità internazionale e premi di laurea a cui molti studenti siciliani si rivolgono. Il quadro è completo, lo studente sceglie l’università che si fa scegliere. E mi viene in mente il motto del mio ateneo: Il futuro è passato qui.

Noi non ce lo siamo fatti sfuggire.

di Carmine Mancone

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