venerdì, Aprile 26, 2024
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La ‘ndrangheta celeste

Il messaggio è chiaro: la ‘ndrangheta nel Sud Ovest milanese è di casa. E non si tratta di un tentativo d’infiltra­zione, di un occasiona­le attacco delle cosche

Gli uomini delle cosche calabresi non hanno più la necessità di bussare alle porte delle amministrazioni locali, non devono più chiedere il permesso per par­tecipare ai consigli comunali presentan­dosi con il sorriso sul volto e le mazzette in tasca: rappresentano ormai una realtà ben radicata, istituzionalizzata.

Perchè sono loro, gli esponenti dei clan di Vibo Valentia, Gioia Tauro e Reggio Calabria, ad aver edificato i palazzi co­munali lombardi. Sono i padroni di casa.

A Magenta, Cuggiono, Santo Stefano Ticino, Bareggio, Cornaredo, Marcallo Con Casone, Sedriano gli stessi edifici in cui in questi anni i partiti hanno gesti­to il bene comune e pianificato la cementific­azione del territorio sono stati gli scena­ri dei succulenti banchetti fra inso­spettabili amministratori locali, impren­ditori dai cognomi lombardissimi e i Man­cuso, i Morabito, i Barbaro e Papal­ia.

Calice di vino in mano, un brindisi ai cittadini che in campagna elettorale han­no scelto di essere rappresentati dal “più onesto di tutti”, il ”più pulito di tutti”, in cambio di ordine, sicurezza, pulizia delle strade, il nuovo palazzetto dello sport per i bambini, la festa in piazza l’ultima do­menica del mese per i nonni. Il tutto all’interno di una fitta rete di complicità innocenti: do ut des, dare per avere. Niente di più semplice e an­cestrale.

Ed è in questo stato di cecità che le fa­miglie della ‘ndrangheta hanno ridotto molti lombardi, a una “massa mafiosa”. La criminalità organizzata avanza mentre il Nord si culla nel rassicurante sogno del folklore padano.

Il caso di Sedriano è emblematico.

Il sindaco Alfredo Celeste è stato arre­stato per aver favorito l’affermarsi della famiglia ‘ndranghetista “Di Grillo-Man­cuso” sul territorio dell’Alto Milanese.

Amicizie e favori sembrano legare il primo cittadino accusato di corruzione a faccendieri ed imprenditori dal basso profilo etico sin dalla sua candidatura nel 2009: secondo la magistratura non è un caso che Eugenio Costantino e Silvio Marco Scalambra, entrambi arrestati nel corso della medesima operazione, siano rispettivamente padre e marito della con­sigliere comunali di maggioranza Teresa Costantino e Silvia Stella Fagnani.

Il primo è titolare di un negozio di compravendita dell’oro, settore prediletto del riciclaggio della criminalità organiz­zata di stampo mafioso, e secondo l’accu­sa avrebbe stretti legami con le cosche della ‘ndrangheta; il secondo è un chirur­go con studio nei pressi di Pavia e con il pallino dell’edilizia, meglio conosciuto in paese come il “faccendiere del sindaco”.

Se c’è di mezzo la ‘ndrangheta perchè nessuno ha denunciato? “Io certi nomi non li conosco e non li voglio nemmeno sentire nominare”, dice il vicesin­daco Adelio Pivetta durante le perquisi­zioni dei Carabinieri negli uffici comuna­li.

Fino a pochi giorni prima dell’arresto del suo superiore, l’undici ottobre, di­chiarava che i problemi del paese si sa­rebbero risolti con installazioni di auto­velox e messa al bando della prostituzio­ne, gettando discredito su chi faceva in­vece notare che quattro auto incendiate nel parcheggio del Comune e sei colpi d’arma da fuoco contro un’auto parcheg­giata di fronte al bar gestito da imprendi­tori di slot-machine non sono fatti tanto normali.

Era stato un cittadino a trovare i bosso­li, li ha raccolti e se li è messi in tasca, ed è toccato ai giornalisti avvertire la Poli­zia Locale. In quel caso l’Amministrazio­ne Comunale cercò di non rendere pub­blica questa storia, tappando la bocca alla stampa locale con minacce di denun­cia per molestie. Sedriano come Paler­mo, anche qui a detta del sindaco e del suo vice il problema fino a ieri sembrava es­sere il traffico.Al centro della bufera giu­diziaria il Bennet, nuovo shopping mall inaugurato lo scorso inverno dalla giunta Celeste.

 

Secondo la Procura il sin­daco sarebbe in­tervenuto in favore di Co­stantino con una serie di raccomandazio­ni fra cui per­messi speciali per l’apertura di un lo­cale-gelateria all’interno del cen­tro commer­ciale e la gestione dell’appal­to per la ma­nutenzione del verde pubbli­co di Sedria­no, oltre che per la piattafor­ma ecologica e smaltimento rifiuti.

Il sindaco inoltre in occasione del Pia­no d’intervento integrato Villa Co­lombo-Ex Serre avrebbe ceduto alle pressioni urbanistiche di Silvio Mar­co Scalambra, marito della prorompente consigliera Fagnani già al centro dei pet­tegolezzi sedrianesi per una presunta liai­son con il primo cittadino. Influente sui voleri della Giunta, il medico chirurgo sarebbe l’anello che lega Celeste a Co­stantino, avendo introdotto l’amico im­prenditore dell’oro nella politica sedria­nese per trarre vantaggio nella gestione delle proprie cooperative a sfondo socia­le.

Altro che amministrazione comunale inquinata: all’indomani dell’ordinanza di custodia cautelare, le relazioni fra le co­sche e il duo Costantino-Scalambra, le consigliere di maggioranza e il sindaco sono talmente chiare che la cittadinanza chiede che il Consiglio Comunale sia sciolto per mafia.

Ma non è la prima volta che Alfredo Celeste salta agli onori della cronaca.

Curioso l’avvenimento che nel maggio 2011 lo vede coinvolto in prima persona nell’organizzazione di un convegno sulla creatività femminile. Come madrina del­la serata invita Nicole Minetti, indagata nel processo Rubygate per induzione e favoreggiamento della prostituzione.

“Vieni anche tu e porta un po’ di gente”, avrebbe chiesto telefonicamente Celeste a Costantino, “ci saranno dei contestatori e dobbiamo essere più di loro”.

L’estro artistico della Consigliera Re­gionale, infatti, non andò a genio a tutti, tanto che un centinaio di cittadini di ogni partito politico e fascia d’età manifestaro­no in corteo davanti all’auditorium in cui si svolgeva l’evento. In tale circostanza, una suora e una maestra di scuola ele­mentare, entrambe recatesi a Sedriano per protestare contro la Minetti, furono oggetto di percosse verbali e fisiche da parte proprio dello stesso Silvio Marco Scalambra che oggi è in cella. In quell’occasione su richiesta di Celeste costui obbligò la religiosa a salire sul palco per dare una parvenza religiosa all’evento, intimando all’insegnante di andarsene.

Pochi giorni dopo questo atto di prepo­tenza le due donne scrissero una lettera al Maresciallo dei Carabinieri. La lettera fi­nisce. nelle mani del pacifista Antonio Oldani, esponente della sezione locale dell’Anpi ed ex assessore alla cultura, che informa immediatamente dell’acca­duto gli organi di stampa.

Venuto a conoscenza della lettera, te­stimonianza scritta della prepotenza del sindaco e dei suoi fedelissimi, Celeste chiede al suo amico avvocato, tale Gior­gio Bonamassa, di valutare se in quella lettera ci fossero i presupposti di querela.

Questo favore – la lettura di un foglio formato A4, ndr – costa alla cittadinanza ben 7.020 euro. “Il lavoro ha una sua di­gnità e in quanto tale dev’essere retribui­to”, dichiarò nell’ottobre 2011 il sindaco.

La storia e la frase furono immediata­mente riportate su Altomilanese, settima­nale indipendente con sede a Ma­genta di­retto da Ersilio Mattioni. Per aver pubbli­cato tale articolo cronista e direttore ri­sponderanno in sede legale: minacciati di querela per diffamazione, le lettere in re­dazione sono arrivate una dopo l’altra an­che agli edicolanti del ter­ritorio che han­no venduto il giornale con l’articolo in questione ed affisso la locan­dina.

Del resto Celeste nei tribunali non si trova poi così male. Consigliere ininter­rottamente dal 1985 e sindaco per la pri­ma volta nell’88, all’inizio della sua car­riera amministrativa sedrianese viene coinvolto in prima persona nel cosiddetto “scandalo della delibera falsa”. In base all’indagine della magistratura, negli anni ’80 il pubblico ministero chiese nei suoi confronti una condanna di dieci mesi. Al tempo Celeste fu assolto, non perchè non persistesse la colpa, ma per il ritiro della denuncia da parte dell’accusa.

Il tutto venne archiviato, e adesso in paese della vicenda giudiziaria rimane solo qualche rancore fra il primo cittadi­no e alcuni suoi ex collaboratori di giun­ta.

Ma al professor Alfredo Celeste, tra i fondatori del Popolo della Libertà, le voci di paese poco importano. Neanche quella, rilasciata da un avversario politi­co suo coetaneo, che lo dipinge come un mangiadonne: “I pregi di Celeste? Di ca­rattere sessuale: volgarmente parlando si è scopato un sacco di donne”. “Omnia munda mundis”, scrisse San Paolo.

Ex socialista, attuale vicecoordinatore del Pdl provinciale e professore di reli­gione, un appuntamento in Comune con Alfredo Celeste non lascia indifferenti. Sia per l’arredo, fra cui una Madonna alta un metro posizionata di fianco alla scri­vania, fra le delibere e la foto di Giorgio Napolitano; sia per il modo di fare acco­gliente che contraddistingue il primo cit­tadino di Sedriano.

 

Uomo galante e dotato di grande auto­stima, Celeste non nega una visita nel suo ufficio proprio a nessuno. Purchè quel “qualcuno” non abbia idee politiche a lui contrapposte o gli dia filo da torce­re. In tal caso, con una velocità disar­mante, il sindaco Celeste si sveste dai panni di cavaliere complimentoso e in­dossa il volto dell’indifferenza. Di fronte agli avversari attua la tecnica del muti­smo e, nei casi più critici, sfodera l’arma segreta: la denuncia per diffamazione.

Classe ’53, pugliese, Alfredo Celeste nasce a Fasano, paese di francescani, let­terati e giacobini. Paladino della cristia­nità, nel 2009 inizia il suo mandato di­chiarando che non celebrerà alcun matri­monio civile: l’unione fra la coppia, per il primo cittadino, è valida solo davanti a Dio.

Per Celeste, laureato in teologia nel 2006 a Lugano, la moralità è cosa seria. Tanto da condurre in prima persona una crociata contro le “bocche di rosa” che sviano tanti mariti della piccola cittadina ad ovest di Milano dai propri obblighi coniugali.

E poi quella fissazione per la cristianità obbligata: la scorsa primavera impose il “menù quaresimale” ai bambini della scuola materna ed elementare. Niente carne al venerdì fino alla domenica di Pasqua. E intanto lui se la faceva da anni con la ‘ndrangheta.

salvatore.ognibene

Nato a Livorno e cresciuto a Menfi, in Sicilia. Ho studiato Giurisprudenza a Bologna e scritto "L'eucaristia mafiosa - La voce dei preti" (ed. Navarra Editore).

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