martedì, Aprile 23, 2024
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Diario dalla rete dei Siciliani giovani

Ritornando al Sud

Bene, finisce il festival, salutiamo gli amici. Comincia il viaggio di ritorno. Col treno ritorneremo da Ravenna fino a Bo­logna. La mattina trascorre velocemente, rimaniamo qualche ora dentro il centro e poi torniamo a Piazza San Francesco.

“Ieri, durante il dibattito, il parroco chie­deva di abbassare il volume.”.

– Non sapevo.

“Non te ne sei accorto!” fa Luciano

– Ma non hanno gradito?

“Boh, non s’è capito!”.

– Ma guarda, siamo stati premiati, ap­presso a Dante; che onore”

“E ora?”.

– Ora, ricominciamo a lavorare, a Bolo­gna ci aspetta Salvo. Ma io vado a Fi­renze a casa di Nando, e domani ci rive­diamo alla stazione.

“Buono che mi ospita Salvo, mi scoc­ciava a venire con te a Firenze!”.

– Nando aveva preparato anche per te.

“Mi sarei annoiato, ma che lavoro fa?”.

– Insegna spagnolo in scuola, in un pae­sino alla periferia di Firenze, vicino a Bar­biana.

“Professore? Mizzica, come Raffaella. Sai cosa che dovremmo approfondire, in­dovina?!”

ragazzi a Monte Pò (Catania) che guardano lo spettacolo “Librino” di Luciano (foto: Maria Vittoria Trovato)

La parola a Nando, che ci racconta una giornata fiorentina a scuola:

“Oddìo, sono le nove e trentacinque, spe­riamo di farcela. Quasi perdo il treno, se penso a quello che mi aspetta. Arriva a scuola e mi dirigo verso la Prima C. E’ un giorno in cui entro alla quarta ora. Non faccio in tempo a svoltare l’angolo che vedo mezza classe fuori che mi urla: “Mi­tico, prof, lei è il meglio” Quanti ra­gazzi in ogni classe, quant’è difficile la­vorare in classi così numerose. In Secon­da I, la più difficile delle mie classi, im­pera una sorta di bullismo al femminile. Si arriva alle minacce :“Se fai la spia al prof giuro che t’aspetto fuori.”.

“Appunto, il problema è sempre la fuo­ri”

– La relazione con quel che i ragazzi vi­vono fuori, vuoi dire?

” La vita per quel che è, oltre al fatto che la scuola ha sempre meno risorse”

* * *

La parola a Raffaella e alla scuola di Li­brino:

“Qualche anno fa ero un’insegnante pre­caria, lavoravo in una scuola media di Li­brino a Catania. A settembre del 2009 era cominciata l’occupazione del Provvedi­torato, la protesta. Quello che mi colpi­va degli studenti di quel quartiere era pro­prio la loro vivacità. Ma fuori della scuo­la, nel quartiere ci sono tante forze che re­mano contro. E’ stato davvero osti­co per me in­segnare lì. Gli atteggiamenti di sfida era­no all’ordine del giorno”.

“Ora, per la salute – continua – sono im­possibilitata a lavorare. La scuola mi manca, mi mancano gli alunni e mi man­cano i colleghi. Sono passata da una fase “pubblica” ad una in cui purtroppo dovrò stare per un periodo lontana. Ma conti­nuerò a riflettere sul perché di tante cose. Spero solo in una maggiore unità tra le varie forze che operano sul campo, non solo per la scuola, ma anche per l’inter­vento nei quartieri in cui la scuola opera. E’ chiedere troppo? Forse si!”.

Un pensiero su “Diario dalla rete dei Siciliani giovani

  • Bel pezzo! Diciamo, per essere più specifici che il gruppo Lavori in corso non si è diretto da nessuna parte, nesssun dossier. Si è piegato per formare un cerchio. I cerchi non si spezzano di solito, se hanno coscienza della loro forma. Evidentemente questo non ce l’ha fino in fondo. In bocca a lupo per tutto e mi dispiace di non essere dei vostri al momento.

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