sabato, Aprile 20, 2024
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Un maldestro gioco delle parti fra governi e regione

Non si sa chi è Ponzio e chi Pilato… Intanto la base militare cresce, e con essa il malcon­tento popolare

Il ministero della Difesa italiano che cita per danni la Regione siciliana è l’ultimo paradosso nella vicenda del Muos di Niscemi, il sistema di telecomunicazioni satellitari della marina militare Usa che governerà l’apparato bellico statunitense nei prossimi decenni. Il 10 maggio, infatti, il Tar del Lazio dovrà decidere se accogliere il ricorso del dicastero guidato da Mario Mauro, ma promosso dal suo predecessore, l’ex comandante del fronte Sud della Nato, ammiraglio Giampaolo Di Paola, che vorrebbe spillare dalle tasche dei siciliani venticinquemila euro al giorno a partire dal 29 marzo scorso, data in cui l’assessorato regionale al Territorio ha revocato le autorizzazioni necessarie a realizzare l’opera, all’interno della Riserva della Sughereta di Niscemi, un sito Sic, cioè protetto dalla Comunità europea. Vicenda paradossale perché i siciliani potrebbero presto trovarsi nella situazione di dovere sborsare altri soldi qualora, com’è probabile, la Ue dovesse avviare la procedura d’infrazione per avere consentito la devastazione dell’area protetta. Insomma, c’è il rischio di dovere pagare due volte: per avere consentito lo scempio e per avere impedito che proseguisse.

È un paradosso perché non di capisce a che titolo il Governo italiano sarebbe danneggiato dal blocco dei lavori di una base militare Usa (non Nato, come invece cercano insistentemente di fare credere governo e regione) costruita dal colosso bellico dell’apparato militare industriale statunitense Lockheed Martin.

Il presidente regionale, Rosario Crocetta, bolla come “infondato” il ricorso ministeriale e ricorda che la sospensione dei lavori è stata concordata dalla giunta da lui retta con governo Monti, nel corso di un incontro al quale era presente lo stesso ministro, accordo sigillato con un comunicato congiunto dal quale abbiamo appreso che il futuro del Muos sarebbe legato a un parere “indipendente” affidato all’Istituto superiore di sanità (Iss), che il 31 maggio dovrebbe esitare una relazione “scientifica” per spiegare se le onde elettromagnetiche emesse dall’ordigno bellico statunitense possono causare danni alla salute dei niscemesi e dei residenti nei comuni del centro-sud orientale dell’isola.

La situazione rasenta il grottesco se si considera che l’Iss è tutt’altro che indipendente, essendo parte del ministero della Salute, cioè dipende dal governo nazionale che il Muos lo vuole a ogni costo perché “fondamentale” per gli assetti difensivi della nazione e dei Paesi alleati (lo stesso assessore regionale Mariella Lo Bello ha più volte sottolineato che il Muos s’ha da fà); se poi si considera pure che l’Iss ha fama consolidata per le sue posizioni minimizzanti circa l’impatto sulla salute delle persone a contatto prolungato con onde elettromagnetiche, non ci vuole molto a indovinare le conclusioni. “L’Iss ce lo siamo trovati sempre contro, anche nella vertenza sull’antenna di Radio vaticana, a Roma” ricorda il professore Massimo Zucchetti, il docente del Politecnico di Torino autore, col collega Massimo Coraddu, della relazione per il comune di Niscemi che ha consentito l’azzeramento delle autorizzazioni edilizie concesse per la costruzione della megaopera, che, ricordiamocelo, andrebbe a sommarsi all’attuale sistema di telecomunicazioni a bassa frequenza NRFT, composto da 46 antenne che da vent’anni deturpano il cuore della Riserva e sovente superano il limite di 6 volt/metro fissato per impedire danni alla salute delle persone. Zucchetti, al quale era stato fatto credere che avrebbe fatto parte di una commissione di esperti, sulla sua pagina Facebook si dichiara pronto a scrivere in anticipo le conclusioni cui approderanno i tecnici dell’Iss, in cambio di una granita siciliana. Ironizza, Zucchetti. E la sua ironia pare l’unica cosa seria in quest’Opera Buffa in cui si revocano autorizzazioni edilizie, urbanistiche e ambientali e si tenta di metterci una pezza con una relazione “scientifica indipendente” sulla salute che c’entra come i cavoli a merenda e, comunque, dovrebbe essere un ulteriore passaggio autorizzativo e non l’unico “semaforo” istituzionale sulla strada del Muos.

In questo guazzabuglio, la giunta Crocetta e le istituzioni nazionali stanno inscenando un maldestro gioco delle parti svelato dal fatto che i soli a tentare di fare rispettare il decreto regionale di revoca delle autorizzazioni sono i militanti del Coordinamento regionale dei comitati No Muos, che da otto mesi presidiano pacificamente la base Usa tentando di impedire il transito di mezzi e operai, opponendo i propri corpi. Malgrado ciò e in barba alle leggi, gli statunitensi hanno quasi completato la terza torretta d’acciaio su cui dovrà poggiare una delle tre parabole del sistema bellico. Dopo il decreto del 29 marzo, né la Regione, né il Governo centrale, né la Procura della Repubblica di Caltagirone hanno mosso un dito per bloccare i lavori abusivi, nemmeno di fronte all’inconfutabile documentazione video e fotografica fornita dagli attivisti No Muos. Anzi: le Istituzioni hanno usato le forze dell’ordine per rimuovere con la forza i blocchi del “tappeto umano” che si oppone alla costruzione dell’opera e pretende lo smantellamento delle 46 antenne esistenti, per la salvaguardia della salute, del territorio e della pace.

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