sabato, Aprile 27, 2024
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“Tutta colpa di una stampante”

Pare che a causare l’incendio dell’aeroporto di Catania sia stata una stampante.

Era lì, sul mobiluccio bianco di un ufficetto di una compagnia di autonoleggio, sola, maltrattata, con le cartucce non originali, sempre presa a botte quando ritardava una stampa. Bersaglio di insulti quando non si connetteva al wifi dell’ufficio. Sempre senza carta. Un fastidio costante a quel cavo di alimentazione riciclato da una vecchia collega. Esasperata. La sera del 16 luglio ha deciso di dire basta. Voleva attirare l’attenzione. “Così mi daranno tregua, mi capiranno, mi tratteranno bene, cambieranno quel filo elettrico”. Si è sforzata, ha fatto un rumore strano ed è riuscita a fare una scintilla. Ci stava riuscendo, l’avrebbero vista finalmente, avrebbero capito. Un’altra scintilla. Fino a che il cavo non prende fuoco: “sono qui, venite ad aiutarmi, eccomi, vedete dovete cambiare il cavo, dovete trattarmi bene”. Ma niente. Nell’ufficio non c’è nessuno. Nessuno se ne accorge.

Demoralizzata la stampante smette di fare scintille e aspetta l’attivazione dell’impianto antincendio. Ma l’impianto è in manutenzione. E quindi è spento. “Verranno con un estintore”. Ma i lavoratori i corsi antincendio li hanno fatti solo online, senza nessuna prova pratica, nessuno sa dove sono gli estintori né come si usano. La stampante è avvolta dal fumo, sa di aver esagerato ma è ancora speranzosa. “Arriveranno i vigili del fuoco, sono qui dietro, quelli sono qui per risolvere subito ogni tipo di emergenza”. Ma niente, ancora non si vedono. Le fiamme aumentano, il fumo è sempre più denso. “Arriverà il capo assoluto, l’amministratore delegato della società che gestisce l’aeroporto, saputo del fumo e delle fiamme si precipiterà, ci penserà lui a togliermi le fiamme di dosso. Quale onore!” Ma niente, per ore e ore non si fa vedere.

Finalmente la prende in mano un vigile del fuoco. Vede una macchia nerissima sul cavo di alimentazione. E inizia a gridare: “colpa sua! Tutta colpa della stampante! Milioni di euro di danni! Migliaia di passeggeri con i voli annullati! Vacanze rovinate per migliaia! Gente ferita, gente depressa, gente esasperata! La reputazione di Catania rovinata per sempre! Tutto per colpa di una stampante!”

Amministratori delegati che guadagnano centinaia di migliaia di euro per saper gestire le emergenze, ministri, sottosegretari, ufficiali della marina militare, sindaci, presidenti di regione, sindaci, presidenti delle camere di commercio, consulenti da migliaia di euro, tutti lì a puntare il dito sulla stampante. “Vergogna! Ma che razza di stampante sei stata!”. “Ma ti rendi conto di cosa hai combinato!”.

La macchinetta del caffè all’angolo, anche lei tutta annerita dal fumo, è l’unica che prova a consolarla. “Fanno sempre così. Scaricano le responsabilità su chi è più piccola e indifesa. Se non eri tu, sarebbe stata una lavoratrice precaria, di turno la notte, per 600 euro al mese, che si trovava a passare”. “Loro sono così incapaci e miserabili da non sapere neanche chiedere scusa”.

“Tu non c’entri, cara stampante – gli fa eco il condizionatore – e non c’entro neanche io. Sono loro che pensano di valere un miliardo di euro, ma non valgono nulla. Pensa che ora si sono abbassati a tal punto da dare la colpa del loro disastro, a te, a una stampante”.

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