martedì, Dicembre 10, 2024
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Sbavaglio, ebook dei Siciliani Giovani

Si chiama “Sbavaglio: Ciancio e ciancisti, la storia, i soldi e la città” ed è un ebook della redazione de I Siciliani giovani, appena pubblicato online. Racconta dettagliatamente vita, “morte” e miracoli dell’editore Mario Ciancio e del monopolio dell’informazione alle pendici dell’Etna: un sistema composto “da giornalisti, politici, cavalieri d’industria e boss mafiosi”, scrive il direttore Riccardo Orioles nel pezzo di apertura del dossier.

 

Sessantaquattro pagine di nomi, cognomi e avvenimenti sull’odissea della storica testata La Sicilia di Catania, un giornale usato come strumento per nascondere le verità. Una su tutte: la mafia a Catania. Negata, celata, ridotta solo a piccola delinquenza mentre il boss Nitto Santapaola costruiva il suo impero criminale. Nell’ebook un vero e proprio manuale di come si imbavaglia una città: “pentiti minacciati, mafiosi in redazione, vittime di cui è vietato parlare, notizie inventate a beneficio dei boss” scrivono Gianfranco Faillaci e Matteo Iannitti nella parte di ricostruzione storica di alcuni casi esemplari. Come quando in redazione arrivò Pippo Ercolano, padre del boss Aldo Ercolano, “per lagnarsi con Ciancio della pubblicazione di un articolo in cui gli si dava del mafioso. E conclusasi con una intempestiva lezione di giornalismo impartita da Ciancio, in presenza dello stesso Ercolano, al cronista autore dell’articolo”.
E poi la storia del necrologio negato al papà di Beppe Montana. Un necrologio, respinto dal direttore-editore, che recitava: «La famiglia con rabbioso rimpianto ricorda alla collettività il sacrificio di Beppe Montana Commissario di P.S. rinnovando ogni disprezzo at mafia e suoi anonimi sostenitori». E ancora Tony Zermo, firma di punta de La Sicilia, che aveva una netta opinione sulla mafia a Catania: “Cosa nostra doc non c’è. A Catania c’è la grande criminalità, grande, ma che abbia un codice d’onore, come quello di Cosa nostra palermitana no! Perché qui non esistono i Liggio, qui non esistono i Riina. Ci sono delle controfigure, dei cooptati momentanei, di grande spessore, stiamo attenti, ma non hanno un codice d’onore e una tradizione secolare…”. Un ritratto della mafia degli anni ’80 che cozzava a dir poco con il racconto che “I Siciliani” di Pippo Fava stava facendo sulla rivista mensile: l’ascesa dei quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa, l’omicidio Dalla Chiesa voluto ed eseguito dalla mafia catanese, la scalata del clan Santapaola.
Lettere pubblicate dal 41bis, conti segreti in Svizzera gestiti da società del Liechtenstein (ricostruiti in un’inchiesta di Sebastiano Gulisano), depistaggi vari, insomma. Come quello più grande, denunciato da “I Siciliani”, avvenuto in relazione alle dichiarazioni di Maurizio Avola, nel processo per l’uccisione per mano mafiosa di Pippo Fava.
L’impero del quinto cavaliere, Mario Ciancio Sanfilippo, definito “socialmente pericoloso” dai giudici, viene quindi raccontato dai quartieri catanesi grazie alla voce di Giovanni Caruso: Ci piace immaginare che i centocinquanta milioni di euro (sequestrati a Ciancio) più quelli nascosti in Svizzera, più quelli ancora da scoprire, vengano amministrati da un commissario approvato dal basso, dalla comunità civile. Che siano risarcimento agli uomini e donne, ai bambini e bambine, agli anziani che vivono nel disagio e nella povertà, dei quartieri del centro storico e delle periferie”. Nell’ultima parte dell’ebook il racconto di un testimone, Padre Resca, minacciato dopo aver criticato pubblicamente Ciancio: “Guardi che se voglio socialmente lei è un uomo morto”.
L’ebook è scaricabile gratuitamente o con una donazione al link https://payhip.com/b/EYJz

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