sabato, Aprile 20, 2024
Inchieste

Falcone colonia di mafia fra Tindari e Barcellona

Ancora più esplicito l’ex boss Carmelo Bisognano al processo “Vivaio”. “Ad oc­cuparci degli appalti eravamo io e i bar­cellonesi Sem Di Salvo e Maurizio Mar­chetta – ha raccontato – Per pi­lotare alcune gare, si avvicinavano alcuni funzionari pubblici, come i capi degli uffi­ci tecnici di Falcone, tale Fugazzotto e di Mazzarrà Sant’Andrea, geometra Ro­berto Ravidà”.

E sempre relativamente ad Anto­nio Fugazzotto, responsabile dell’ufficio tecnico di Falcone dalla se­conda metà de­gli anni ’70, Bisognano ri­corda di averlo raggiunto in ufficio, intor­no al 2000, per discutere dell’appalto dei lavori di cana­lizzazione delle acque.

“Mi sedetti di fronte la sua scrivania e gli dissi senza mezzi termini che l’appalto doveva essere vinto dall’impresa Mastroeni Car­melo, ri­conducibile alla famiglia barcello­nese ed a Sem Di Salvo che mi diede l’incarico di andare dal tecnico comunale. Ovviamente Fugazzotto acconsentì alla mia richiesta perché conosceva la mia fama di perso­naggio autorevole sul terri­torio”.

Gli inquirenti hanno potuto verificare che la gara per il rifacimento dei torrenti venne vinta nell’agosto 2002 dall’associa­zione temporanea tra le imprese barcello­nesi N.C.S. Costruzioni sas (di proprietà di Santa Ofria, moglie del mafioso Sem Di Salvo) e CO.GE.CAL. srl, con un ri­basso di appena lo 0,2% sull’importo di gara di 471.000 euro. I lavori vennero poi affidati alla Sud Edil Scavi Srl di Merì, rappresentata da Carmelo Mastroeni, a se­guito delle rinunce delle aziende vincitrici e dopo che la stessa N.C.S. era stata rile­vata dalla CODIM srl di Barcellona Pozzo di Gotto, nella titolarità di Rosa Carpone, moglie di Carmelo Mastroeni.

“Dopo una prima fase di attrito col sin­daco Cirella in cui venne esautorato con la nomina a responsabile di un tecnico esterno, dopo la tragica alluvione che col­pì Falcone nel 2008, il geometra Fugaz­zotto è tornato a fare da regista degli in­terventi che le imprese hanno messo in opera durante e dopo l’emergenza alluvio­nale”, spiega Marco Filiti. La tragedia fu trasformata da alcune aziende contigue alla criminalità organizzata in occasione per moltiplicare gli affari. Qualche lavoro finì nelle mani dell’immancabile Salvato­re Campanino (anch’egli arrestato nell’ambito dell’operazione “Gotha3”) o dell’imprenditore barcellonese Carmelo Trifirò, finito anch’egli in carcere per as­sociazione mafiosa, ma ciò, secondo il Comitato Rinascita Falconese, “non avrebbe impedito all’attuale amministra­zione di liquidargli le somme richieste per gli interventi emergenziali”.

Nell’ambito dell’inchiesta “Torrente” gli investigatori hanno avuto modo di ac­certare che in data 18 dicembre 2008, an­che la ditta indivi­duale facente capo a Nunzio Siragusano è stata assegnataria dell’esecuzione di lavo­ri di somma urgen­za. Nelle carte dei ma­gistrati, l’imprendi­tore viene definito “soggetto dai numerosi precedenti giudi­ziari sofferti” e dall’“ac­clarata contiguità alla consorteria storica­mente retta da Bi­sognano Carmelo”.

L’ultima sorpresa nel piccolo comune tirrenico sa di squadrette, compassi, cap­pucci e grandi architetti dell’universo. L’odierno vicesindaco di Falcone, Pietro Bottiglieri, è risultato appartenere infatti alla loggia massonica “Ausonia” di Bar­cellona Pozzo di Gotto, sotto inchiesta dal 2009 per presunta violazione della legge “Spado­lini-Anselmi” che vieta la co­stituzione di associazioni segrete.

“Gli obietti­vi che si prefiggono non appaiono ricon­ducibili alla conduzione di studi filo­sofici ed approfondimenti culturali bensì all’acquisizione ed al consolidamento di posizioni di vertice, nei contesti professio­nali e lavorativi in cui operano, ed incari­chi presso strutture sanitarie che fornisco­no un bacino elettorale a cui attingere di volta in volta nelle competizioni ammini­strative e politiche, dietro cui stagliereb­be, quale promotore e artefice ideatore, la figura del senatore Domenico Nania”, scrivono i magistrati della DDA di Messi­na nella richiesta di autorizzazione alla perquisizione della superloggia.

Pietro Bottiglieri, dopo aver prestato servizio trentennale quale ragioniere del Comune di Falcone, ha espletato il ruolo di esperto contabile nei Comuni di Terme Vigliatore e Furnari (entrambi poi sciolti per infiltrazioni mafiose). Infine l’ingres­so nella politica attiva, prima da candidato a sindaco di Falcone nel 2006 e, dopo la sconfitta, da assessore della prima giunta diretta da Cirella. Con le amministrative 2011, Bottiglieri è divenuto il braccio de­stro del sindaco rieletto. Ciò nonostante sia divenuta pubblica la deposizione di Santo Gullo su un intervento del barcello­nese Carmelo Messina, presunto affiliato al gruppo di Carmelo D’Amico, per com­porre un rapporto estorsivo che le cosche locali intendevano imporre alla tabacche­ria di proprietà dell’odierno amministrato­re. “Nel 1995 io ed il Calcò Labruzzo ab­biamo avvicinato Pietro Bottiglieri”, ha esordito Gullo. “Egli temporeggiò e con­tattò tale Mida Nunzio, soggetto che si oc­cupava di estorsioni ed amico dei fratelli Ofria… Sem Di Salvo contattò Carmelo Messina e gli disse di comunicare al Bot­tiglieri di pagare a me ed a Calcò Labruz­zo, dal momento che era sempre la stessa cosa. Ricordo che Di Salvo disse o a Bar­cellona o a Falcone non cambia niente, tanto i soldi vanno a finire sempre alla stessa famiglia”.

“Proprio quest’ultima circostanza evi­denzia in maniera inconfutabile che all’interno della coalizione a sostegno del Cirella c’è chi è pienamente consapevole del ruolo di primo piano del Calcò nell’ambito della malavita organizzata” sottolinea Rinascita Falconese.

“Abbiamo chiesto all’on. Rita Borsellino di sollecita­re il Prefetto di Messina ad attenzionare con urgenza la vita amministrativa della cittadina”, spiega il presidente. “L’euro­parlamentare ci ha assicurato che il caso-Falcone verrà inserito nel quadro delle iniziative di Sicilia bene comune. L’unico modo per sottrarre il Comune alla cappa asfissiante sotto cui attualmente giace è quella di procedere, nel minor tempo pos­sibile, all’invio di una Commissione pre­fettizia che accerti le condizioni per lo scioglimento del consiglio comunale e la decadenza dell’attuale sindaco per eviden­ti e costanti infiltrazioni di stampo mafio­so nella gestione dell’amministrazione pubblica”.

Con la speranza che a Falcone non si ripeta quanto accaduto nella vicina Barcellona Pozzo di Gotto, due volte gra­ziata dal Governo in meno di cinque anni, nonostante i gravissimi rilievi delle com­missioni prefettizie d’inchiesta.

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