sabato, Aprile 20, 2024
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“Vorrei tornare a casa da sola senza avere paura”

  • Le esperienze di Eleonora, Diana, Sara, Beatrice e Giulia.

“Appena il sole tramonta iniziano i problemi: se voglio tornare a casa da sola, devo farmi accompagnare dal mio fidanzato” racconta Eleonora, barista di Catania.

 “Una volta ho deciso di tornare a casa da sola, ma mi sono resa conto di aver accelerato il passo, di avere un gran fiatone e di aver sudato freddo per l’ansia. Avevo messo le chiavi di casa in tasca per evitare di perdere tempo sotto il portone” – spiega Eleonora infastidita- “Salito il primo gradino mi sono sentita al sicuro, finalmente ero a casa.”

“Abito in centro quindi evito la macchina se posso. Convivo ormai da tempo con l’ansia di camminare sola per strada. Sento la necessità infatti di girarmi continuamente per paura che qualcuno mi segua, solo così sono tranquilla” – dice Diana, commessa presso un negozio di scarpe – “Tengo sempre il telefono in mano per ogni evenienza e scelgo sempre la strada più affollata e illuminata, anche se impiego più tempo, lo preferisco.”

 Eleonora e Diana non sono le sole ad aver paura di notte. Ogni donna ha provato almeno una volta timore perché non accompagnata da qualcuno, ma purtroppo questi episodi si verificano anche alla luce del sole.

“Assonnata ero uscita di fretta e furia per andare a lezione, erano quasi le dieci. Stavo per entrare al Monastero dei Benedettini quando varcando la soglia del portone di ferro, vedo un uomo di mezza età che abbassa la cerniera dei suoi pantaloni e guardandomi si masturbava” – afferma Sara, studentessa di Lingue- “Io disgustata accelero il passo e chiamo subito per conforto un mio caro amico per informarlo. D’altronde si sa che in queste circostanze non si può che fare affidamento sui maschi. Il giorno dopo ho fatto la stessa strada di sempre con la paura di incontrarlo, ma con la consapevolezza di potercela fare.”

“Era estate, indossavo un paio di pantaloncini e una canotta, faceva molto caldo. Per evitare di tornare a casa a piedi decido di prendere l’autobus”- racconta Beatrice, animatrice turistica presso un noto lido della Playa- “Una volta entrata mi appoggio alla sbarra di metallo per evitare di cadere, alchè un uomo anziano cerca di avvicinarsi strofinando il suo pube contro la mia mano. Io mi allontano immediatamente e scendo alla fermata più vicina.”

“Dopo il corteo per l’ambiente ho perso il bus, ne ho preso un altro anche se non mi lasciava sotto casa, dovevo camminare per qualche minuto. Abito in un quartiere apparentemente tranquillo, non mi era mai capitato nulla di simile. Indossavo una giacca di jeans, nulla di provante” – dice Giulia, all’ultimo anno di liceo- “Erano le due del pomeriggio stavo ascoltando “I want to break free”, mi sentivo di buon umore. Ad un tratto passa un uomo in motorino e urla qualcosa che non capisco. Ho fatto finta di niente continuando a camminare. Mi accorgo che l’uomo aveva accostato e che mi stava guardando dagli specchietti. I bar erano tutti chiusi, non sapevo dove andare. Chiamo mio padre e solo quando entro in macchina, l’uomo se ne va. La cosa che mi ha ferita di più è stata la diffidenza di mia madre, non mi ha creduta nemmeno per un istante; pensava che fosse un pretesto per farmi comprare la macchina.”

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