Di Matteo. E il bisogno di Verità

Antonino Di Matteo lo ricordiamo per il processo sulla trattativa Stato-mafia. Ma anche per Matteo Messina Denaro che, secondo il pentito Vito Galatolo, avrebbe architettato un piano per farlo fuori. Così come Riina, intercettato in carcere, sperava di fargli fare “la fine del tonno come il giudice Falcone”.

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Morto un papa se ne fa un altro

C’è chi sostiene che il papa deve essere palermitano, e che perciò u zzu Matteo non potrà mai ricoprire il ruolo di capo dei capi. C’è chi invece sostiene che, essendo stato protagonista di una serie di stragi, omicidi ed altro verificatisi nella sfera palermitana o in quella nazionale, con la collaborazione della banda dei corleonesi, Matteo può, a pieno titolo ricoprire il ruolo di superpadrino, a Palermo è di casa.

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Quale antimafia?

“Contro l’antimafia”, non può che piacere ai mafiosi, ai quali alcune forme d’antimafia hanno dato fastidio, hanno arrecato danni d’immagine, hanno fatto cambiare modi di pensare che sembravano immutabili, hanno rovinato alleanze politiche e gestione dell’economia, mai messe in discussione in passato. Certamente piacerà a tutta l’altra massa di siciliani spettatori, che, in fondo all’anima sperano che tutto si sistemi e che torni come prima, quando la mafia era onnipotente.

 

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Liberiamoci!

Dipingere la libertà nelle periferie di Trapani

“Quale dei due pupi vorreste essere?” chiedo a due bambini. “Io non vorrei essere uno dei due pupi” risponde Daniele “io vorrei essere come Matteo Messina Denaro perché è furtuni. Lui quando passano gli sbirri gli fa ciao con la mano”. Invece Aria, di sette anni, dopo averci pensato un po’, risponde “Io sono il cavaliere verde, quello a terra, perché anche se sembra sconfitto in realtà taglia il filo a quello cattivo. E poi il verde è il mio colore preferito”.

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