sabato, Aprile 27, 2024
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Il “cerchio magico” del boss

Internet è più sicuro del telefono, pensano gli amici di Messina Denaro. Ma finiscono intercettati lo stesso. Uno sguardo dall’inter­no

Si circonda sempre di tipi particolari Matteo Messina Denaro, boss di Castel­vetrano, latitante numero uno in Italia. Il suo Eden, come hanno definito gli in­quirenti il cerchio di fiancheggiatori del boss, è molto sempre molto variopinto.

Altro che pizzini: facebook e Skype

Ci sono quelli calmi, che nel sottobosco si muovono e intavolano pacatamente trattative. Ci sono quelli più esaltati. C’è chi si ingegna per trovare soldi per la lati­tanza del boss. Lo fanno organizzando il tutto tramite Facebook e Skype.

Altro che pizzini, e incontri riservati. I picciotti di Messina Denaro sono un po’ come lui, al passo coi tempi. E nell’inchie­sta Eden 2 finiscono anche conversazioni intercettate su internet. Più sicuro, credo­no, delle telefonate.

Occhio però alla connessione: “Ciao compà…ho avuto problemi con la chiavet­ta…non c’era linea dopo il temporale…lo lascio acceso…scrivimi qui, anche se non ci sono poi ti risponde”. Hanno username particolari: “sedatel22”, o “ucocacola1”.

Parlano in chat con la lingua di internet, fatta di abbreviazioni ed errori grammati­cali: “Debbo sentire il dott. X qualche gg penso di si..cmq spero di fare tutto…Sno andato a vedere l’ospedale”.

Lessico incomprensibile per un tipo come Beppe Rocky Fontana, il poeta che dedicava strofe strappalacrime al boss, ar­restato nell’ambito dell’operazione.

Un’affinità “culturale”

E’ un ribelle, Beppe Fontana, una perso­nalità fuori dai soliti schemi di Cosa no­stra. Il soprannome, Rocky, arriva dai suoi trascorsi nella boxe dilettantistica. Le sue frequentazioni con Matteo Messina Dena­ro sono lontane, dalla fine degli anni 80, quando Beppe Fontana ha cominciato ad adoperarsi nella ristorazione.

Tra Fontana e il boss di Castelvetrano ci fu da subito una affinità, come dire, cultu­rale. Pare che i due condividessero la pas­sione per la let­teratura, e avessero, a Seli­nunte, una ca­setta con una discreta libre­ria.

L’ispiratore

In molti lo indicano anche come ispira­tore per Messina Denaro, i due hanno condiviso in gioventù viaggi, cene, donne e magari qualche segreto. Un colto “globe trotter” capace di girare il mondo e usare fluentemente l’inglese, francese, spagnolo e anche il tedesco. Anima ribelle, si è sempre definito “pri­gioniero di stato” du­rante la sua lunga de­tenzione durata diciassette anni (dal 1994 al 2011).

In carcere Fontana ha sviluppato i suoi interessi culturali e ha pubblicato diversi volumi di racconti, poesie, aforismi, e pa­gine di diario. In “Delirium”, uscito nel 1997, c’è anche una poesia dedicata al suo amico di vecchia data, intitolata proprio “Matteo”.

Fontana, si è scoperto nell’ultima in­chiesta, dopo essere uscito dal carcere si sarebbe messo di nuovo a servizio della famiglia.

Tant’è che era il custode di oro e gioielli della madre di Matteo. Grande fi­ducia. Poi glieli rubano, un ladruncolo che non sapeva a chi appartenessero. Allora chia­ma a raccolta tutti. C’è da rintracciare il responsabile e fargliela pagare. I picciotti lo trovano e lo lasciano in fin di vita.

La spedizione punitiva

C’era anche Calogero Giambalvo alla spedizione punitiva. “Lillo”, amico di fa­miglia su cui si può sempre contare, è consigliere comunale a Castelvetrano. Bazzica nella politica da anni, ma solo lo scorso luglio, per un rimpasto di giunta, riesce a entrare in consiglio.

L’ultima “apparizione” politica è stata pochi giorni prima delle elezioni ammini­strative a Campobello di Mazara, a metà novembre. Da quelle parti è molto cono­sciuto. “Lillo”, così lo chiamano tutti, aderisce subito ad Articolo 4 di Paolo Ruggirello.

E proprio con il deputato re­gionale all’Ars sarebbe stato intercettato nei giorni precedenti le elezioni di Cam­pobello. Le microspie dei Ros avrebbero registrato una conversazione tra i due.

Il consigliere comunale

Con il consigliere comunale che gli avreb­be chiesto di seguirlo in auto per parlare con una persona. Ruggirello, guar­dingo, chiede chi fosse. E Giambalvo avrebbe ri­sposto: “E’ uno condannato a vent’anni, cchiù mafiusu i mia”. Potrebbe essere una battuta, ma arriva proprio po­chi giorni prima del blitz dei Ros.

Avrebbe fatto di tutto per il boss e per la sua famiglia, amici da anni. Lo racconta lui stesso al collega Francesco Martino, consigliere comunale dell’Udc, che ascol­ta con partecipazione la storia di quando Giambalvo incontrò per l’ultima volta don Ciccio Messina Denaro e poi anni dopo il figlio Matteo. “Ti pare dove era all’Africa? Qua dentro il paese era! Re­stando tra di noi, io lo vedevo tutte le set­timane. Io ogni volta che lo vedevo mi mettevo a piangere perchè… mi smuvia..”

“Mezz’ora di pianto”

Giambalvo a Martino confida di aver incontrato tra il 2009 e il 2010 anche Mat­teo Messina Denaro. “Abbiamo fatto mezz’ora di pianto tutt’due. Lillo come sei cresciuto? Lillo, e io mezz’ora di pian­to”.

“E’ finita la festa…”

Eden 2 è il seguito dell’operazione scat­tata a Castelvetrano nel dicembre 2013, e che porto in carcere 30 persone fedelissi­me a Messina Denaro. Tra cui la sorella del boss, Patrizia.

Giambalvo entra nel pa­nico al solo pensiero che potessero arre­stare Girolamo Bellomo, nipote e amba­sciatore a Palermo del super latitante. Giambalvo si sfoga con suo cognato, Da­niele Notarnicola: “Minchia a Patrizia si sono portati? Minchia che cose tinte. Ma come si fa? Minchia non se ne può vero picciotti miei. Ti faccio vedere che hanno arrestato a Nino Amaro, il fratello di Au­relio. Bada tutto a lui lì. Minchia “nzama Dio” mi dispiace troppo assai. Già sto male per Patrizia. Minchia ma come dob­biamo fare? E’ finita la festa…speriamo u signuruzzu che non ci nuocciono… min­chia non si coglionia più picciotti non c’è niente da fare. Minchia… se si sono porta­ti a Luca (Bellomo, ndr) tutti consumati siamo, la terza guerra mondiale succede. Minchia, come dobbiamo fare?”.

E come dobbiamo fare con quel Loren­zo Cimarosa, membro della famiglia Mes­sina Denaro, che ha deciso di collaborare con i magistrati? Non si dà pace Lillo Giambalvo: “Minchia se ti racconto l’ulti­ma. Cimarosa collaboratore di giustizia! Troppo tinta la parte è! Io non capisco più niente….a tutti consuma chissu… la prima volta se l’è fatta bello sereno la galera e ora si scantà”. Giambalvo però l’avrebbe la soluzione: “Si fussi iè Matteo ci am­mazzassi un figghiu…e vediamo se conti­nua a parlare… perchè come si fa? Tutti possono parlare tranne lui!!”. Non sa che l’operazione Eden 2 scatta anche grazie alle confidenze fatte da Cimarosa. Parente di Matteo Messina Denaro, il primo della famiglia a svelare i segreti di Cosa nostra.

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