sabato, Aprile 27, 2024
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A due passi dalla caserma dei carabinieri

In via Testaì, zona Lumacari, dietro piazza Dante e il Monastero dei Benedettini a Catania, ci stanno le case di Lorenzo Saitta, detto “lo scheletro”, parente del boss mafioso Maurizio Zuccaro, Clan Santapaola, riferimento indiscusso del quartiere. Due palazzine, una di fronte all’altra, una confiscata e una no. Quella di sinistra, alta tre piani, è stata confiscata nel 2012, destinata al comune nel 2018 ma rimasta nel limbo della burocrazia per anni: nella disponibilità, di fatto, della famiglia alla quale era stata confiscata. La palazzina sulla destra, invece, c’è l’abitazione regolare della famiglia Saitta. Non risulta alcun sequestro, né confisca.

Quando ci siamo avventurati a mappare i beni confiscati a Catania in via Testaì, tra le altre cose, abbiamo trovato un grande cancello. Bloccava la via poco prima delle due palazzine. Fermando l’accesso sia alla casa della famiglia Saitta sia all’immobile confiscato, patrimonio dello Stato e destinato alle attività sociali del Comune di Catania. Ci fu grande polemica, arrivarono giornalisti e troupe nazionali, per conoscere questa storia e in fretta e furia il cancello venne rimosso.

Nel frattempo il Comune si accorse, proprio grazie alla mappatura dei Siciliani e dell’Arci, che in zona esistevano decine di case confiscate: occupate o abbandonate. Il 27 settembre 2021 le Istituzioni, in alta uniforme, si presentarono in quartiere, in piazza Machiavelli. Prefetto, Questore, Comandante Provinciale dei Carabinieri, Presidente del Tribunale per i Minorenni, Presidente del Consiglio Comunale, Presidente della Prima Municipalità, gli assessori comunali ai beni confiscati, ai servizi sociali e alla scuola, la dirigente scolastica del Liceo Classico, gli alunni del Liceo. Volevano dimostrare la forte presenza di Stato e Istituzioni.

Sono passati quasi due anni e mezzo. Ci siamo dati appuntamento in piazza Machiavelli con una troupe televisiva. Gli appartamenti di piazza Machiavelli sono quasi tutti vuoti e abbandonati: dovevano essere destinati alle famiglie in difficoltà. L’appartamento di via Bastione San Giovanni è ancora occupato dal condannato che ha subito la confisca. In via Testaì è stato rimontato il cancello.

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