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Venticinque passi

Il quartiere di San Cristoforo a Catania è diviso in decine di rioni. Ognuno la sua storia, la sua identità, il suo capomafia. A San Cosimo comanda da sempre Maurizio Zuccaro, cognato di Enzo Santapaola. Un groviglio di viuzze e cortili attorno alla chiesa dedicata al Santo e a una bella piazza a scacchi bianchi e neri. Ai palazzi decrepiti e agli umilissimi bassi si alternano terrazze di lusso e appartamenti da favola. La manovalanza della mafia rinchiusa agli arresti domiciliari, il ricco professore a cui piace l’idea chic di abitare in quartiere, il boss con le case di lusso e con le telecamere alla porta per accorgersi di quando arriva la polizia.

In quella piazza dedicata a Niccolò Machiavelli ogni giorno uno sciame di ragazzini rincorre un pallone. Quasi nessuno di loro frequenta regolarmente la scuola. San Cosimo è il fortino del clan Santapaola. Ogni tanto una retata fa decine di arresti. Traffico di droga, estorsioni, usura, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e ovviamente associazione a delinquere. Carne da macello, anche giovanissima, portata via perché a San Cosimo è troppo facile finire nelle mani della criminalità. Lo Stato ha dimenticato di portare il lavoro, la scuola e i servizi sociali. E così il potere a San Cosimo è la mafia, senza democrazia, senza uguaglianza, senza libertà.

All’angolo tra piazza Machiavelli e via Bellia è nata Graziella Giuffrida, partigiana. A diciott’anni si è trasferita a Genova con suo fratello per fare la maestra. Quando iniziò l’occupazione dei tedeschi si arruolò nelle Squadre di Azione Partigiana. Fu arrestata su un tram a Genova. Era stata importunata da un gruppo di soldati tedeschi, si ribellò, scoprirono che portava una pistola. Fu ammazzata dai nazifascisti il 24 marzo, il suo corpo fu ritrovato in una fossa, insieme a quello di altri quattro partigiani. Erano passati appena tre giorni dalla liberazione. Era il 28 aprile 1945.

Una targa di marmo, sui muri della casa natale, ricorda il sacrificio di Graziella Giuffrida. Sul lato opposto della piazza, una fila di case confiscate alla mafia. Abbandonate dopo anni dalla confisca. Il Comune non si decide ad assegnarle alle associazioni. Ancora troppo forte il potere del clan Santapaola. Tra l’eroico coraggio e la violenza mafiosa, a San Cosimo, ci sono appena venticinque passi.

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