domenica, Dicembre 1, 2024
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Un’estate libera

«Andiamo – sottolinea Scorzato – per capire ciò che la gente del posto pensa in merito al cam­biamento in corso con la presenza della cooperativa di Libera Ter­ra. Ripartiamo portandoci a casa di tutto, l’idea che l’Ita­lia è una e indivisibile.

L’accoglienza smisurata della gente, un territorio bellissimo stuprato, però, da una mentalità perversa. Ci portiamo den­tro tantissima voglia di fare, di aiutare a riscattare quel territorio».

Da Trieste spostiamoci in Umbria. A Perugia Walter Cardinali è un organizza­tore instancabile. Di mestiere fa l’alber­gatore, anche se a tutti gli effetti lavora per coordinare le attività del comitato re­gionale di Libera. Con i ragazzi umbri è andato a lavorare nella cooperativa Valle del Marro di Polistena, nella Beppe Montana di Belpasso e nella nuova espe­rienza sorta nell’agrigentino. «I ragazzi che fanno i campi, se posso usare questo termine, si “fidelizzano”. Quella che vi­vono è un’esperienza che li prende molto, facendogli toccare con mano la realtà».

«I più bravi – aggiunge – diventano degli attivisti. Come gli stu­denti del Li­ceo classico che vanno a par­lare nelle scuole con i coetanei, or­ganizzano incon­tri, iniziative. Quest’anno abbiamo dovu­to chiudere le iscrizio­ni perchè non c’era­no più posti, tutti i campi sono pieni».

Torniamo in Calabria. Mimmo Nasone è attivissimo tra i giovani di Reggio, la città dello Stretto culla della ‘ndrangheta. E’ un calabrese tosto a tutti gli effetti. Al­cune settimane fa ha ricevuto delle inti­midazioni. Un po’ di preoccupazione cer­to, ma non per questo si tira indietro. Anzi. Con i gruppi di Libera della Piana di Gioia Tauro e della provincia reggina, aiuta l’organizzazione dei campi alla Valle del Marro, oppure a Pentedattilo.

Un paesino che è uno spettacolo, pur­troppo abbandonato nel corso degli anni e oggi quasi del tutto disabitato. Qui sot­to la montagna che sembra una mano aperta, da alcuni anni la cooperativa Ter­re del Sole porta avanti un progetto di ri­qualificazione. Anche in questo caso una sfida nella sfida: recuperare Pentedattilo, offrendo occasioni di riscatto ai migranti, ai tanti disoccupati della zona, per creare sviluppo pulito, etico e lega­le.

«Sono tanti ragazzi coinvolti – raccon­ta Nasone – in questo momento a Pente­dattilo c’è un gruppo di Bolzano. Propo­niamo un percorso di lavoro ma anche di formazione, con l’incontro con testimoni della lotta contra la ‘ndrangheta. Se c’è un nota dolente è che, nonostante la gros­sa partecipazione, non riusciamo a coin­volgere molto i nostri ragazzi». «Quest’anno, fortunatamente, c’è un ri­torno perchè a Reggio Calabria si è costi­tuito un gruppo attivo di ragazzi che ha deciso di partecipare ai campi calabresi, ma anche al raduno nazionale di Libera a Borgo Sabotino, in provincia di Latina. E’ una grande opportunità affinchè i no­stri giovani possano incontrarsi tra loro e con loro coetanei, confrontarsi e conta­giarsi». Un contagio etico e mo­rale.

Passiamo lo Stretto. La Sicilia è stata la prima regione dove si è sperimentata l’esperienza delle cooperative. Qui, a Corleone, è nata la Placido Rizzotto de­dicata al sindacalista ucciso dagli uomini di Liggio nel 1948, il cui corpo è stato ri­trovato soltanto pochi mesi fa. A raccon­tarci dei campi è Umberto Di Maggio, coordinatore siciliano di Libera. Umber­to, sociologo di formazione, è uno dei pochi siciliani “di ritorno”. Ha scelto di tornare in Sicilia per impegnarsi diretta­mente per la sua terra, a sporcarsi le mani con l’impegno quotidiano.

«I campi che organizziamo quest’anno sono nel corleonese, dove ci sono le coo­perative storiche di Libera: la Placido Rizzotto, la Pio La Torre, la Lavoro e non Solo. Inoltre ci sono le nuove realtà da poco nate: la Beppe Montana e quelle che sorgeranno a Castelvetrano e a Naro».

Che numeri sono previsti?

«Con­siderando che ad ogni campo par­tecipano circa venti ragazzi, e ogni setti­mana se ne organizza uno nuovo e che abbiamo iniziato a giugno e finiremo a settembre…parliamo di qualche migliaio di giovani». Una partecipazione impor­tante che: «Per noi rappresenta uno sprone a fare sempre meglio e di più. E’ – sottolinea Di Maggio – un incoraggia­mento forte che proviene da territori che non sono coinvolti direttamente dal pro­blema mafioso. O meglio lo sono, ma non ne hanno piena consapevolezza». I giovani siciliani? «Partecipano, certo, ma in numero ridotto rispetto ai tanti che vengono da altre parti d’Italia. Rispetto agli anni passati la situazione sta miglio­rando ma il percorso è ancora lungo».

Lasciamo la Sicilia e facciamo l’ultima tappa nel Lazio, a Borgo Sabotino in pro­vincia di Latina. Qui sorge il villaggio della legalità dedicato all’avvocato cata­nese Serafino Famà. Appena inaugurato, lo scorso autunno, è stato subito devasta­to. Poco dopo, come pronta risposta all’intimidazione subita, si è messa in moto la voglia di riscatto dell’intera zona.

A raccontarcelo è Antonio Turri, poli­ziotto in pensione e animatore di Libera nel Lazio. «C’è stato da subito l’impegno at­tivo di gruppi giovanili provenienti da ogni parte d’Italia. La notte dell’attentato – ricorda – nella struttura danneggiata ha pernottato un gruppo di lupetti di Roma. Dall’inizio di questa esperienza abbiamo contato più di 4.000 scout che, da ogni dove, hanno aiutato a far ripartire Borgo Sabotino. E con loro giovani di numero­sissime associazioni». A fine luglio, pro­prio nel Villaggio della legalità si riuni­ranno 350 ragazzi per partecipare al ra­duno nazionale dei giovani di Libera. Per confrontarsi, conoscere, conoscersi e contagiarsi.

Ancora convinti che si tratti di una ge­nerazione assente?

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