giovedì, Aprile 18, 2024
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Stragi di Stato e partigiani della Costituzione

Facendo un’analisi storica secondo lei uno degli obiettivi delle stragi del ‘92/’93 era quello di stabilizzare il paese sul modello tracciato dal progetto espresso nel Piano di rinascita democratica della P2?

Io non mi sento di trarre conclusioni su materie di specifica competenza di altri uffici giudiziari, in particolare della procura di Caltanissetta. Quello che certamente si può dire e che in tutti questi anni è emerso dalle indagini di vari uffici giudiziari è che quel disegno stragistico complessivo fu un disegno stragista ispirato da un progetto politico-criminale, ma pur sempre politico.

Io credo che di “partigiani della Costituzione” ce ne siano ancora molti nelle istituzioni e nella società

E oggi quali sono gli impedimenti che continuano ad ostacolare le indagini sul biennio stragista ‘92/’93 a tal punto che nel nostro Paese vi è effettivamente una democrazia incompiuta?

Non si tratta di questa o di quella legge. Si tratta di verità difficili che stentano a venire a galla perché manca un impegno collettivo. Occorre che ci sia un impegno collettivo di un Paese che vuole tutta la verità, a partire dalle istituzioni. Occorrono prese di impegno che si traducano ad esempio in provvedimenti legislativi che diano tutti gli strumenti investigativi che servono alla magistratura e alle forze dell’ordine, che diano strumenti operativi che dimostrino effettivamente che c’è uno Stato che vuole fare pulizia della mafia in ogni angolo, fuori dalle istituzioni, ma anche dentro. 

Nella sua accesa difesa della Costituzione lei ha parlato della necessità di un “costituzionalismo progressivo”. Come si traduce nell’impegno quotidiano?

Bisogna far crescere la passione civile che è molto diffusa in alcune parti del nostro Paese, soprattutto in tanti giovani. Questa passione civile bisogna però orientarla verso quei valori cardine della nostra Comunità nazionale, dello Stato democratico. I valori cardine sono quelli della Costituzione, ma bisogna che dall’interno delle istituzioni venga dato il buon esempio senza mortificare e disprezzare la Costituzione, ma anzi, impegnandosi quotidianamente sia da una parte che dall’altra, per realizzarla. Ci sono tante parti della Costituzione – quelle più progressive – che non sono state attuate fino in fondo nell’esplicazione dei diritti di tutti i cittadini. 

L’Italia ha bisogno di eguaglianza, di un’eguaglianza giuridica, giudiziaria e sociale, così come ha ribadito lei “per un’Italia di eguali contro l’Italia della diseguaglianza di questi ultimi anni”. Fino a che punto porteremo i segni della diseguaglianza di questi ultimi anni?

Rischiamo di portarla ancora a lungo perché si è formata e diffusa una cultura a stare diseguali a cui ci si è un po’ assuefatti. Occorre una nuova stagione di costituzionalismo riformista, di riformismo costituzionale, dove non si pensi di riformare la Costituzione, ma bensì le leggi improntate sui principi della Costituzione. Solo così potremo rendere il nostro sistema legislativo più uguale. 

Lei è stato attaccato duramente per essersi definito un “partigiano della Costituzione”, ma di fronte a questo scenario ogni cittadino onesto ha il dovere di definirsi “partigiano della Costituzione” per salvaguardare il futuro delle nuove generazioni. 

Io credo che di “partigiani della Costituzione” ce ne siano ancora molti nelle istituzioni e nella società, bisogna creare i presupposti e le condizioni affinché si crei una positiva alleanza tra gli uomini delle istituzioni e gli uomini e le donne che nella società sono impegnati per difendere la Costituzione “da partigiani”.

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