venerdì, Aprile 19, 2024
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Stragi di Stato e partigiani della Costituzione

Parla uno dei successori di Borsellino e Falcone. Denuncia “una classe dirigente che con la mafia ha sempre fatto affari”. Mafie dentro al sistema, potere mafioso componente non secondaria del Potere

Recentemente lei ha parlato di come si sia verificata una saldatura tra il sistema criminale mafioso e il sistema della corruzione politico-amministrativa. Quali sono i punti più evidenti di questa saldatura?

E’ un dato che viene fuori soprattutto dalla diffusione delle mafie soprattutto nel nord Italia. La questione riguarda la circostanza che il sistema economico non ha avuto una crisi di rigetto nei confronti dell’economia criminale che si va insediando e diffondendo. Io credo che questo sia attribuibile al fatto che in realtà l’economia del nord è solo apparentemente sana.
Non è un’economia sana perché è già stata infettata da una contiguità con un altro sistema criminale, con un sistema di poteri illeciti che è rappresentato dal sistema della corruzione politico-amministrativa. Il processo di integrazione tra economia mafiosa ed economia locale del nord Italia si sta realizzando perché si sta ponendo in essere il processo di integrazione tra sistema di potere mafioso e sistema della corruzione politico amministrativa. Che finiscono per essere due facce della stessa medaglia. 

La storia della mafia è una storia di una classe dirigente siciliana e nazionale che con questo ceto criminale e violento ha sempre fatto affari e ha trovato le proprie convenienze

Più di vent’anni fa lo stesso Giovanni Falcone dopo il fallito attentato all’Addaura parlò di una “saldatura di interessi” riferendosi ad una connessione tra mafia e altri poteri. A distanza di tanto tempo questa saldatura di interessi la ritroviamo anche sotto questo profilo?

Direi di sì. Falcone ebbe questa intuizione – che fu anche profetica – quando cominciò a parlare di una mafia entrata in Borsa. Si riferiva a quel fenomeno che trent’anni fa era in una fase di avvio. Si riferiva alla presenza di capitali mafiosi dentro il sistema economico del nord Italia. Oggi il processo è andato molto avanti, agevolato e assecondato da questo processo di spiccata finanziarizzazione dell’economia mafiosa che è la caratteristica più evidente degli ultimi anni. 

La prima Repubblica nasce dopo la strage di Portella della Ginestra nella quale viene bloccato il movimento sindacale dei contadini per fermare un processo storico, in quell’eccidio la mafia è complice di altri poteri. Lo stragismo del ‘92/’93 è contrassegnato nello stesso modo. Quale denominatore comune lega quei poteri che si rendono complici di queste stragi e che usano Cosa Nostra come un braccio armato?

La storia della mafia non è una storia di un’organizzazione criminale particolarmente spregiudicata e violenta, è invece una storia di una classe dirigente siciliana e nazionale che con questo ceto criminale e violento chiamato mafia ha sempre fatto affari e ha trovato le proprie convenienze, a volte addirittura strumentalizzando e usando la violenza del sistema mafioso per i propri interessi, per il proprio tornaconto, o addirittura per regolamenti di conti interni alla classe dirigente. Questa è una storia che viene da lontano. Se non si interviene là dove sussistono questi legami tra classe dirigente e mafia, rinnovando profondamente l’etica di questa classe dirigente, non ne verremo mai a capo. 

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