venerdì, Aprile 19, 2024
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Freddo, gelo, disumanità assassinavano Sher Khan

In questi giorni son sei anni che ci lasciato Mohammad Muzaffar Alì

Per tutte le compagne e i compagni di Roma e non solo, Sher Khan. Un nome che purtroppo non dirà più nulla a tanti, troppi, della “sinistra italica”. Ma che invece dovrebbe dirci tutto e di più.

Sher Khan è stato il simbolo di una stagione intensa di lotte, di passione, di militanza vera, di umanità assetata di altra umanità e di giustizia, in cui si è riuscito a costruire, respirare, lottare insieme, realmente. E’ stato il primo migrante impegnato nella militanza con e per altri migranti, impegnato con e per gli ultimi e “lui stesso fatto divenire ultimo” (come scrisse su Il Manifesto Annamaria Rivera). Erano gli anni in cui nasceva Senzaconfine, gli anni in cui incrociò Dino Frisullo, don Luigi Di Liegro, Eugenio Melandri ed altri che la parola compagno veramente la seppero vivere e far vivere.

Sher Khan è morto nel freddo dicembre di ormai sei anni fa. Era appena uscito, dopo quaranta giorni di detenzione, dal CIE di Ponte Galeria, al termine di una vita dura, durissima, costellata di fatiche e stenti. E di lotte e passioni. Sei anni dopo è un imperativo non dimenticare Sher Khan, Mohammad Muzaffar Alì, morto di freddo e disumanità sei anni fa per lottare, e cercare di costruire un mondo migliore strappando ad ogni barbarie ogni giorno un pezzetto di umanità, con e per i tanti Sher Khan di ogni giorno.

Sher Khan è stato trovato morto a pochi passi da piazza Vittorio, dove tante, tantissime volte è stato protagonista e animatore di lotte, manifestazioni, iniziative varie. Piazza Vittorio, anarchica, multicolore (com’è scritto sulla bella tessera di Senzaconfine), militante nel senso più autentico e vivo della parola, luogo d’incontro e di tessitura di una comunità intensa e appassionata. Il 17 dicembre 2009 quella comunità si ritrovò per esprimere il proprio dolore per la morte di Sher Khan. Sei anni dopo una nuova manifestazione ha animato, in piazza Pantheon, Roma. Un presidio contro la repressione del popolo curdo, della Turchia e dell’ISIS, con nette complicità occidentali, convocato dalla Comunità Curda romana e da Rete Kurdistan Italia che hanno rilanciato l’appello delle compagne e dei compagni kurdi “ad una immediata solidarietà internazionale in solidarietà con la resistenza curda, contro il terrorista Erdogan, a sostegno dell’autonomia democratica e della pace”.

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