giovedì, Novembre 7, 2024
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“Crediamo molto nella nostra protesta”

L’occupazione antimafiosa degli studenti del Boggio Lera di Catania

Boggio Lera - 01

Il portone del liceo Boggio Lera è barricato, anche di sera quando ci vai. Lo presidia un gruppo di studenti: “Parola d’ordine” chiedono a chi vuole entrare. Un via vai di ragazzi e ragazze. Fanno i turni, la notte dormono lì. Ogni giorno alle nove in punto fanno l’assemblea per discutere e decidere il da farsi. Il resto del tempo lo passano tra i gruppi tematici che hanno creato per parlare di ambiente, beni confiscati, fondi strutturali europei. Ma chi vuole può studiare italiano, matematica o ciò che preferisce. Fanno pure il cineforum vedendo film come “Il divo” o “La mafia uccide solo d’estate”. In gruppi sparpagliati qua e là, si trovano ragazzi attorno ai banchi, lungo i corridoi, nelle aule, nel cortile. “Abbiamo appena saputo che a breve uscirà una lettera degli insegnanti contrari alla nostra occupazione, perché dicono che è una scusa per farci le vacanze anticipate oppure perché dicono che non ha senso protestare in questo modo. Noi siamo pronti a essere denunciati per portare avanti la nostra protesta” inizia così la nostra chiacchierata con Jacopo Di Stefano, uno dei rappresentanti del Liceo Boggio Lera di Catania. Martedì scorso, il 13 dicembre, gli studenti del liceo hanno dichiarato la scuola “ufficialmente occupata”.

Boggio Lera - 05Scandiscono l’occupazione con tanto di comunicati, anche su Facebook, dove sin dalle prime righe scrivono “crediamo molto nella nostra protesta”, sottolineando come non sia una protesta nei confronti della Presidenza ma piuttosto “contro le politiche locali”. Insomma Jacopo, da dietro i suoi occhiali, continua a parlare con scioltezza e serenità “Ovviamente creiamo disagio alla Presidenza, ai professori e ai genitori degli studenti ma magari con questo disagio riusciamo a portare avanti le nostre idee e riusciamo a diffondere lo stesso spirito nella città, e magari finalmente otterremo delle risposte concrete ai nostri problemi”. Poco dopo ci raggiunge anche Giona Panarello, un altro rappresentante d’istituto, con i suoi occhi chiari e vivaci entra nel vivo della conversazione parlandoci dei problemi strutturali degli edifici dove svolgono le attività scolastiche “Abbiamo una palestra, nella succursale “L. Grassi”, in piazza Risorgimento, con tanto di crepe, che basta che inizia a piovere un po’ e comincia a infiltrarsi l’acqua, trasformando la palestra in una piscina. Anche in questa sede, in via Vittorio Emanuele, alcune classi sono piene di crepe e umidità… Gli unici interventi che hanno fatto sono il cornicione del tetto e hanno ridipinto sia internamente che esternamente. Faremo un tavolo tecnico con la Presidenza per parlare proprio di queste cose”. Jacopo lo incalza: “In realtà non sappiamo che risposte aspettarci, perché non dipende da loro. È vero che qualche miglioramento nella nostra scuola è stato fatto ma all’esterno, lasciando gli interni che cadono a pezzi. Ma a parte tutto questo, non c’è una pianificazione dei fondi europei, è questo che è grave”.

Boggio Lera - 04Tutto ciò per i ragazzi del Boggio Lera significa anche non avere un luogo preciso dove potersi riunire “In genere le assemblee le facciamo in palestra, ma è impensabile farle lì nei giorni di pioggia. Ci serve un posto ampio, in grado di accogliere milleseicento studenti con una certa regolarità, anche nel caso volessimo organizzare convegni. Alcune volte abbiamo chiesto di poter usufruire delle Ciminiere, ma quelle se c’è qualche evento a pagamento in programma è inutile anche fare la richiesta” dicono i ragazzi. E così arriviamo alla richiesta del bene confiscato che tutti gli studenti di Catania hanno sottoscritto, mandando una lettera al sindaco Enzo Bianco con delle domande e richieste precise. “Era uno dei punti della campagna elettorale di Bianco il tema dei beni confiscati, ma che fine ha fatto? Durante la sua amministrazione, la lista è stata aggiornata una sola volta, aggiungendo un solo bene. Solo trentuno beni confiscati a Catania? È impossibile crederci. Abbiamo scritto questa lettera chiedendo trasparenza e pretendendo che la lista venga aggiornata. Abbiamo cercato di chiedere una lista aggiornata all’Agenzia Nazionale dei beni confiscati ma le trafile burocratiche sono infinite, e soprattutto aggiornare la lista è di competenza del Comune”.

Boggio Lera - 02Ma non è tutto, perché i ragazzi si lamentano anche dell’alternanza scuola-lavoro “Noi non critichiamo il concetto di alternanza scuola-lavoro ma piuttosto l’applicazione nel concreto. Da noi si è fatto un progetto sul bunker che c’è in questa struttura: su settanta ore, se n’è fatta solo una pratica nel bunker, tutte le altre in aula. Chiediamo che questo tipo di progetti vengano fondati su nozioni pratiche e non teoriche: sarebbe più semplice per noi studenti apprendere, e per gli insegnanti insegnare.” dice Giona, mentre Jacopo aggiunge che “anche il fatto di essere costretti a fare volontariato per raggiungere un tot di crediti per superare l’anno scolastico è una cosa un po’ assurda. Fare volontariato, per carità, è una cosa bellissima ma perché non dobbiamo poter fare attività inerenti con la nostra formazione e il nostro piano di studi?”.

Gli studenti del Boggio Lera hanno le idee chiare. Quando qualcuno minimizza questa loro iniziativa tacciandola come “semplice voglia di ribellione giovanile”, loro non si mordono la lingua e ribadiscono la loro propensione al dialogo con tutte le componenti scolastiche e civili affinché “i problemi portati alla luce vengano presi in maggiore considerazione”.

Prima di salutarci, li invitiamo al corteo del 5 gennaio, in piazza Roma alle ore 15.30, Jacopo risponde: “Ci saremo, per noi è importante esserci vista la battaglia che abbiamo deciso di intraprendere” e con orgoglio ci racconta che alcuni giornali hanno definito la loro “un’occupazione antimafiosa”. Ricordiamo insieme che furono proprio gli studenti, subito dopo l’omicidio di Pippo Fava, a metterci la faccia, a scendere in piazza, a distribuire il giornale del direttore e dei suoi carusi. Gli studenti furono anche gli unici a dire che la mafia a Catania c’era e bisognava combatterla mentre le istituzioni mitigavano parlando di delitto passionale.

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La mattina, davanti al Boggio Lera, un’insegnante diceva “Non si capiscono bene i motivi di questa occupazione. Che poi so che hanno scritto una lettera al sindaco per chiedere un bene confiscato… Ma non lo vedono cosa c’è in giro?”. Ci si guarda negli occhi, senza dire nulla. Adesso è il momento di fare. Mille passi – e tutti quelli che occorreranno.

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