mercoledì, Dicembre 10, 2025

Autore: ivana

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Maledetta casa

“Ci sarà un’escalation dei casi di violenza. Lo sappiamo già, ne siamo sicure al cento per cento”. La descrizione è lucida ma preoccupata. “L’isolamento delle donne è caratteristico nelle dinamiche di violenza, ora l’isolamento è obbligatorio. Prima esistevano momenti di pace, di libertà, legati al lavoro della persona maltrattante e violenta, all’uscita di casa, alle uscite per la spesa. Adesso il restare a casa obbliga a condividere sempre lo spazio con l’aggressore”. “C’è un calo enorme delle telefonate ai centri antiviolenza, monitorato nazionalmente. Perché non c’è più nemmeno l’occasione per chiedere aiuto”.

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-rete-Apertura

Questa stagione

La stagione  del  “coronavirus”,  con il suo intreccio di vicende drammatiche entro  una stagnazione greve e  vischiosa, non aiuta le riflessioni  con distacco emotivo. Tanto più  se si hanno – come nel mio caso – più di 80 anni, cioè un’età che colloca “ di diritto” nel novero dei candidati  più esposti all’esito nefasto della malattia. Con il problema di conciliare la massima “memento homo qui pulvis es…” con la crescente sensazione  di  poter essere alla  fin fine considerati da qualcuno   come una zavorra a perdere senza rimpiangerla più di tanto…

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Dopo l’otto settembre

Ecco, noi siamo qua. Come ci siamo arrivati – o come ci siamo tornati – non è ora il momento di approfondirlo. Comunque, siamo al solito punto. L’italiano che scappa, l’italiano che combatte. Quello che assalta i treni, quello che con o senza mascherina cura i malati. I gerarchi nascosti e zitti, non è il momento. I nuovi governanti, messi là per miracolo, che fanno la faccia sicura. Ma il paese è in mano ai pochi e ai poveri, al ciabattino antifascista, allo stracciato che va in montagna, a quell’idea confusa ma nettissima – “intanto io debbo fare qualcosa” – che domani si tradurrà in parole e polis, ma ora è solo una speranza esile, un coraggio sforzato, una dignità.

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