lunedì, Ottobre 7, 2024
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Aiutiamo la scuola: una rete di volontari a vostra disposizione

Competenze informatiche come merce di scambio, ma a costo zero.

“L’idea di creare una rete di supporto a sostegno delle scuole è nata da un’esigenza ben precisa: diverse volte alcuni miei amici, insegnanti di professione, mi chiedevano una mano. Erano estremamente impreparati di fronte alla nuova prospettiva della didattica a distanza” racconta Fabio Signoretti che si occupa di tutt’altro nella vita, è specializzato in digital marketing e strategie digitali.

“Il gruppo di volontari operativi si è creato spontaneamente durante le prime settimane del blocco attività, intorno al dieci di marzo, e da allora non ci siamo più fermati”- spiega Fabio- “ Settimana dopo settimana abbiamo creato una rete virtuale formata da ben quattrocento professionisti disposti a offrire del tempo a chi ne ha bisogno.”

È stata una bella dimostrazione di solidarietà: c’è Chiara, grafica; c’è Matteo, visual designer; c’è Mirko, per l’analisi e lo sviluppo web e tantissime altre persone senza le quali questo progetto non sarebbe sopravvissuto fino ad oggi.

Se sei un professore in difficoltà basta seguire le indicazioni: “Prima di tutto si deve accedere al sito www.aiutiamolascuola.it, una volta entrati, bisogna andare in fondo alla pagina web e cliccare su la voce “richiedi aiuto”. Fatto questo, appena possibile, un volontario intercetterà la richiesta e farà il possibile”- continua Fabio-“ Ci hanno scritto per lo più professori delle scuole medie e superiori, circa il 30%; seguono i maestri della scuola primaria, circa il 20%, e in fine genitori e studenti. Nelle ultime settimane abbiamo raggiunto trecento richieste d’aiuto sia dal Nord Italia (il 45%) che dal Centro- Sud Italia (il 55%). Per lo più gli utenti hanno bisogno di aiuto per far funzionare il microfono oppure capita che non sanno nulla delle piattaforme digitali a loro disposizione.”

“Considerando i dati da noi raccolti è emerso un problema di cultura digitale in Italia, ma che non riguarda solo la scuola, già disorganizzata di per sé, bensì tutti i livelli della società. Credo che nel dopo-virus dovremmo accrescere le competenze personali di ciascun insegnante nel campo dell’informatica.”

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