mercoledì, Aprile 24, 2024
-rete-Interviste

Involtini primavera, ci mancate

Discriminazioni da Coronavirus: tutti sul chi va là, non importa più il colore della pelle.

A Milano sulle saracinesche abbassate dei ristoranti cinesi, oltre che dei parrucchieri e dei market, si legge “Chiusi fino a data da destinarsi”, a Catania sono in crisi

“C’è stato un calo enorme in queste settimane a causa del corona virus, molti clienti abituali non vengono più a mangiare da noi”- racconta Giovanna, proprietaria del ristorante “La Grande Cina” nei pressi di Ognina- “Prima dell’arrivo del virus in Italia facevamo una media di cento coperti a sera, pur essendo piccolino il locale, adesso a stento due, tre tavoli. Però a San Valentino, nessuno aveva paura, pieno come ogni anno!”

“Non sono stata in Cina quest’anno, di solito vado lì in occasione del capodanno, ma quest’anno siamo a corto di personale”- dice indicando il “Cercasi cameriere/a” affisso alla porta- “non potevo assentarmi né io né il cuoco. Siamo gli unici cinesi qui al ristorante”, dice Giovanna,“ Il cibo è locale, sono appena a fare la spesa, le verdure sono fresche” mentre Giovanna parla i suoi colleghi stanno trasportando i pacchi dalla macchina alla cucina.

“Sono lo chef Di Stefano, lavoro al ristorante, all you can eat, Golden di Catania. Molti lo conoscono come ex cinema, infatti è stato trasformato dai titolari, cinesi, circa tre anni fa. Questo ristorante può ospitare mille e duecento persone: la domenica, prima del virus, raggiungevamo questi numeri, facendo tre turni. Di fatto ci sono cinquecento posti a sedere. I tempi d’oro sono passati: siamo passati a circa una quarantina di persone la domenica” spiega il cuoco.

“Le persone intelligenti si sono recate qui a San Valentino: i ragazzi, l’età media oscillava tra i venti e i venticinque anni. Le famiglie non varcano la soglia del ristorante da tempo ormai. I prodotti sono tutti locali, non ha senso aver paura, se acquistassimo merce dalla Cina ci costerebbe molto di più. Molti dimenticano che il sushi non è cinese, ma giapponese. Questa brutta storia  del corona virus ci sta costando il lavoro a noi italiani, il personale è stato dimezzato. Le istituzioni dovrebbero dare più spazio ai medici e dirci come stanno le cose per davvero.”

“La scorsa settimana mi è venuta voglia di ravioli, ero in viaggio, così appena arrivata alla stazione Termini, sono entrata in un piccolo ristorante cinese,” racconta Valentina “nonostante gli occhi a mandorla il proprietario parlava in ottimo italiano, con un lieve accento romano a dire la verità. Mi ha raccontato, tra un raviolo e un altro, che ha dovuto lasciare a casa parte del personale, a malincuore.“La gente ha paura, la paura è un mostro che non puoi controllare. E’ un momento e passerà. Deve passare. Noi siamo più preoccupati per quello che succede lì che per noi…” così mi ha salutata, dice Valentina.

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