mercoledì, Ottobre 9, 2024
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“Un’arma semplice e democratica che dia gli artigli ai deboli”

La invocava Orwell, settant’anni fa. Secondo Assange di Wikileaks oggi forse c’è. Ed è la tecnologia del Bit­coin

Le accuse orwelliane nel mondo informatico non sono una novità; trent’anni fa Apple si poteva permettere di fare uno spot in cui Ibm era il mostro del controllo governativo uscito dagli incubi lucidi di George Orwell. Quell’Ibm che negli anni Trenta aveva collaborato con la moderna burocrazia nazista continuando a fornire schede perforate per il censimento della popolazione.

Ora è Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, ad accusare Google e Facebook di essere strumenti orwelliani: con le ordinanze dell’Alta corte europea sul “diritto all’oblio” e la distruzione sistematica della privacy attraverso il programma di sorveglianza segreto del Nsa “Prism”.

Secondo Assange, il “diritto all’oblio” è un punto di svolta che definire orwelliano è ormai banale. Nell’articolo del 1945 Tu e la bomba atomica – dice Assange – Or­well più o meno anticipa la forma geopo­litica del mondo per il prossimo mezzo secolo.

http://www.nytimes.com/2014/12/04/opinion/julian-assange-on-living-in-a-sur­veillance-society.html?_r=1

“Un’epoca in cui l’arma dominante è co­stosa o difficile da realizzare – spiega – tende ad essere un’età del dispotismo, mentre quando l’arma dominante è sem­plice ed economica la gente comune ha una possibilità. Un’arma complessa fa il forte più forte, mentre un’arma semplice dà artigli ai deboli”.

“Un’età del dispotismo”

Descrivendo la bomba atomica (che ap­pena due mesi prima era stata lanciata su Hiroshima e Nagasaki) come “arma in­trinsecamente tirannica”, Orwell prevede che il potere si concentrerà nelle mani dei “due o tre mostruosi super-stati” che han­no le basi industriali e di ricerca avanzate necessarie per produrlo.

“Supponiamo – dice – che le grandi na­zioni sopravvissute facciano un tacito ac­cordo di non usare la bomba atomica l’uno contro l’altro e di usarla solo come minac­cia contro le per­sone che non sono in gra­do di reagire…”. Il risultato probabile, conclude, sarà “un’epoca così orribilmente stabile come gli imperi di schiavi dell’antichità.”Sarà “un permanente stato di guerra fredda (termine inwentato da Orwell, ndr), una pace che non è la pace” in cui “le prospet­tive per i popoli soggetti e le classi op­presse sono ancora più disperate”.

La distruzione della privacy

Assange mostra due parallelismi con l’epoca di Orwell: si parla dell’importanza del proteggere la privacy ma poco del perchè ciò sia importante; non c’è alcun valore intrinseco nella privacy. La vera ra­gione sta nel calcolo del potere: la distru­zione della privacy allarga lo squilibrio di potere esistente tra le fazioni dominanti e tutti gli altri.

Lo stesso vale per coloro che criticano lo stato di sorveglianza ma continuano a trattare la questione come se si trattasse di uno scandalo politico attribuibile a pochi uomini cattivi, che un paio di leggi basterebbe a fermare.

Una società della sorveglianza

“In realtà – dice Assange – la situazione è molto peggiore. Viviamo non solo in uno stato di sorve­glianza, ma in una so­cietà della sorve­glianza. Una sorveglianza totalitaria che non s’incarna solo nei nostri governi ma è incorporata nella nostra eco­nomia, nei no­stri usi della tecnologia e nelle nostre inte­razioni quotidiane”.
Lo stesso concetto di Internet – “un’unica rete globale, omogenea, che ir­retisce il mondo” – secondo Assange è l’essenza di uno stato di sorveglianza.

Governi e “giocatori vincenti”

In­ternet secondo lui è stata costruita in modo “amichevole alla sorveglianza”, perché i governi e “giocatori vincenti” dell’Internet commerciale hanno voluto così. “C’erano alternative ad ogni passo del cammino, ma sono state ignorate”.

“Al loro interno – continua Assange – le aziende come Google e Facebook hanno funzioni simili a quelle della National Se­curity Agency del governo Usa. Raccol­gono grandi quantità di informazioni sulle persone, le conservano e integrano e le utilizzano per prevedere i comportamenti individuali e di gruppo, che poi vendono a inserzionisti e altri.

Questa somiglianza li ha fatti partner na­turali per la NSA, e que­sto è il motivo per cui sono stati contattati per far parte del PRISM, il segreto pro­gramma di sorve­glianza di Internet. A dif­ferenza delle agenzie di intelligence, il complesso di sorveglianza commerciale attira miliardi di esseri umani, con la pro­messa di servizi gratuiti. Il loro modello di business è la distruzione industriale della privacy. Ep­pure anche i critici più stridenti verso la sorveglianza del NSA non sembrano chie­dere la fine di Google e Facebook”.

Ricordando le osservazioni di Orwell – osserva ancora Assange – c’è un innegabi­le lato “tirannico” di Internet.

Però In­ternet è troppo complessa per es­sere ine­quivocabilmente classificata come “tiran­nica” o come “democratica”.

Quando la gente, in epoca antica, ha co­minciato a riunirsi nelle città, è stata in grado per la prima volta di coordinare gruppi di conoscenza e di scambiare idee in modo rapido. I conseguenti progressi tecnici e tecnologici hanno portato allo sviluppo della civiltà umana.

Qualcosa di simile sta accadendo nella nostra epoca. E’ possibile più di quanto lo sia mai stato nella storia che molte perso­ne, lontane tra loro, possano comunicare e scambiare informazioni in un solo istante. Gli stessi sviluppi che rendono la nostra civiltà più facile da sorvegliare la rendono più difficile da prevedere. Tutto ciò ha reso più facile per la maggior parte dell’umanità di educare se stessa, sfidare l’opinione dominante, e competere con i gruppi di potere radicati”.

* * *

Questo è incoraggiante, ma a meno che non venga continuamente rinnovato, può essere di breve durata…

“Certo. Ma se c’è è un’analogia moderna con “l’arma democratica” e “semplice” di Orwell, che “dà artigli al debole” questa è la crittografia: quella che sta dietro Bit­coin e nei migliori programmi di comuni­cazione sicura.

Il software di crittografia si può produrre a buon mercato, può esse­re scritto sul computer di casa.

E’ ancora più conveniente da diffondere: il software può essere copiato in un modo che non è possibile per gli oggetti fisici. Ma è anche insormontabile – la matemati­ca al centro della crittografia moderna è in grado di sfidare la forza di una superpo­tenza.

Le stesse tecnologie che hanno permesso agli Alleati di crittografare le comunica­zioni radio contro le intercettazioni dell’Asse possono ora essere scaricate in Internet e distribuite con un computer portatile a basso costo.

Mentre nel 1945 gran parte del mondo aveva di fronte mezzo secolo di tirannia a causa della bomba atomica, nel 2015 sia­mo di fronte alla diffusione inarrestabile della sorveglianza di massa invasiva e al trasferimento di potere di chi la gestisce.

Quale Internet vincerà?

E’ troppo presto per dire se alla fine vin­cerà il lato “democratico” o quello “tiran­nico”. Ma riconoscerli – e percepirli come un campo di battaglia – è il primo passo verso un’azione efficace.

L’umanità non può respingere Internet, ma può neanche cedere il suo controllo. Inve­ce, dobbiamo lottare per esso. Proprio come l’alba delle armi atomiche ha inau­gurato la guerra fredda, il meccanismo di Internet è la chiave per comprendere la guerra che si avvicina al centro intellet­tuale della nostra civiltà”.

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