giovedì, Ottobre 3, 2024
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Niscemi Resistenza rosa

Le Mamme lo chiamano MUOStro e sono decise a sconfiggerlo a tutti i costi, con tutta l’irresistibile potenza dell’istinto con cui ogni donna difenderebbe il proprio piccolo in pericolo.

Dopo i gravi fatti della notte tra il 10 e l’11 gennaio – quando i ragazzi che presidiano giorno e notte la Sughereta, e che erano intervenuti a bloccare l’accesso alla base di una gigantesca gru, furono respinti a manganellate dalle forze dell’ordine, un gruppo di mamme di Niscemi decise di costituirsi in comitato. E con la nascita del Comitato delle Mamme No MUOS, la battaglia contro l’eco-mostro di Niscemi e le azioni di resistenza dirette alla tutela del territorio contro le logiche di militarizzazione della Sicilia, hanno assunto una vitalità irresistibile.

Davide Floridia, attivista No MUOS di Modica, ha trascorso un mese al presidio e descrive così il primo incontro con le Mamme: “E’ stato bellissimo quando sono arrivate le mamme, qualche giorno dopo il passaggio delle gru. Per noi è stato un giorno di primavera. Hanno portato l’armonia, l’ascolto. Il loro gruppo è cresciuto tanto e noi siamo stati spesso con loro alle assemblee in piazza”.

E di primavera, a proposito della costituzione di questo comitato, si può parlare anche in un altro senso, quello che rende il termine sinonimo di rinnovamento, anzi di rivoluzione.

Perché la carica rivoluzionaria nelle parole delle Mamme No MUOS è innegabile: “Ogni giorno lottiamo per garantire ai nostri figli ciò di cui hanno bisogno. E adesso lotteremo per tutelare la loro salute e il loro futuro. Questa battaglia è la nostra principale forma di libertà, il nostro modo di sentirci veramente libere”. Così Marisa Di Corrado –niscemese, madre di tre ragazzi– racconta della sua decisione di aderire al comitato. E aggiunge: “educherò i miei figli a difendere i loro diritti. Questa è l’eredità che lascerò loro”.

E alla fine della nostra chiacchierata non dimentica di interpellare tutte le donne del suo paese e della sua isola: “Le donne devono imparare a reagire. Non devono più subire. Davanti a ciò che non funziona, bisogna cominciare a denunciare, a parlare, a fare qualcosa per cambiare la situazione”.

Le Mamme provengono da percorsi di vita differenti –sono insegnanti, impiegate, operaie e casalinghe-, ma sono accomunate dalla volontà di lottare per la difendere la salute dei propri figli dal pericolo attuale delle antenne del sistema militare di telecomunicazioni NRTF-8 e da quello potenziale, ma imminente, della stazione terrestre del MUOS.

Come per i Comitati nati nel corso degli ultimi quattro anni in tutta la Sicilia, e persino oltre lo Stretto, anche per le Mamme l’obiettivo è quello di ottenere la definitiva ed irrevocabile sospensione dei lavori di costruzione delle parabole satellitari MUOS e lo smantellamento delle quarantasei antenne NRTF-8, che dal 1991 provocano a Niscemi livelli elevati di inquinamento elettromagnetico, determinando un preoccupante aumento delle patologie tumorali nella popolazione.

Per il loro impegno in difesa del territorio, della pace e dei diritti, hanno ricevuto, a Roma, il Premio speciale “Donne, Pace e Ambiente Wangari Maathai”. Era il 6 febbraio. Lo stesso giorno in cui le coraggiose Mamme No MUOS, presenti al presidio permanente di contrada Ulmo per dare man forte agli altri attivisti, sono state spintonate dalla polizia mentre cercavano di bloccare l’ingresso alla base di un furgone carico di militari e operai che avrebbero dovuto lavorare al MUOS.

In base ad un precedente accordo tra la polizia e i Comitati, i manifestanti avrebbero dovuto far passare soltanto i militari per il previsto cambio dei turni di guardia. Tuttavia quel giorno nel furgone c’erano anche operai camuffati da militari. Alcuni di loro erano niscemesi e sono stati riconosciuti dai manifestanti. Così le Mamme si sono opposte al loro passaggio, mettendosi davanti all’automezzo. I poliziotti sono intervenuti “strattonando, spingendo, colpendo, trascinando a terra e strappando la giacca di una di loro”.

Non si è trattato di un intervento armato, come quello dell’11 gennaio, ma sicuramente è stata un’azione violenta contro queste donne, mamme che facevano resistenza passiva. Marisa Di Corrado ha riportato una contusione alla caviglia, per la quale sono stati necessari tre giorni di ricovero, e il suo racconto di quella giornata non lascia margini di dubbio: “Gli agenti ci hanno messo le mani addosso. Sono stata acchiappata per il giubbotto e strattonata. Il giubbotto si è strappato e io sono caduta a terra”.

Addolorata e sorpresa la reazione delle Mamme: “Ci domandiamo in che mondo viviamo quando si usa violenza contro donne e mamme che pacificamente presidiano per tutelare il diritto alla salute. Persone che hanno già problematiche familiari pesanti. Chi presidia, possibilmente, è gente che ha vissuto sulla propria pelle e quella dei propri cari problematiche di salute gravi. Ma lo Stato chi dovrebbe tutelare?”.

Legittima domanda. Che ne apre altre, di carattere più generale. Merita maggior tutela il diritto alla salute dei cittadini o l’interesse strategico degli USA ad esercitare un incontrastato controllo nel Mediterraneo? A cosa si riduce la democrazia quando l’esercizio dei propri fondamentali diritti incontra limiti calati dall’alto e imposti con la violenza? Quanto vale un atto formale della Regione Siciliana –la revoca delle autorizzazioni del MUOS notificata alla Marina statunitense– rispetto alla volontà condivisa del governo nazionale e degli Stati Uniti di fare della nostra isola un avamposto per i conflitti del terzo millennio?

Il vergognoso episodio accaduto alle Mamme ha suscitato sconcerto tra gli attivisti dei Comitati No MUOS e sollevato numerose e sentite manifestazioni di solidarietà.

Da allora, a Niscemi, sono giunte altre nubi ad oscurare il cielo terso della rivoluzione rosa. Il console statunitense Donald Moore ha rilasciato inquietanti dichiarazioni da cui si evince la sua piena fiducia sul fatto che il progetto verrà portato a termine e ha dato inizio ad un “tour” in Sicilia, nel corso del quale incontrerà prefetti e sindaci, al fine di allentare le remore e mietere consensi attorno al MUOS. Nel frattempo, due avvisi di garanzia sono stati notificati dalla procura di Caltagirone a due delle Mamme che avevano opposto resistenza al passaggio dei militari diretti alla base di contrada Ulmo, perché avrebbero “impedito, con violenza e minaccia, l’ingresso nella base, per circa un’ora e mezza, di un pullman dove si trovavano militari della marina americana”.

Alla fine le Mamme, che della nonviolenza hanno sempre fatto la loro bandiera, hanno deciso di sospendere i blocchi davanti alla base di contrada Ulmo: “Siamo mamme non violente, che si battono per la tutela della salute di tutti, per garantire un ambiente pulito ai propri figli senza MUOS e senza l’inquinamento elettromagnetico delle 46 antenne esistenti”.

E intanto, a Niscemi, la primavera tarda ad arrivare.

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