lunedì, Aprile 29, 2024
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“Lui è il mio padrone”

“Quando la sua rabbia esplode mi prende a schiaffi”

Giorni fa per la strada incontro un’amica, Giovanna, che non vedo da alcuni mesi. Abitiamo nello stesso quartiere di Catania, San Cristoforo, ma vuoi per gli impegni lavorativi ed ancor più per quelli familiari non ci siamo più sentite.

Ci salutiamo e ci abbracciamo con tanto affetto e dopo i primi convenevoli chiedo come sta. Giovanna improvvisamente cambia l’ espressione del viso , si incupisce e con tristezza mi risponde:

“Sai. non va tanto bene, ho dei grossi problemi. Senti, adesso non posso parlartene, vengo domani a casa tua e ti racconto”. Scoppia in lacrime e scappa via in fretta.

Resto allibita e comincio a domandarmi quali possano essere le preoccupazioni che tormentano Giovanna. Forse ha problemi di salute, si sente parlare sempre più di malattie gravi che colpiscono e che distruggono fisicamente e psicologicamente. Oppure ha delle difficoltà con i propri figli, a cominciare dalla scuola, ai soldi che non bastano per le loro esigenze, per arrivare al loro futuro così incerto!

Rimango con i miei dubbi fino all’indomani, quando alle otto del mattino mi arriva la telefonata di Giovanna che mi chiede se sono in casa perché vuole raggiungermi per raccontarmi di quello che la tormenta.

Quando entra in casa scoppia nuovamente in lacrime e comincia il suo racconto:

“Non ce la faccio più… mio marito mi picchia continuamente. Trova tutte le scuse per litigare, poi la sua rabbia esplode e mi prende a schiaffi, mi sbatte contro il muro… Vedi questa macchia scura che ho sulla schiena? È stato lui che l’altro giorno mi ha scaraventato contro una porta.”

Resto senza parole, non posso immaginare che dietro le spoglie di una persona che sembra aperta e disponibile si possa nascondere un uomo manesco e violento.

“Ma dimmi, è stato sempre così? Ti ha sempre picchiata?”chiedo incredula.

“Si, prima lo faceva ogni tanto, ma avevo paura,” risponde Giovanna “ i miei bambini erano piccoli e per proteggerli sopportavo i maltrattamenti, non facevo capire niente a nessuno. Ma da alcuni anni lui è diventato più violento e prepotente e mi picchia più spesso per i motivi più futili. Mi controlla come spendo i soldi che lui mi dà per fare la spesa, se non cucino quello che lui vuole si arrabbia e sono botte, quando è al lavoro mi telefona continuamente per veder se sono a casa oppure no e non sono libera di fare qualcosa che sia una mia iniziativa. Lui è il mio padrone e devo fare tutto quello che dice lui!

Ora però non ho più paura delle botte e allora quando lui mi picchia chiamo la polizia, ma ogni volta lui dice ai poliziotti che sono una pazza, che non è vero che mi picchia e questi vanno via pensando che si tratta di una semplice lite fra coniugi. Non sono riuscita a fare la denuncia anche perché le forze dell’ordine non mi hanno incoraggiato a farla, cercano sempre di dissuadermi. E poi se lo denuncio ho paura che mi possa ammazzare!

Vorrei fuggire da casa oggi stesso, in questo stesso momento. Ma come faccio? Non ho un lavoro, non ho una lira, non ho parenti . Se vado via da casa dove me ne vado? Inoltre penso ai miei figli, come faranno senza di me? Non vedo soluzioni, ma l’unica cosa di cui sono certa è che io non sopporto più che mio marito mi alzi le mani.

In qualche modo ho trovato il coraggio di reagire e mi sono rivolta ad una associazione che si occupa di violenza alle donne, ho parlato con una psicologa e adesso aspetto di avere un appuntamento con un avvocato perché voglio separarmi. Sarà una cosa molto difficile da affrontare, per questo sono molto preoccupata!”

Ha ragione Giovanna ad essere preoccupata, non la tutela e non la garantisce nessuno.

Dove prenderà i soldi per pagare un avvocato? Dove potrà rifugiarsi quando dirà al marito che vuole la separazione? Cosa ne sarà dei suoi figli? Come farà a vivere senza lavoro e senza soldi? Ma sopratutto chi la proteggerà dalla persecuzione del marito?

E questi sono i dilemmi di Giovanna e di tante altre donne che subiscono le angherie dei mariti o dei compagni e che non riescono a trovare soluzioni alle loro tristi situazioni.

Di recente il Governo ha presentato un Decreto che inasprisce i reati di violenza sessista, ma in realtà non è solo con un aumento delle pene che si può eliminare la violenza alle donne ed il femminicidio, che ultimamente ha raggiunto livelli altissimi. Ci vuole ben altro. Per esempio in questo Decreto non si parla dell’informazione delle donne a rischio, del potenziamento dei servizi di base e delle reti di sostegno, della formazione degli operatori. Bisogna educare al rispetto dell’essere umano, maschio femmina o di qualsiasi altro genere esso sia , abbattere i preconcetti sessisti e garantire i più deboli.

Scheda

IL DECRETO LEGGE CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE ED IL FEMMINICIDIO

Il 20 agosto è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il Decreto Legge contro la violenza di genere ed il femminicidio. Sono 12 gli articoli del decreto recentemente varato dal Cdm,.

Tra le maggiori novità l’arresto obbligatorio in flagranza per delitti di maltrattamento familiare e stalking e la possibilità per le forze di Polizia di buttare fuori di casa il coniuge violento in maniera tempestiva, nel caso in cui un rischio per l’integrità fisica della donna.

Un aspetto altrettanto importante è quello dell’irrevocabilità della querela nei confronti degli autori di violenze.

Questo decreto inasprisce le pene ma non contrasta e non previene e quindi non risolve il problema.

Non si parla dell’informazione delle donne a rischio, di centri antiviolenza e di case rifugio, della loro moltiplicazione e finanziamento ( il Consiglio d’Europa raccomanda un centro antiviolenza ogni 10.000 persone e un centro d’accoglienza ogni 50.000 abitanti. In Italia dovrebbero esserci circa 5700 posti letto e ce ne sono solo 500, contro i 1100 della Francia, i 7000 della Germania, i 4500 della Spagna e i 3890 dell’Inghilterra).

Il 28 maggio scorso alla Convenzione di Instanbul contro la violenza sulle donne si chiedevano al Governo azioni di prevenzione della violenza attraverso azioni strutturali in ambito educativo:

1. fissare tra gli obiettivi nazionali dell’insegnamento nelle scuole italiane la promozione del rispetto delle identità di genere ed il superamento degli stereotipi sessisti, attuando appositi piani di formazione dei docenti;

2. tutti i libri di testo adottabili rispettino le indicazioni contenute nel Codice di autoregolamentazione Polite (Pari Opportunità nei libri di Testo)

Non si è fatto niente di tutto ciò.

Se lo Stato Italiano volesse fare una campagna di sensibilizzazione, formazione ed educazione alla non-violenza, basterebbe che Ministri e Regioni facessero progetti per accedere ai finanziamenti del Programma Quadro Europeo di Ricerca e Sviluppo in materie sociali.

Quest’anno termina il settimo Programma e inizia l’ottavo: 2014-2020

(Da alcune considerazioni di Graziella Priulla Sociologa dell’Università di Catania)

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