sabato, Aprile 20, 2024
-mensile-GiornalismoSocietàStorie

In Sicilia è il momento di Telejunior

«Pronto, Franci? Siete atterrati? Non passate da Trapani, venite direttamente qui a Partinico. È successo un macello, stanno bruciando le antenne. Non ce la facciamo da soli».
«Va bene, passiamo da casa a Trapani a prendere la macchina e le lenzuola e arri­viamo. Un’ora al massimo e siamo lì».
Quando è suonato il citofono, un’ora dopo, nella redazione di Telejato non si capiva niente. Era il 29 settembre, quella mattina un incendio a Monte Bonifato aveva bruciato le apparecchiature che tra­smettevano il segnale della televisio­ne. Appena ci siamo accorti di non poter an­dare in onda, Gianni, il figlio di Pino, è salito in macchina per raggiungere la po­stazione in fiamme. Caricandosi una parte delle attrezzature sulle spalle è riu­scito a sottrarle al rogo. Le ha portate in redazio­ne in tarda serata, il danno era enorme; abbiamo scrostato plastica ab­brustolita per ore.
Quando sono arrivati Francesca e Nicola abbiamo tirato un sospi­ro di sollievo. Quelle facce – diciamo se­mifresche – comunicavano ottimismo; non rimaneva che dividersi il lavoro. In tarda serata, nonostante la febbre alta, è arrivato Salvo Intravaglia, il no­stro tecnico. Salvo è innamorato di Tele­jato. Quella sera è riuscito a fare miraco­li, re­cuperando pezzi che credevamo inutiliz­zabili. Le attrezzature salvate sono state montate sul terrazzo della redazione stes­sa. C’era un vento bollente, l’unico odore che sentivamo era quello della puz­za di bruciato. Il segnale su Partinico è tornato all’una di notte. Ci siamo messi a fare il telegiornale. La mattina non era po­tuto andare in onda, dovevamo dare un segnal­e preciso: non ci riuscite a ferma­re.
Quella notte, seduti per terra su uno dei balconi della redazione, non riuscivano a dire molto. Francesca era venuta una sola volta, eppure sembrava fosse lì da sem­pre. Sofia osservava silenziosa. Nicola, instan­cabile come sempre, ha cercato di estorce­re sorrisi, e come sempre c’è riu­scito. Puzza di bruciato, sapore di caffè, mozzi­coni di sigarette, occhi semichiusi: siamo andati a dormire come zombi. La nostra resistenza non sarà mai come quella iPino e famiglia, è inutile, questione di dna.
I giorni seguenti sono trascorsi tra pau­ra di non farcela a sistemare tutto entro il 4 (inaugurazione della nuova sede e di Telejunior), costanti incursioni di Carabinieri e Polizia, e corse in aero­porto di Gianni. Ogni giorno arrivavano in media tre, quattro persone da tutta Ita­lia. Tutti lasciavamo le nostre città per an­dare a Partinico, per esserci all’inaugura­zione.
Ma dopo l’incendio tutto è cambiato. Adesso eravamo davvero una squadra, perché sentivamo la responsabilità di quella redazione. Non era più partecipa­zione esterna, ma fatica e resistenza. Non nelle parole, ma negli occhi stanchi di Fa­bio, che non si erano mai visti. Nei sorrisi spezzati di Letizia, nella forza di Giulia, negli abbracci di Francesca, negli occhi lucidi di Eleonora. Eravamo lì non perché facessimo parte di qualcosa: noi eravamo qualcosa.
Nel viaggio da Bologna, Eleonora – piccola, ossuta, con due occhi enormi spa­lancati sul mondo – aveva perso il cellula­re. Arrivata a Partinico se n’era pratica­mente dimenticata. Il mondo esterno era lontano, c’era una battaglia da combattere e un’urgenza che ti faceva scordare la fame. Il sonno no, quello mai.
A Borgetto, nella casa in cui la Prote­zione Civile ci ospitava, non riuscivamo a chiacchierare molto. La sigaretta not­turna sulla panchina c’era sempre, per non smentire le tradizioni: «Ho fatto un paio d’esa­mi all’università, sono andati bene», «Col mio ragazzo..? Crisi nera. Il futuro è sem­pre così incerto che….». Sba­digli, ten­tativi di discorsi. «Forse è meglio andare a dor­mire, domani…». Eleonora ci provava, ma si addormentava parlando. Le ho sor­riso, le ho fatto una carezza, ma già russava.
I ragazzi arrivati da Quarrata, in provin­cia di Pistoia, non hanno esitato un mo­mento a mettersi al lavoro: Valentina, Arianna e Assunta armate di santa pazienz­a hanno rimesso a nuovo la reda­zione, appendendo quadri, ordinando cas­setti e archivi. Rossano, l’unico uomo to­scano, a cui è toccato sop­portare un eser­cito di donne a Borget­to, ha provato a te­nerci svegli du­rante la not­te, ma ha saputo farsi perdona­re. «Ti pren­do un bicchiere di spumante, lo vuoi? E un pezzo di torta?» ripeteva alle nostre facce stanche il giorno dell’inaugurazio­ne.
Una giornata di festa che rimarrà nella storia, anche se la nostra storia – quella di Telejunior – l’hanno costruita i giorni di lavoro e di preparazione. Giorni densi, giorni pieni di entusiasmo, ma anche di rabbia, di impotenza. Dietro la nuova sede di Telejato ci sono anni di sacrifici della famiglia Maniaci. Dietro quel 4 ot­tobre, una festa ineccepibile per gli ospi­ti, c’era­no le mani di Gianni e la dedizio­ne di Ni­cola, la passione che nessuno di noi ha le­sinato.
Ce ne siamo resi conto tutti, anche se non ce lo siamo detti per pudore, che il giornalismo è un’altra cosa. Non è suffi­ciente scrivere i pezzi, fare i servizi, cer­care le notizie. Il giornalismo per noi di Telejunior ha poco a che fare con la reto­rica dei buoni sentimenti che la stanchez­za spazza via con facilità. Il giornalismo era scrostare le attrezzature e sperare in silenzio che l’ennesimo tentativo di zittir­ci non andasse a buon fine. Così è sta­to: adesso il segnale raggiungerà Tra­pani, Pa­lermo, Messina ed Agrigento. Nel frat­tempo quello che è accaduto ci ha inse­gnato una cosa: lo spirito del mestiere. Spe­riamo di tenerlo a mente.

Scheda: Telejunior,Telejato

Telejato è una televisione comunitaria a conduzione familiare, attiva sul territo­rio di Partinico da oltre dieci anni. Con il passaggio al digitale la pic­cola emittente di Pino Mania­ci rischiava di chiudere i battenti. Una legge contenuta nella finan­ziaria 2011, firmata dal governo Berlu­sconi, impone regole molto re­strittive per le televisioni comunitarie e a Telejato non po­tevano essere assegnate le fre­quenze.
Grazie a un lavoro di squadra e alla crea­zione di un consorzio, la tv an­timafia vince la sua battaglia: al mo­mento dello switch off può continuare a trasmettere e i canali a sua disposizione sono diventati sei.
Tra questi c’è Teleju­nior, il canale dei gio­vani, una scuola di giornali­smo e un posto dove s’impara a fare informazione vera. No­nostante un incendio abbia distrutto il ripeti­tore di Monte Bonifato, Telejato non si fer­ma: la nuova sede viene inaugurata e, grazie alla bravura dei tecnici, il segnale ora raggiunge­rà anche Agrigento, Messina, Trapani e Palermo.
(Giulia Paltrinieri, Telejunior)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *