giovedì, Aprile 25, 2024
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Il virus della lettura

Le difficoltà delle librerie ai tempi del virus.

“Sono in libreria dalle sette del mattino, finalmente sto tornando a casa” racconta Anna Cavallotto, proprietaria di una delle librerie storiche di Catania, dal tono stanco, alle 15 del pomeriggio.

“Lavoriamo molto di più senza ombra di dubbio con ritmi sfiancanti, ma senza avere la minima certezza sul guadagno. È tutto nuovo per noi: ci siamo giustamente adattati alle misure di sicurezza imposte dal governo, distribuendo mascherine e guanti al personale, tracciando un percorso per il cliente che entra nel locale”- spiega Anna- “ In più abbiamo i normali costi di un qualsiasi negozio. Mi sono confrontata con parecchi colleghi siciliani essendo referente regionale dei Librai e ne è emerso che siamo stati messi tutti in ginocchio da questo virus. Bisogna anche considerare che già le vendite erano basse perché ormai la gente legge meno libri rispetto al passato.”

E riguardo i testi più gettonati dice Anna: “All’inizio si cercavano libri più impegnativi come “Guerra e Pace” di Tolstoj, “La peste” di Camus, “L’amore ai tempi del colera” di Marquez; poi abbiamo notato che i clienti si sono dedicati a volumi più leggeri, evidentemente ricercavano un po’ di leggerezza” spiega la libraia.

“Noi di Cavallotto abbiamo fatto consegne a domicilio per tutto il mese di marzo, molte volte abbiamo riscontrato problemi per i testi universitari. Non ci hanno più rifornito per cui siamo andati in sotto scorta, è chiaro che prima o poi le risorse terminano. Adesso a poco a poco i depositi stanno riaprendo e speriamo infatti di recuperare lentamente ciò che è stato perso, anche se sarà difficile.”

“Il libro è sempre stato uno strumento di conoscenza e apprendimento, confidiamo nel fatto che molti inizieranno a leggere stando a casa. Che sia un romanzo, un libro di poesie o un articolo di giornale”- dice Anna- “ Alcune persone hanno affermato che le librerie sono state riaperte per far vendere il libro di Burioni, vi assicuro che ne abbiamo venduti al massimo due o tre.”

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