venerdì, Aprile 26, 2024
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Il processo Zambetti

Voto di scambio, estor­sione, detenzione di armi, corruzione, se­questro di perso­na…

Milano, Palazzo di Giustizia. “Grillo parlante” si sposta in Corte d’Assise: il processo che vede coinvolti l’ex assesso­re della regione formigoniana Domeni­co Zambetti, politici lombardi e presun­ti affiliati di ‘ndrangheta, lascia l’Otta­va sezione penale e prende casa al se­condo piano del tribunale milanese di viale Freguglia. 

Voto di scambio, estorsione, detenzione di armi, corruzione e sequestro di perso­na: questi i reati ascritti agli imputati arre­stati ad ottobre 2012 e chiamati oggi in aula per l’udienza preliminare. Presenti fra i banchi degli imputati Alfredo Cele­ste, ex sindaco Pdl di Sedriano, il primo comune lombardo sciolto per mafia lo scorso autunno, e Silvio Marco Scalam­bra, il medico chirurgo del pavese marito di una consigliera comunale dell’ex giun­ta di centro destra sedrianese accusato di corruzione con promessa.

E’ la difesa Celeste a prendere per pri­ma la parola: l’avvocato Giorgio Bona­massa dichiara l’incompatibilità dell’udienza svolta in Assise in quanto, secondo il legale, non vi sarebbe connes­sione fra tutti i capi d’imputazione.

Bona­massa sostiene che la Corte non avrebbe competenza sulla totalità dei cri­mini contestati dal pubblico ministero, e propone di trattare il seque­stro di persona, per l’accusa attuato da Eugenio Costanti­no e affiliati del clan Di Grillo-Mancuso separatamente dagli al­tri reati.

E’ il pm a rispondere all’eccezione di Bonamassa: “L’accusa rigetta l’eccezione di incompatibilità. Da una parte ci sono fatti di mafia ad sensum, cioè in senso stretto, come l’estorsione; dall’altra vi è l’ambito politico-economico che si tradu­ce nei reati di corruzione: non è possibile leggere i due aspetti separatamente fra loro in quanto il fine di entrambi è di af­fermare e rafforzare il prestigio del mede­simo gruppo criminale: l’ambito politico corrotto qui preso in esame va ad agevola­re l’associazione denominata ‘ndrangheta. Il processo deve rimanere in Corte d’Assi­se”. Dello stesso avviso le parti civili: gli avvocati di Regione Lombardia, Comune di Milano, Comune di Sedriano e Aler si pronunciano in accordo col pubblico mi­nistero.

Il presidente della prima Corte d’Assise Guido Piffer delega invece la decisione alla Cassazione che, entro l’estate, deter­minerà se i reati saranno trattati nello stes­so tribunale o se il sequestro di persona verrà gestito da un’altra corte. E’ possibile anche, spiegano i giudici, che la Cassazio­ne opti per una via mediana di fatto annul­lando il conflitto.

Tutto ruota attorno a quel sequestro di persona a sco­po estorsiv­o messo in atto il 26 marzo 2011 da Eugenio Costantino as­sieme a presunti af­filiati del clan Di Grillo-Man­cuso: un venditore di preziosi si era recato al Com­pro Oro di proprietà di Costantino per vendere diamanti falsi, e una volta scoper­ta la truffa il presunto boss caricava il truffaldino su una vettura, gli dava quat­tro scappellotti e lo portava a Cuggiono, nel magentino, nella cosiddetta “casa bun­ker” del 37enne Sabatino Di Grillo, già con­dannato con rito abbreviato in primo gra­do a dieci anni di carcere. L’uomo ve­niva rilasciato qualche ora dopo in cambio di denaro. 

Il Comune parte civile 

Altro punto sollevato dalle difese è l’incompetenza a costituirsi parte civile del Comune di Milano. E qui i giudici ri­spondono prontamente: “La raccolta di voti ha riguardato gli elettori milanesi e la politica milanese: il Comune è legittimato già in quanto interesse diretto nelle con­sultazioni elettorali”.

Ad ogni modo, nulla riguardo l’eccezio­ne di conflitto sarà deci­so prima di luglio, per cui la prossima udienza si terrà non prima di due mesi, motivo per cui il pub­blico ministero chie­de la sospensione dei termini di custodia per l’unico imputato sottoposto a custo­dia, Eugenio Costanti­no: il presunto affi­liato di ‘ndrangheta è agli arresti domici­liari presso una clinica psichiatrica in se­guito a problemi di salute che il Tribunale ha ritenuto incompatibili con la detenzio­ne in carcere. Tutti gli altri impu­tati, in­cluso Domenico Zambetti, non han­no al­cun vincolo alla propria libertà per­sonale. Di certo, ad oggi, c’è il calen­dario delle udienze: il processo si svolgerà con fre­quenza bisettimanale da settembre a di­cembre 2014.

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