giovedì, Aprile 25, 2024
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Giornali “a sinistra” all’ora dell’aperitivo

Quella fase lì me la sono vissuta tutta in prima persona. Ero uno dei redattori regalati ai fagiolini a sua insaputa. Devo dire che finché non si sfioravano i temi “fondanti” del “pensiero” di Fagioli il li­vello di autonomia per i cronisti di fare il proprio lavoro era inimmaginabile.

La direzione praticamente non esiste­va. Nel senso che i Bonaccorsi Brothers, dopo aver fatto fuori un buon numero di diret­tori, il giornale lo avevano affidato a uno del club che si disinteressava prati­camente della cronaca e degli esteri e dell’attualità concentrandosi solo sul messaggio del “maestro”. Tutto il resto era contorno. E bastava avere un po’ di mestiere per farsi e beati cazzi propri. E così io facevo.

Quasi sempre. Prima un lavoro sugli esteri aprendo su temi come i movimenti sociali e le trasformazioni politiche in America latina e poi Raccu­glia e la nuo­va mafia palermitana, la trat­tativa, le stragi, dell’Utri, i testimoni di giustizia, Why Not, Wind, ‘ndrangheta, la nuova destra, il damping sociale nelle ristruttu­razioni della metallurgia e dei porti ita­liani, il terremoto de L’Aquila.

Scrivevo, lavoravo, producevo, e face­vo vendere copie. Così alcuni – pochi – altri con me. Poi, con la crisi e la scissio­ne di Rifondazione post elezioni politi­che, ini­ziò la caccia al nemico interno.

Perché un club come quello descritto fi­nora ha bisogno di un buon numero di nemici veri o presunti per sopravvivere e ne deve avere assai, soprattutto in mo­mento di crisi, per tenere compatto il branco. E inevitabilmente il conflitto ar­rivò. Eccome se arrivò. Io riuscì, solo dopo mesi, a farmi pagare gli arretarti. Ed era­no un mucchio di soldi per uno sfi­gato come me. E comunque sono stato uno dei fortunati. So di decine e decine di cause di collaboratori che non hanno mai visto neanche una lira dei lavori re­golarmente comprati e pubblicati.

E quello economico è stato uno degli aspetti più eclatanti, ma non il solo. Mica puoi lavorare, che so, su temi come la mafia o la corruzione con un clima inter­no da sacra inquisizione. Figuriamoci a scrivere di politica o di diritti civili.

Una brutta storia. Che solo in minima parte è diventata pubblica (come quella della te­stata presa successivamente da Luca Bo­naccorsi Terra) con la sottovalu­tazione disastrosa del sindacato e dell’Ordine. Che sono intervenuti solo tardivamente e in maniera goffa in parti­colare su Terra con risultati disastrosi per i lavoratori.

* * *

Bene. Oggi Left (non più in mano a Luca Bonaccorsi ma alla sorella Ilaria) approda come supplemento a L’Unità. Ho avuto la notizia in anteprima da un collega sopravvissuto a quella redazione. Sconcerto. Anche perché so che Left (sottraggo il sottotitolo Avvenimenti per­ché di quella esperienza e di quella gene­razione e modo di fare inchiesta non ce n’è più traccia) vendeva una manciata di copie (neanche tutti i fagiolini lo com­pravano più) e L’Unità non naviga certo in buone acque. Anzi. Le acque dove gal­leggia non sono assolutamente tranquille. E si chiamano “esuberi”, debiti, ristruttu­razioni, Cig etc etc. Insomma editorial­mente l’operazione sembra tutt’altro che una furbata imprenditoriale.

Ma si sa. ‘Sta roba della razionalità e del mercato nel sistema editoriale italia­no è un ogget­to alieno. E allora, pensa che ti ripensa, alla fine mi è venuta un’idea.

* * *

Ripartiamo dai fagiolini. Si tratta di un pacchetto di voto compatto, monolitico. E geograficamente omogeneo. Il prossi­mo anno si vota per il Comune di Roma. E a Roma i fagiolini fanno numero. E quindi, assodato che non si tratta di un pacchetto indirizzato verso Zingaretti – anche perché perfino il Pd e la sua sin­drome tafazziana davanti a quella candi­datura impallidisce e arretra – chi è nelle “seconde linee” che ha bisogno di blin­dare la propria candidatura in consiglio comunale e di far pesare il pacchetto fa­giolino per ottenere un assessorato di peso? Un dalemiano o un veltroniano? Bettini? Morassut? Chi?

Ovviamente non ho la risposta. E at­tendo dal mio rifugio in un borgo del vi­terbese “scalpitando sui miei sandali” di vedere chi sbucherà fuo­ri. Anche perché solo in funzione politi­co/elettorale ha senso questa operazione Left/Unità.

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