venerdì, Aprile 19, 2024
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Fra abusivismo e mafiosità

Quando l’ambiente si rispetta solo a parole…

Si immaginino due fratelli (i fratelli Testa) che negli anni Settanta decidono di aprire un porto turistico a Catania, proprio al Porticciolo di Ognina.

Fin dagli albori dell’iniziativa è chiaro che stanno per edificare in un’area privata vincolata. Cosa vuol dire? Vuol dire che pur trattandosi di un’area privata, per il particolare valore paesaggistico-artistico che la connota, l’area deve comunque ri­manere fruibile alla collettività. Intesa non solo come gli abitanti che in quel posto vi risiedono ma, nel senso più ampio del ter­mine, comprendendo tutti coloro che desi­derano recarsi in quel posto per goderne la bellezza e quindi chi, al Porticciolo per esempio, potrebbe andarci per pescare, per fare delle foto, una semplice passeg­giata e…tanto altro ancora.

L’iniziativa dei fratelli Testa si rivela fruttuosa sotto il profilo economico sin da subito, a tal punto che prosegue da gene­razione in generazione e viene quindi ere­ditata dai figli che ampliano la loro attivi­tà estendendola anche alla vendita e alla manutenzione di imbarcazioni e motori. Questo ampliamento pare richiedere an­che maggiori spazi.

Una delle caratteristiche vantate dalla Tortuga (il nome della società dei fratelli Testa, ndr) è il “rispetto dell’ambiente”, nota di merito che qualunque cliente di buonsenso potrebbe considerare come surplus qualora non conoscesse i retrosce­na delle vicende che hanno riguardato questa storica azienda catanese.

Nel 2012 alcuni espo­sti alla Procura della Repubblica segnala­no diversi inter­venti edilizi “sospetti” da parte dei pro­prietari della Tortuga. Si te­meva che le costruzioni abusive fossero state fatte sen­za alcuna concessione. Ma, rovistando tra carte bollate e atti ufficiali, si scopre che i titoli concessori non man­cavano: c’erano ma erano del tut­to illegit­timi.

Una concessiole illeggittima

Parafrasando ulteriormente: si scopre che il Comune di Catania, il demanio ma­rittimo, la Soprintendenza e persino il Ge­nio Civile avevano accordato il loro pare­re favorevole affinché i fratelli Testa po­tessero ampliare le loro costruzioni al Por­ticciolo, pur sapendo di contravvenire all’art. 23 delle Norme di attuazione del Piano Regolatore Generale che prevede, inequivocabilmente, che “nelle aree priva­te vincolate non deve es­sere aumentata l’attuale con­sistenza edilizia” (dove per attuale si intende l’anno 1969, ossia l’anno di ap­provazione del PRG).

Nonostante le sentenze del 2012 e del 2013 che imponevano la demolizione del­le opere abusivamente realizzate, i lavori alla Tortuga procedono come se nulla fos­se accaduto.

La rivolta dei cittadini

L’unica nota positiva in questa vicenda intrisa di mafiosità riguarda l’atteggia­mento dei residenti di Ognina che, non volendo farsi togliere la terra da sotto i piedi, fanno ricorso al TAR per evitare che la zona continui ad essere deturpata da chi ne ha tutti gli interessi economici.

Gli abitanti creano un comitato, orga­nizzano dibattiti, fanno persino volanti­naggi per fare conoscere la situazione che stanno affrontando. Pensando che il Por­ticciolo è di tutti, ed è giu­sto che tutti sap­piano. Un grup­po di pescatori si aggre­ga a loro ricono­scendo la legittimità di quel di­ritto: senonché poi gli stessi pesca­tori fan­no un passo indietro poiché con­vinti (non si sa con quali parole) dal prete della Chiesa di Santa Maria di Ogni­na.

E il lieto fine? Manca…

Sarebbe bello, una volta tanto, poter raccontare un episodio a lieto fine ma pur­troppo questo happy end ancora non c’è.

La tensione al Porticciolo continua ad essere la stessa, aggravata anche dalle mi­nacce e dalle lesioni che alcuni residenti hanno ricevuto, nel mese di giugno, da al­cuni membri della famiglia Testa. Ingiu­rie, intimidazioni, sputi e calci.

E tutto questo perché da un lato qualcu­no ritiene (mafiosamente) giusto poter coltivare i propri interessi economici a danno della collettività; e dall’altro le isti­tuzioni che dovrebbero essere garanti dei beni pubblici non fanno che strizzare (ma­fiosamente) un occhio agli stessi soggetti, lavandosi spudoratamente le mani di fron­te ai diritti che il popolo reclama senza che nessuno lo ascolti.

Nel sito ufficiale della Tortuga si affer­ma che si tratta di una società che opera nel mercato “puntando verso l’innovazio­ne delle tecnologie e il rispetto dell’ambiente”…

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