giovedì, Aprile 18, 2024
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Da mesi dentro la nave per non perdere il lavoro

La storia però non finisce qui. Perché sugli accordi sindacali c’è una clamorosa divisione. Cgil, Cisl e Uil hanno infatti sottoscritto gli accordi con l’azienda. I trenta operai che protestano, a differenza degli altri 50 che stanno in silenzio sotto il “cappello” dei confederali, dicono che un accordo che non è discusso non può definirsi sancito da niente. E hanno costituito un sindacato autonomo e di base.

La cosa che colpisce è quella che la protesta di questi operai da mesi va avanti nel disinteresse più assoluto della città. Pochissimi quelli che sono a loro vicini. I giovani di Rifondazione, Idv, il circolo Arci Amalatesta, qualche consigliere provinciale: il resto delle istituzioni non s’è visto. L’assessore regionale Venturi si è fatto avanti riuscendo a convocare le parti in prefettura ma anche lì c’è stato il classico buco nell’acqua. La città ha fatto festa per Natale con tanto di neve sparata nella piazza del Municipio in occasione di una festa per la legalità organizzata da Comune di Trapani e Questura, a distanza c’era il serale tam tam dei tamburi che vengono battuti sulla nave dagli operai senza più lavoro speranzosi che qualcuno si ricordi di loro.

Alle sorti di questa 30 operai si è interessata la trasmissione “Piazza Pulita” di La 7, ma quando le telecamere dovevano essere accese per la diretta è giunta la diffida dei proprietari del cantiere, la trasmissione ha rischiato di saltare “per occupazione abusiva” del suolo demaniale, i tecnici hanno fatto salti mortali ma alla fine da Trapani il collegamento c’è stato. Una diffida che non suona proprio bene a proposito di annunciata volontà al dialogo del gruppo D’Angelo che adesso ha fatto un’altra diffida stavolta contro gli occupanti della petroliera e del cantiere. Licenziati e pure abusivi.

Ma è proprio vero che il porto e la cantieristica sono così in crisi? A Trapani non tutti la pensano così, qualcuno è convinto che in crisi sono entrati rapporti personali e politici. L’area demaniale oggi occupata dal cantiere Navale di Trapani è un’area che fa gola e altri imprenditori del mare la vorrebbero far propria. Un nome per tutti? Quello dell’armatore Morace, patron del Trapani Calcio e prima ancora deus ex machina della compagnia di navigazione Ustica Lines. Morace, napoletano verace, è arrivato a Trapani da Messina, doveva essere una gita la sua e invece qui si fermò, abbandonando la cantieristica messinese.

Dapprima qualche aliscafo, poi la flotta è cresciuta, negli ultimi anni un investimento di oltre 14 milioni di euro per comprare una serie di navi e traghetti che però spesso sono rimaste ferme in banchina, qualcuna di queste navi è stata usata dalla protezione civile nazionale per portare via da Napoli immensi carichi di rifiuti. Morace ha ora pensato a fare anche un suo cantiere. E ha messo gli occhi sull’area del Cnt. Intanto le sue navi per i lavori in cantiere a quello di Trapani, dietro l’angolo, ne preferiscono uno di Napoli. Il suo sponsor in tutto e per tutto è l’attuale sindaco di Trapani, Girolamo Fazio, che è tanto amico di Morace da avere pensato a lui, e anche alla moglie dell’armatore, per le prossime elezioni a sindaco. Fazio è al secondo mandato non può ricandidarsi ma l’erede vuole sceglierlo lui.

La “Satin” in questi giorni si è fatta risentire. Ha promesso che tutti saranno riassunti ma non ha voluto sottoscrivere la dichiarazione. Poi altra alzata d’ingegno. Gli operai potrebbero diventare padroni di se stessi, entrare come soci nella Satin. E con quali denari? Quelli del “loro Tfr”. Siccome a quanto pare non ci sono nelle casse nemmeno i soldi per pagare il Tfr si fa una manovra tutta sulla carta e quei soldi vengono trasformati in azioni. Chissà se quei pezzi di carta saranno disposti a prenderseli le banche per far credito oppure il supermercato sotto casa dove andare a fare la spesa. Risposta scontata, della serie “non ci provate neppure”. Noi dalla petroliera non ci muoviamo. Contro padroni spietati e sindacati che non sono di tutti i lavoratori.

La parola fine a questa storia è messa da un’altra diffida. Quella fatta sempre dal gruppo D’Angelo a Libera che l’11 febbraio voleva fare svolgere la sua cena annuale dentro al cantiere occupato.

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