giovedì, Marzo 28, 2024
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Confiscati ai mafiosi e lasciati a marcire Usiamoli per i quartieri!

UNA STORIA ESEMPLARE

IL BENE CONFISCATO E ABBATTUTO A SAN CRISTOFORO IN VIA CAPRERA

Il bene confiscato alla mafia al numero civico 28 di via Caprera, di appena 32 mq, apparteneva alla famiglia mafiosa di Santo Mazzei, soprannominata “i carcagnusi”, famiglia legata alla cosca Santapaola.

Santo Mazzei sconta il 41bis e fu nominato “uomo d’onore” dallo stesso Riina nel 1992.

Il bene fu confiscato alla suddetta famiglia nel 1992 ed era adibito a garage o stalla abusiva, dove si tenevano i cavalli per le corse clandestine. Rispetto a tutte le altre case questa piccola costruzione era ben curata e sulla porta c’era scritto a mo’ di intimidazione “fatevi i cazzi vostri”.

Nel 1999 il bene confiscato fu assegnato al Comune di Catania, che avrebbe dovuto utilizzarlo come suggeriva l’Ente di recente costituzione “Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata”, per fini sociali.

Il suggerimento che dava l’Agezia era una scelta di buon senso, in quanto il quartiere di San Cristoforo è un quartiere che presenta problematiche assai gravi come: fatiscenza e precarietà degli edifici, assoluta mancanza di spazi pubblici, di verde e di servizi, e un alto tasso di dispersione scolastica e criminalità, considerando che le strade del quartiere sono prive di segnaletiche stradali, che indicano divieti o direzioni, insomma, una vera “anarchia” urbanistica. Il controllo del territorio da parte della criminalità organizzata individua immediatamente il “forestiero” e a chi chiedeva cosa accadeva al civico 28 di via Caprera difficilmente avrebbe avuto delle informazioni.

Nella lista dei beni confiscati in possesso della Prefettura e in quelle del Comune di Catania il civico 28 risulta un rudere, in netta discordanza con il parere dell’Agenzia. Il Comune sosteneva che fosse un rudere pericoloso per le case vicine e perché poteva essere utilizzato come deposito per nascondere armi o altri affari illeciti. Ma l’immobile smentiva le cose dette dal Comune. Eppure la legge, prima delle modifiche apportate dalla norma n. 50 del marzo 2010, non prevedeva la demolizione di un bene dello Stato. La concessione di poterla abbattere fu data a patto che l’area venisse utilizzata per scopi sociali. Il Comune, che all’ultima richiesta di aggiornamento della Prefettura aveva risposto che il locale non era ancora stato demolito perché era indeciso su cosa farne e come utilizzarlo, ha difatto nel mese di novembre dello scorso anno, demolito quello che definiva un rudere.

Nell’elenco dell’Ente di recente costituzione al quale spetta in via esclusiva il potere decisionale sui beni confiscati, l’edificio di via Caprera risulta essere consegnato come sede per le organizzazioni sociali.

A nostro parere l’indicazione dell’Agenzia era più che giusta in quanto in quel luogo si sarebbe potuto creare un presidio di legalità e per la politica sociale.

Quello di via Caprera a Catania è solo uno dei sessanta beni, aziende escluse, confiscati nel Comune di Catania per un valore di quasi 8,5 milioni di euro. Di questi solo cinque sono utilizzati.

Fra i beni consegnati e utilizzati c’è quello di via Grasso Finocchiaro, 112 a Catania nel quartiere di Picanello al coordinamento provinciale dell’Associazione “Libera” di Catania e all’Associazione “Addio Pizzo”.

Quest’ultimo è un appartamento trovato in condizioni fatiscenti e che è stato recuperato e restaurato dopo diversi anni grazie ai contributi dei fondi speciali della Provincia Regionale di Catania la cui inaugurazione fu fatta alla presenza del presidente Castiglione.

Mentre invece il bene cosegnato al Centro Astalli che lavora a sostegno e all’assistenza degli emigranti e sito nel quartiere di San Giorgio a Catania, dopo poco tempo dalla cosegna è stato sequestrato perché pare non avesse le caratteristiche indicate dalle normative sulla sicurezza per gli stabili. In fine c’è da dire che i contratti di comodato d’uso gratuito stipulati dal Comune di Catania sui beni confiscati è di appena solo due anni, il che è un tempo troppo breve e scoraggia le tante organizzazioni sociali che volessero chiedere l’utilizzo di un bene confiscato, così come è successo all’Associazione Fiadda Onlus una delle prime a chiedere l’utilizzo di un bene confiscato alla mafia all’allora sindaco di Catania Scapagnini, confiscato nel 1986 al boss Benedetto Santapaola e assegnato al Comune fin dal 1999. Da allora è stata una lunga battaglia e attesa, fino a quando nel 2009 l’appartamento è stato assegnato. Per questo bene è già stato stanziato un finanziamento, ma i lavori non sono ancora iniziati. L’Associazione è costretta dunque a operare in un’altra

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