venerdì, Aprile 19, 2024
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Chinnici, Radio Aut, e le indagini su Peppino

Promemoria

All’attenzione del giudice Chinnici

“Pur non volendo entrare nel merito delle sue competenze, sottoponiamo all’attenzione della S.V. alcuni punti ai quali, a nostro parere, nel corso delle indagini, non si è prestata sufficiente attenzione:

1) La torre di controllo dell’aeroporto dista dal luogo del delitto circa 500 metri. L’onda di luce, o la sua rifrazione sulla vicina montagna, causata dall’esplosione, avrebbe dovuto, necessariamente, essere notata dalla torre: riteniamo occorra una testimonianza degli addetti al lavoro e il prospetto del traffico aereo della sera dell’8-5-78, comprese le condizioni di visibilità, nel caso che l’esplosione fosse avvenuta in coincidenza con la partenza di qualche aereo che ne abbia potuto, in parte, coprire l’esplosione;

2) Tabella del traffico ferroviario dell’8-5 per delimitare il tempo intercorso dal passaggio dell’ultimo treno a quello del mezzo che ha rilevato la rotaia divelta;

3) La mattina del 9-5 i carabinieri di Terrasini si presentavano alla sede di Radio Aut aprendo con una chiave, che affermavano essere quella dell’Impastato. Siamo tutti certi che Peppino teneva questa chiave nella tasca destra dei pantaloni, separata dalle altre. Come mai i carabinieri sapevano che quella chiave isolata era quella della radio? Inoltre, la persona che ha raccolto i resti, tal Liborio, necroforo comunale, disse in giro che i carabinieri gli avrebbero detto di cercare in un determinato posto, dove, tra le pietre, egli avrebbe trovato la chiave. Riteniamo opportuna una verifica.

4) Il casello ferroviario dista circa 500 m. dal luogo dell’esplosione: come mai il casellante non ha sentito niente? Riteniamo opportuno risentire la versione di costui e, se fosse necessario, ripetere l’esplosione nello stesso posto, onde accertare un’eventuale falsa testimonianza;

5) Se è vero che l’esplosivo era del tipo DNT, usato nelle cave, controllare i registri di carico e scarico d’esplosivo della cava di pietrisco di Manuele Finazzo, distante poco meno di 600 m. dal luogo dell’esplosione, delle cave di sabbia dei D’Anna, noti mafiosi di Terrasini, di Caruso, anch’egli di Terrasini, nonché delle cave di pietrisco di Giacomo Impastato e di Pastorelli, in contrada Cippe, vicino Montelepre;

6) Prendere atto della versione di Giovanni Riccobono, venuto quella sera da Palermo, dove abitava nei giorni lavorativi, per avvisare Peppino Impastato che “doveva succedere qualcosa di grosso a Cinisi”, stando all’avvertimento fattogli dal cugino, e, di conseguenza, interrogare quest’ultimo: la pista potrebbe rivelarsi fondamentale;

7) Prendere atto della testimonianza di Vito Lo Duca che, quella sera, in macchina con Matteo Giammanco, è stato seguito, per parecchio tempo, dalla macchina di Pizzo Salvatore, abitante in via Caruso a Cinisi, indagando su eventuali connessioni dello stesso con ambienti mafiosi;

8) Circa dieci giorni prima del delitto, il motore della macchina di Peppino aveva subito uno strano guasto, dovuto all’immissione di zucchero e nafta nel serbatoio della benzina. Riteniamo opportuno sentire, in merito, il sig. Saverio Orlando, (via Nazionale, Cinisi), che è il meccanico che ha riparato la macchina;

9) Prendere atto del bollettino “Dieci anni di lotta contro la mafia” edito dalla Cooperativa editoriale Centofiori, e, in particolare, dei volantini scritti da Peppino ed ivi pubblicati a p. 10, con specifiche accuse ad alcuni individui e verso alcune speculazioni;

10) Prendere atto di alcuni passaggi della trasmissione “Onda Pazza”, di cui consegniamo i nastri, e del modo in cui erano ridicolizzate le figure di alcuni mafiosi ed evidenziate alcune speculazioni, in particolare l’approvazione, in via segreta, dei due progetti del palazzo a cinque piani del Finazzo, che gestiva, assieme al citato fratello Manuele, la cava, e del progetto di costruzione di 600 mq. di seminterrati al camping z 10. Verificare la delibera del Consiglio Comunale;

11) Prendere atto dell’agenda di Peppino e della sua richiesta di comizio per il 12-5, presentata ai carabinieri;

12) Prendere atto degli appunti di Peppino, presumibilmente la scaletta di un comizio, in cui si denunciano alcune speculazioni dell’amministrazione locale;

13) Prendere atto delle foto della mostra del 7-5 e dei fatti ivi denunciati: tale mostra precede di un giorno l’assassinio;

14) Testimonianze sui contenuti dei comizi di Impastato;

15) Prendere atto delle strane effrazioni ad opera di ignoti, in cui niente è stato portato via, verificatesi giorni dopo l’omicidio, nelle case di campagna di Benedetto Cavataio, di Giuseppe Manzella, di Ferdinando Bartolotta e, per ben cinque volte, a casa della sig.ra Fara Bartolotta, presso la stazione, domicilio abituale di Peppino. Con ogni probabilità chi ha scassinato cercava qualche eventuale dossier scritto da Peppino, sulla cui esistenza a Cinisi si era sparsa la voce;

16) Indagare sulle forniture mafiose fatte ai cantieri Mazzi e Romagnoli, per la costruzione dell’autostrada Punta Raisi-Mazara: in ciò sono implicati il solito Finazzo, i soliti D’Anna, Caruso, Impastato, Pastorelli: con quest’ultimo sembra lavori anche un geometra-capo dell’ANAS, Pino Lipari, azionista, nello stesso tempo, del villaggio turistico Z 10 e figlioccio del defunto mafioso Sarino Badalamenti, oltre che visitatore assiduo del di lui cugino Gaetano. Tali attività speculative sono state oggetto di denuncia in pubblici comizi, in particolare dell’ultimo, tenuto domenica 6-5 da Impastato;

17) Accertare la provenienza del pezzo di tela di sacco, sporco di sostanza gelatinosa di colore argenteo, in cui presumibilmente era avvolto l’esplosivo, telo ritrovato e consegnato ai carabinieri da alcuni compagni di Peppino (Faro di Maggio ed altri).

Conclusione: la presenza, scontata, di Peppino al Consiglio Comunale, sarebbe, senza dubbio servita a documentare, con dati più precisi, le accuse sulla gestione amministrativa locale, dati i suoi poteri di consigliere. Dette accuse, formulate durante i comizi o per via radio, potevano essere anche ignorate dalle autorità, una volta ufficializzate in Consiglio comunale con interrogazioni, interpellanze, interventi, avrebbero inevitabilmente avuto ben altra efficacia: infatti, sulle stesse, né il Consiglio comunale né le autorità avrebbero potuto omettere un’indagine formale: Peppino Impastato consigliere comunale sarebbe stato ben più pericoloso di Peppino Impastato semplice militante comunista. Egli è stato ucciso proprio nel momento in ci stava conquistandosi quel consenso popolare, confermato dalla numerosa presenza di ascoltatori ai suoi comizi e dai risultati della domenica successiva alla sua morte, quando, com’è noto, la lista di Democrazia Proletaria ha ottenuto il 6,5% di voti e Impastato ha riportato il maggior numero di suffragi, risultando eletto.

Per qualsiasi altra delucidazione i redattori di Radio Aut e i militanti di D.P. di Cinisi si ritengono a disposizione della S.V.

La Redazione di Radio Aut”

 

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