venerdì, Dicembre 5, 2025

Autore: redazione

-rete-Cronaca

Infilitrazioni mafiose a Catania

Orazio Buda gestiva anche il chiosco comunale di Villa Pacini.

Orazio Buda, considerato dagli investigatori “elemento carismatico del sodalizio mafioso” e da alcuni collaboratori di giustizia “trafficante di droga per il Clan Cappello”, è oggi sotto i riflettori perché, in quanto dipendente della società Caffè Napoleon, gestisce i parcheggi delle spiagge libere. A seguito dell’operazione antimafia Prato verde, gli sono stati confiscati beni del valore di 600mila euro. Tra questi c’è anche il chiosco comunale di Villa Pacini.

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-rete-SocietàStorie

“Gentaglia a noi? Solo perché facciamo il bagno?”

Ad Augusta si lotta per il promontorio di Punta Izzo

“Ero con mio marito sugli scogli, c’eravamo arrivati in barca. Ad un tratto vengono i carabinieri e ci dicono che lì non possiamo stare e che ci conviene andarcene subito perché altrimenti non ci saranno soldi che potranno bastare per pagarci l’avvocato!”. Punta Izzo, uno dei tratti di costa selvaggia più belli dell’isola, non è fruibile dai cittadini, o meglio: non è fruibile da tutti i cittadini. È zona militare – dicono – ma in realtà se paghi e mostri il pass puoi tranquillamente balneare.

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-rete-Cronaca

Messina, crocevia delle mafie

cosa nostra palermitana, cosa nostra catanese e la ‘ndrangheta calabrese

È questa la fotografia scattata dalla Direzione Investigativa Antimafia, nella sua ultima relazione semestrale presentata al Parlamento Italiano, sulla presenza delle organizzazioni criminali nel territorio della ex provincia di Messina. Tradizionalmente i gruppi mafiosi sono stati principalmente operativi nella fascia tirrenico-nebroidea, che risulta essere controllata dalle famiglie barcellonese e tortoriciana, strutturalmente organizzate e operanti in maniera del tutto omologa a cosa nostra palermitana.

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-rete-CronacaPolis

“La votazione è chiusa, la delibera è approvata”

Il secondo rendiconto 2015 passa al consiglio comunale di Catania, l’opposizione non esiste.

“Ma come, non eri contrario?”- “No, l’avevo detto che ero comunque a favore!” E’ appena finita la votazione ed Erika Marco, del Megafono, se ne vuole andare. Prende il cordolo che separa i seggi dal pubblico e lo lancia a terra con forza, poi esce dall’aula a grandi passi. “Avrà votato sì a denti stretti” commenta una giornalista. Per molti il sindaco ha usato il secondo rendiconto 2015 per piegare il consiglio comunale: la delibera doveva passare.

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