mercoledì, Maggio 8, 2024
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“La votazione è chiusa, la delibera è approvata”

TIl secondo rendiconto 2015 passa al consiglio comunale di Catania, l’opposizione non esiste.

“Ma come, non eri contrario?”- “No, l’avevo detto che ero comunque a favore!”.

Il trenino dei turisti davanti al municipio di Catania in piazza Duomo, foto Alberto Incarbona

E’ appena finita la votazione ed Erika Marco, del Megafono, se ne vuole andare. Prende il cordolo che separa i seggi dal pubblico e lo lancia a terra con forza, poi esce dall’aula a grandi passi. “Avrà votato sì a denti stretti” commenta una giornalista. Per molti il sindaco ha usato il secondo rendiconto 2015 per piegare il consiglio comunale: la delibera doveva passare.

All’inizio della seduta alcuni dipendenti del comune erano presenti in aula, protestavano perché stanno aspettando i soldi. “Cunnuti e sbirra ca su iddi! – dice uno seduto su una panca– Si s’inccucchiano i me fila succede a valli, a munnizza cu c’a cogghi aora?”.

Giuseppe Catalano, del Patto per Catania, fa notare che Bianco ha promesso ai sindacati di pagare gli stipendi quando il rendiconto sarebbe passato: “Uno della Cgil mi ha detto ‘la paga ce l’avete voi in consiglio’. Io non voglio votare senza che nessuno mi tiri per la giacca: cà i così s’abbessunu come vogliono loro.”. Ma al momento giusto manda giù la pillola amara: vota sì. Subito Manlio Messina urla da lontano: “Ma come, non eri contrario?”. E Catalano replica, alzando le spalle per discolparsi: “L’avevo detto che ero comunque a favore!”.

I no sono quattro, tre di Grande Catania e uno del Partito Democratico: “Dov’è l’opposizione?” chiede a gran voce Andrea Barresi. “Non esiste” si potrebbe rispondere. O almeno ieri sera non c’era, perché i presenti non stavano discutendo su un rendiconto, ma se erano d’accordo o meno a far venire un commissario dalla Regione. Se la delibera non fosse passata, infatti, la Corte dei Conti avrebbe avuto un motivo in più per commissariare il bilancio del comune.

Se accadrà, i soldi non potranno essere gestiti liberamente. Ecco perché il sindaco si sbriga a nominare consulenti personali e dirigenti amministrativi, anche prendendoli dalle segreterie dei partiti avversari.

L’assessore Girlando è sfinito, dopo tre ore e mezzo parla ai consiglieri prima della votazione: “Con questo rendiconto risolviamo la copertura di disavanzo 2015 e il fondo crediti passibili esibibili”. In pratica due su undici criticità indicate dalla Corte sono state allontanate, ne rimangono nove. “ C’è la preoccupazione da parte dell’amministrazione di farci apparire in una serena tranquillità, che invece non esiste”. A parlare è Sebastiano Arcidiacono, del Partito Democratico: fa parte della maggioranza e si è astenuto.

Ad un certo punto la presidente del consiglio Francesca Raciti annuncia al microfono: “La votazione è chiusa, la delibera è approvata. Il terzo punto all’ordine del giorno slitta a settembre”. Raciti continua a parlare e l’aula si svuota lentamente, sono le undici e un quarto, in pochi rimangono. L’assessore Di Salvo scende le scale verso il piano terra, D’Agata era già andato via.

Davanti al municipio, in piazza Duomo, c’è il trenino dei turisti, tutti impegnati a guardare nella direzione opposta al grande portone, mentre la voce registrata del megafono tranquillizza le persone a bordo: “E quella è la fontana .. chiamata dai catanesi ‘L’acqua ‘o linzolu’ perché il getto è così fine da sembrare un tessuto morbido. Se vi girate, dall’altra parte…”.

 

 

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