martedì, Novembre 12, 2024
IntervisteStorie

“Nell’agenda rossa la trattativa che ha ucciso Paolo”

Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso nel ’92, da anni si batte per denunciare la scomparsa dell’agenda contenente gli appunti riservati del magistrato

Cosa rappresenta per te la scomparsa dell’Agenda Rossa di tuo fratello?

Rappresenta la scomparsa degli ultimi 57 giorni di indagini di Paolo. Che sono un punto cruciale della strage di via d’Amelio. Quello che Paolo aveva annotato in quell’agenda racchiude l’infame trattativa tra pezzi dello Stato e l’antistato e sono fermamente convinto che questa maledetta trattativa abbia determinato l’assassinio di mio fratello. Ritengo inoltre che il silenzio che per vent’anni è stato tenuto su questo patto tra Stato e mafia si basi sui ricatti legati a quell’agenda rossa. Oggi finalmente sappiamo di questa trattativa grazie alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia come Gaspare Spatuzza e di un personaggio (seppur controverso) che sta collaborando con la giustizia, come Massimo Ciancimino. Quell’agenda rappresenta a tutti gli effetti lo snodo della storia di questa disgraziata Seconda Repubblica.

Al di là del proscioglimento di Arcangioli per quali motivi secondo te questo ufficiale dei carabinieri ha chiamato in causa magistrati che non c’erano in via d’Amelio o altri come Ayala che, seppur presenti in quel momento, negano con forza la loro versione dei fatti?

A mio parere questo furto è stato progettato nei minimi dettagli affinchè di quell’agenda non si sapesse mai più nulla. L’agenda è stata sottratta e poi la valigetta è stata rimessa sul sedile posteriore della macchina di Paolo in maniera tale che potesse passare inosservata e potessero passare degli anni prima che partissero le indagini su quella sparizione. Personaggi come Ayala, o come lo stesso Arcangioli, si sono potuti trincerare dietro la giustificazione dell’affievolirsi dei ricordi, o dietro il non ricordo. Stessa giustificazione utilizzata da tante altre persone coinvolte nella trattativa, o nella stessa sparizione dell’agenda rossa. Il fatto di chiamare in causa personaggi plurimi è tipico dei depistaggi, così da rendere lo scenario talmente confuso da potere impedire di arrivare alla verità. Purtroppo c’è da dire che si è cercato di arrivare alla verità solo dopo che erano passati tanti anni dalla sparizione dell’agenda. E questo rende tutto molto più difficile. Non dimentichiamoci che sul mistero dell’agenda rossa è stata messa una pietra tombale con una sentenza di proscioglimento giunta fino in Cassazione. Tutto questo senza che l’opinione pubblica reagisse come avrebbe sicuramente fatto se questi eventi giudiziari fossero avvenuti immediatamente dopo la morte di Paolo quando l’attenzione della società civile era ancora viva. Se non ci fossimo stati noi ed alcuni giornalisti a cercare di scoprire cosa era successo veramente attorno a questa sparizione sarebbe caduto l’oblio. Spesso negli incontri pubblici che ho mi capita di dovere spiegare cosa sia l’agenda rossa e che cosa rappresenti. Perché purtroppo non c’è da parte dell’opinione pubblica una conoscenza dei fatti.

Nel decreto del G.I.P. di Caltanissetta, relativo agli ultimi arresti legati alle indagini di via d’Amelio, viene definitivamente sancito che la trattativa Stato Mafia c’è stata, che tuo fratello ne sarebbe venuto a conoscenza e che questo avrebbe accelerato la sua morte. Che cosa comporta questo nella tua ricerca della verità e cosa cambia dal primo momento nel quale hai iniziato questa ricerca?

Spesso in passato sono stato addirittura accusato di essere disturbato mentalmente per aver sostenuto che mio fratello fosse stato ucciso a causa della trattativa. Oggi finalmente questo dato viene riconosciuto a livello giudiziario. Il dispositivo del G.I.P. di Caltanissetta, così come la sentenza Tagliava, sono per me molto importanti. Non tanto per una sorta di rivalsa, ma perché ritengo che facciano avvicinare il cammino della verità a quello della giustizia. Spero che tanti personaggi anche delle istituzioni, che finora hanno mantenuto un silenzio probabilmente per una rete di ricatti incrociati, escano allo scoperto. Qui non siamo di fronte ad una sola trattativa, ma a due trattative. La prima riguarda la vecchia sinistra democristiana i cui componenti volevano salvarsi la vita e quindi avevano bisogno di intavolare determinati patti con la mafia, la seconda invece coinvolge il partito emergente che avrebbe preso il potere negli anni successivi (Forza Italia, ndr). A fronte delle nuove indagini spero con tutte le forze che si possa fare luce su certi silenzi. D’altra parte un personaggio come Nicola Mancino (che sinora ha pervicacemente negato certe circostanze sulla conoscenza della trattativa) è arrivato a cambiare strategia difensiva così come ha lasciato intendere nell’ultima intervista quando ha sottolineato di essere stato “usato” per questa trattativa e poi messo da parte. A questo punto spero proprio che si faccia luce sui suoi silenzi e sulle sue nuove dichiarazioni. Personalmente ripongo una grande fiducia nei magistrati di Palermo e Caltanissetta che stanno conducendo queste indagini. Prima di raggiungere mio fratello ho ancora la speranza di poter conoscere la verità a livello giudiziario. Per il resto io la verità la conosco già, magari non conosco tutti i nomi, ma almeno so chi sono i responsabili morali di quella strage.

Nonostante l’evidenza delle contraddizioni emerse dalle dichiarazioni di alcuni uomini delle istituzioni – che di fatto sono “responsabili morali” di quella strage – fino a che punto pensi che riusciranno a coprire il proprio coinvolgimento in queste stragi di Stato?

Se a questi magistrati verrà permesso di lavorare si potrà arrivare alla verità. E’ evidente che certi personaggi non si sarebbero mai presentati davanti l’autorità giudiziaria se non fossero stati chiamati direttamente dai magistrati. D’altra parte gli attacchi che vengono perpetrati verso quei magistrati sono sempre più violenti, finalizzati a delegittimare il loro lavoro. Si tratta di un attacco bipartisan, come bipartisan è il silenzio che è stato mantenuto sulla trattativa. D’altronde anche i recenti attacchi alla figura giuridica del concorso esterno, voluta da Paolo Borsellino e Giovanni Falcone e impiegata per il maxi processo, sono un chiaro sintomo del fatto che qualcuno vuole già preventivamente evitare che certi tipi di accusa possano essere contestate.

Cosa temi maggiormente per quanto riguarda l’incolumità dai magistrati che stanno lavorando per dipanare le ombre che sovrastano la trattativa?

Temo fortemente che non potrebbero più bastare i metodi adoperati contro i magistrati dopo la strage di Capaci e la strage di via d’Amelio e cioè i provvedimenti disciplinari, le avocazione dei processi ed altro; penso piuttosto che, come è sempre successo quando ci si avvicina troppo alla verità, la “partita” si fa molto pericolosa. Temo addirittura anche per l’incolumità fisica di questi magistrati. Il periodo delle stragi potrebbe ritornare.

In questo momento che ruolo gioca l’opinione pubblica, e soprattutto quanto può contare una richiesta più incisiva di giustizia e verità da parte della società civile?

L’opinione pubblica ha un ruolo chiave. Quando Paolo fu deferito al Consiglio Superiore della Magistratura fu la spinta dell’opinione pubblica a fare pressione sul CSM che aveva provato a mettere Paolo all’angolo. Mio fratello in quel periodo disse addirittura che aveva avuto timore di perdere il suo lavoro. Anche adesso credo che l’attenzione della società civile sia fondamentale per impedire che la storia del nostro Paese si ripeta. Per questo noi come “Movimento delle Agende Rosse” ci siamo riuniti in una scorta civica (che chiaramente non può difendere fisicamente questi magistrati) che possa fare sentire la nostra vicinanza a questi magistrati onesti che spesso lavorato in completa solitudine. Facendo sapere che “vigiliamo” cerchiamo in qualche maniera di impedire che certi eventi si possano ripetere. Se invece saremo minoritari (come purtroppo siamo) sarà meno incisiva la nostra vicinanza, ma non per questo diminuiremo il nostro impegno.

Recentemente hai scritto che questo è “il tempo della lotta”.

Sì, questo è il momento della lotta perché l’azione di questo sistema di potere di mantenere nascosta la verità sui responsabili materiali e morali di questa strage è sempre più virulenta. A questo punto è indispensabile che anche la reazione dell’opinione pubblica sia più forte. Se fino a oggi stavamo aspettando che questi magistrati potessero accompagnarci nella storia della verità, adesso dobbiamo lottare perché a questi magistrati non venga impedito di proseguire sulla strada della verità. E’ questo lo scopo di questa lotta.

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