Uno e tanti
Questo non è Falcone, e neanche Borsellino. È solo un ragazzaccio siciliano, borgataro, uno dei tanti. Non ha mai visto Falcone, ma ha combattuto per lui. Pistole in faccia, spacca-testa, fughe, combattimenti, fame. E ora eccolo qua. Uno dell’antimafia, un senza- nome. Non chiede niente. Lotta.
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“Maestà, signor Presidente. questi sono i compagni miei”. Li porterei in fila davanti a lui, sull’attenti. Il nero, il siciliano, la biondina, il ragazzo. Li passerebbe in rassegna, coi corazzieri alle spalle, guardandoli negli occhi a uno a uno. Poi… Ma questo non può essere. “Non hanno scarpe per camminà…”. E certo, non sono cosa da palazzo. È solo un sogno impossibile, strampalato. Ma sognare non è vietato.
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E voi, compagni illustri, gente perbene. Lo so che non c’è tempo, che avete tanto da fare. Ma tutto comincia da qui. Se non ascoltate noi poveri, noi che lottiamo, non crediate che i discorsi vi facciano ascoltare. Cerimonie, dibattiti? Noi, quaggiù, lottiamo. Non abbiamo mai smesso e non smetteremo.
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“Noi” vuol dire tante cose. Per esempio – piccoli, incancellabili – noi dei “Siciliani”, Non siamo pre. suntuosi, uniamo tutti, Sempre fatto cosi: tante città e tante teste, libertariamente. Però, intanto noi combattiamo. Non dovete accodarvi, ma fare folla.
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L’estate sarà terribile: mettersi insieme, organizzarsi, fare cose. Dai monitor esce l‘immagine dei mostri. Non son virtuali: sono veri. Uccidono. Esistono, orrendamente. Ma esistiamo anche noi, Siamo di più, siamo tanti. Loro sono uniti e feroci. Dobbiamo stare insieme pure noi.
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Lascia che i vecchi dormano, hanno sofferto tanto. Ma tu, ragazza mia, ma tu ragazzo? Non è per niente facile dirti “Vieni!”. E’ una bella parola, ma poi c’è da pagare. Lavoro duro, serio, non gaie parole. Fatica, disciplina, lacci stretti. Forse di peggio. Non ho altro da dirti. Il viso di Falcone e Borsellino, la faccia del nostro compagno qua sopra. Quelli – nel loro istante – sorridono, Questo è duro, deciso, siciliano. Brutta faccia, Un uomo.
