mercoledì, Dicembre 11, 2024
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Un viaggio andata e ritorno

ANDATA

I confronti con la primavera sono tanti. Con quella primavera per intenderci. A me oggi, 26 maggio, sembra che sia estate. Mentre ascolto le parole di Rita, nella piazzetta antistante la stazione dei treni di Messina, sento odore di pelle al sole, di spiaggia insomma. E poi sento odore di vittoria; questa vittoria, nostra, di questi 1200 ragazzi che insieme si sono spostati per un ideale.

“Votiamo per tornare, non torniamo per votare”, diceva uno striscione preparato da alcuni ragazzi. Non è proprio così. Oggi mi rendo conto che torniamo per questa energia, che le Rite passano, ma noi rimaniamo, insieme a questo treno, che rappresenta di per sé una vittoria politica. “Manco Garibaldi” diceva un altro striscione, riferendosi allo sbarco dei mille. Noi però eravamo di più.

Rita era salita sul traghetto che partiva da Villa S.Giovanni. Sembrava commossa e sembrava veramente che avesse ottenuto un successo. “Vi voglio bene” e le usciva dal cuore.

Sul treno era stata una esperienza irripetibile. La locomotiva era partita da Milano alle 14.30 circa con tutti gli studenti delle sedi universitarie del nord. Poi era passato da Bologna, raccogliendo centinaia di ragazzi, Firenze, Chiusi, Roma e poi Napoli. Ad ogni fermata il treno esplodeva. Urla, applausi, bandiere sventolanti, cori. Quando il treno arrivava in stazione diciamo che non passava inosservato. E l’emozione per quelli che si apprestavano a salirci era indescrivibile.

Sul treno eravamo tantissimi. 1200 contro gli 800 circa che erano stati previsti. Tutti compressi e pressati, ma felici: in ogni scompartimento si stava almeno in 8, ma ricordo di aver visto 12 ragazzi che stavano in una cuccetta. In ogni scompartimento una festa. A tema. C’era chi suonava la chitarra, chi parlava di politica, chi leggeva, chi amoreggiava, chi continuava a bere vino e rollare sigarette.

In filodiffusione Radio Rita: musica, interviste e informazioni in diretta da uno sperduto vagone del treno. Chi non avesse saputo di questo treno lo avrebbe sicuramente etichettato un “treno della speranza”, tanto era stracolmo. Oggi mi sento di dire che invece era un treno della sicurezza. È sicuro che noi ci siamo. Che vogliamo farne di questa energia?

LS

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RITORNO

E’ il 29 maggio, i risultati sono già definitivi, almeno per quello che riguarda il voto al Presidente. Rita Borsellino è sconfitta, e lo scarto è considerevole, sebbene nelle interviste a caldo i politici parlino di “risultato straordinario”.

Nel tardo pomeriggio la stazione Centrale di Palermo comincia a popolarsi di studenti e lavoratori che aspettano il Rita Express per tornare su. Dove ha stravinto il centrosinistra e il clima è diverso. Gli inviti di Rita a riportare al più presto in Sicilia la preparazione acquisita altrove sembrano ora più difficili da accogliere. “Dice che viene Rita!”. Ora alla stazione sono in centinaia ad aspettare l’arrivederci della sconfitta di queste elezioni (potremmo dire che la sconfitta è la Sicilia, ma non è vero). E Rita arriva, si mette in mezzo ai ragazzi, come al solito, e fa sapere che “sarà per un’altra volta”, come a dire che un’altra volta ci sarà bisogno di tutto il lavoro svolto durante questi mesi, e di tanto altro ancora. Di fermarsi non se ne parla.

Un corteo di facce deluse comincia a salire sul treno. Non ci sono trasmissioni radio dall’interno del treno stavolta, non circolano riviste con la Sicilia in prima pagina, niente distribuzione militante. Il vino c’è. Fra i ragazzi poche dissertazioni politiche – “si sapeva, ma così è troppo” è il tema dominante. Qualcuno riesce ancora a gridare con entusiasmo, “Rita, Rita”, ma a molti quei cori generano imbarazzo, stanno in silenzio.

A Messina ci si ricongiunge coi compagni di Siracusa e Catania, e poi su tutti insieme. Qualcuno sul traghetto continua coi cori. Dall’entusiasmo del viaggio d’andata si passa alla rabbia dei cori contro Cuffaro: “mafioso”, e altro ancora. All’andata, ad attraversare lo stretto c’era anche Rita, all’alba, in direzione Sicilia. Al ritorno è notte. Quando il treno attraversa la Calabria dormono già tutti. Il risveglio ci rivede qui, di nuovo alla nostra università in continente.

AV

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Ritratti di ragazzi che domani saranno adulti.

L.:

Dottorando in letteratura italiana. A Catania, nella sua città natale, aveva provato a fare l’esame per il dottorato; ma “casualmente”  aveva ottenuto un posto senza borsa di studio. Oggi il dottorato lo fa in una città del centro Italia, in una delle cattedre di letteratura più prestigiose d’Italia, arrivandoci da perfetto sconosciuto. Ventinove anni, cresciuto con Gramsci e Marx, laureatosi con un professore che tuttora molti studenti a Catania rimpiangono: Gaetano Compagnino, scomparso qualche anno fa. Nella sua nuova università ha organizzato, insieme ad un gruppo di altri dottorandi e studenti, una serie di incontri sul lavoro precario. È questa, secondo lui, la lotta di classe del nuovo millennio. Ha organizzato e partecipato con gli altri del comitato RitaExpress a dibattiti, incontri e proiezioni. Ci credeva a quel treno gratuito e pieno di studenti. Ma l’ultima volta che era sceso a votare per le elezioni nazionali di Aprile, quando non si respirava perché non c’era posto e le famiglie con i bambini al seguito dormivano nei corridoi, a terra, aveva realizzato che non avrebbe più preso un treno in cui doveva vedere quelle scene. Quella volta ad Aprile, insieme ad altri giovani, aveva tentato di bloccare il treno a Napoli denunciando gravi responsabilità di Trenitalia. Gli risposero i passeggeri stessi: “amuninni ca è taddu! Tanto è stato sempre così”. Ha pagato e finanziato il treno RitaExpress, come tutti. Ma non c’è salito. È andato via in macchina.

Giuliano e Antonio:

“T’immagini a me che lavoro nel campo della moda?”. Siamo sul traghetto, e queste sono le parole di Giuliano. Viaggiava insieme ad Antonio. Li ho riconosciuti subito, in uno degli scompartimenti davanti ai quali ero passato. Sono due dei ragazzi dell’Erroneo, quel giornale catanese nato nel 2001. Una sorta di laboratorio di giornalismo e fumetti. Loro goliardici avevano cominciato a fare inchieste e satira antimafia in Sicilia. Ma poi con i loro articoli verità avevano cominciato a dare fastidio a qualcuno. In brevissimo tempo sono riusciti a collezionare 4 querele ed un debito di 2000 € verso un ex-sindaco di Catania. Ovviamente il loro lavoro era totalmente volontario. Gli avevano fatto capire che potevano parlare solo se “ammaestrati”. E allora la maggior parte di loro emigrò. Oggi Antonio e Giuliano vivono in una casa insieme ad altri studenti. Antonio lavoricchia componendo colonne sonore per tutti i tipi di audiovisivi. Giuliano lavora nel campo della moda: fa il designer, disegna borse per una multinazionale. Il loro impegno non è mai finito sebbene le delusioni. Continuano a fare cose erronee (fumetti, satira e articoli), ma da lontano. E ogni volta che si parla di Erroneo.org è fortissima la malinconia, di un gruppo che si è sfaldato solo perché c’era qualcuno che non voleva. Per la cronaca continuano a fioccare ancora querele verso la redazione, anche se non più in funzione. Oggi siamo a quota 6 complessive. Misteri di internet.

A.: Lui è uno studente di Siena. Calabrese, su quel treno diciamo che non sarebbe potuto salire. Si è finto siciliano per andare a Palermo e respirare la nuova aria di cambiamento politico. Voleva vedere, tastare con mano, parlare con i ragazzi e perché no magari festeggiare la vittoria di Rita.

Nel tempo libero studia la storia della mafia e rilegge e commenta le sentenze del maxiprocesso. Voleva andare a Palermo per conoscere personalmente il giudice Di Lello. Appena arrivato in terra siciliana si è accorto subito, come gli altri, che gli unici cartelloni presenti nelle province di Palermo e Trapani erano quelli dell’Udc, An e Forza Italia. Insomma il centrodestra spopolava, mentre nella città in cui studia non si faceva altro che parlare di questo sogno, di quest’altra storia che tutti volevano iniziare con Rita.

Tullio, Andrea e Alessio:

Potremmo definirli gli organizzatori. Ma forse è meglio dire, con le parole di Andrea, che sono stati “a menu spisa, quelli che hanno gestito la parte burocratica”, e quelli che hanno tenuto le redini del movimento. Esperienza politica poca; ognuno si dava da fare come poteva al liceo, organizzando assemblee, dibattiti e mostre antimafia. Ma la politica è un’altra cosa per loro: non è quella dei partiti e dei personalismi, è piuttosto quella che può scaturire solo da un gruppo che condivide le stesse idee, che si organizza e lavora insieme per un obiettivo concreto, magari sacrificando parte del tempo libero o dello studio. E un po’ di tempo lo hanno sottratto volentieri agli studi di filosofia alla Normale di Pisa. “Recupereremo a Settembre” dicono.

Provenienti da famiglie benestanti e nati nei primi anni ottanta; sono la generazione cresciuta con le immagini televisive delle stragi e de La piovra in Rai.

In coro pensano che questa esperienza sia stata importante perché ha sottolineato la voglia di cambiamento che i ragazzi, anche se emigrati per studiare in giro per l’Italia, hanno per il futuro della Sicilia. Che vorreste fare nella vita? Il politico? Noooo. Solo Andrea ha una convinzione,  gli piacerebbe aprire un cinema di seconda visione a Palermo, perché pensa che l’Italia abbia bisogno di una migliore cultura cinematografica.

Orazio: lo chiamo così solo perché non mi ricordo il nome. Un ragazzo di circa 25 anni che voleva imbucarsi da Siena o da Firenze, senza pagare neanche i 5 €. Noi lo avevamo sgamato e lui era stato ben contento di “pagare il biglietto”. Dalle poche parole che avevamo scambiato, temo che abbia poi votato Musumeci. L’ho rincontrato durante la notte in treno, aveva socializzato con un intero vagone. Mi sa che ballava in corridoio.

LS

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Schede:

– Ma questo viaggio chi l’ha pagato?

In Sicilia circolava la voce che questo treno lo avesse pagato il partito di Rita Borsellino. Si diceva che Rita avesse fatto questo sacrificio economico per sperare di farcela e portare in Sicilia un po’ di voti sicuri. Ho sentito questa teoria in bocca a molte persone: dai miei parenti fino all’ufficio informazioni di Trenitalia. Ma non è così. Il prezzo fissato per il treno di 12 vagoni è stato di 40.000 €, andata e ritorno, da Milano a Siracusa/Palermo e viceversa. Per raggiungere questa cifra, ogni comitato costituitosi nelle sedi universitarie italiane ha organizzato dei momenti di autofinanziamento (aperitivi, proiezioni, cene, ecc.). Poi sono venuti in aiuto anche alcuni deputati e consiglieri, le associazioni e le varie Arci e Cgil sparse per l’Italia. Insomma Rita, di tasca sua non c’ha messo un euro. Trovate tutti i finanziatori sul sito ritaexpress.it

LS

– Che futuro per RitaExpress

Dopo il ritorno del treno, per molti giorni la mailing-list di Ritaexpress ha continuato a intasare le caselle di posta. Negli oggetti delle mail “Non finisce qui!”. I ragazzi vogliono continuare un’esperienza da tutti reputata incredibile. Si pensa di organizzare un incontro a Bologna, o magari a Firenze. Il tema si sa, delle sfumature si deve ancora parlare. Si pensa anche di dare vita a una rete permanente, approfittandone ora che si è ancora in tanti e tutti attivi. E poi un campeggio estivo. Un convegno. “Un’altra storia è cominciata”, si diceva alla partenza. E così sia.

AV

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Articolo a cura di Luca Salici e Antonio Vesco. Le illustrazioni sono di Giuliano Cangiano e Ferro.

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