venerdì, Aprile 19, 2024
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Un prete operaio a Catania

UNA TESTIMONIANZA/

DA LIBRINO AL PIGNO

di Luciano Bruno

E’ la fine degli anni ottanta, a Librino, periferia a sud-ovest di Catania, un gruppo di ragazzini decidono di costruire con le loro mani un campo da calcio. Ogni pomeriggio usciti da scuola si incontrano sotto il portone di Rosso, capelli castani, occhi molto profondi. C’é Pirocchiu, capelli biondi e occhi azzurri, sembra un tedesco.Tigna e Luciano.

E’ il mese di giugno la scuola sta per finire; ed il pomeriggio, nonostante i quasi quaranta gradi all’ombra, riescono a finire il campo. Pirocchiu si occupa di fare i buchi per inserire i pali, Tigna con martello e scalpello in mano toglie i dislivelli dal terreno. Luciano toglie l’erbacce. Rosso va in un cantiere li vicino e chiede al capocantiere, i pali e le traverse.

Dopo settimane il loro campo è pronto. “Immaginavati tutte le partite che potremmo fare, i campionati che si possono organizzare”. Il sogno dura poco. Una mattina mentre Rosso é in cucina, si sente un rumore di una ruspa. Questi si affaccia e vede che stanno abbattendo il campo, scende e va a chiedere spiegazioni:

“Senta, chi sta facennu chistu è u nostru campu.”

“Iu appi l’ordini do Comuni.”

Quel pomeriggio, i giovani sono seduti sulla ringhiera, non hanno dove andare a tirare quattro calci al pallone.

Si alza uno di loro, Luciano : “Carusi o Pignu c’è na sala di giocu, ci iemu? Chi ni pinsati?”.

Il Pigno è il quartiere autocostruito dalla povera gente vicino a Librino. Ci vanno tutti e prendono quello stradone pericoloso che collega i due quartieri. Entrarono nella sala gioco e restano senza parole guardando “quella grande scoperta” Aspettano Pirocchiu: “Carusi dda c’è a carambola, na facemu na pattita?”. Pirocchiu in coppia Luciano, e Minnirossi con Tigna. Quello rimane il loro posto dove incontrarsi.

Alcuni anni dopo, sempre al Pigno, conosco Padre Greco, prete alla parrocchia di San Giuseppe.

“ Senti io vado al Pigno, stasera si riunisce il gruppo vuoi venire?h.

“Sì, meglio di stare solo a casa.”

Quando arriviamo a casa di padre Greco; la prima cosa che mi colpisce è il suo abito sobrio. Ma non è vestito da prete. Tiene la barba, e mi restano in mente quei suoi occhi, la corporatura robusta. Quando ho detto quello che pensavo sulla chiesa mi ha lasciato libero di parlare. “Un prete deve stare fra la gente, insieme agli ultimi.” Lui ha vissuto in questa periferia, una delle tante dove i preti dovrebbero stare.

 

Due scritti di padre Concetto Greco

I deboli in Italia sono usati come cavie. Quello che di male può succedere, succede prima a loro. Di solito solo a loro. Sono i porcellini d’India della nostra società. I canarini usati in miniera per evitare gli incidenti da grisou. I deboli vivono vicino agli inceneritori. I deboli sono espropriati dei loro appartamenti popolari dai delinquenti. I deboli non possono mai permettersi di violare la legge. I deboli non conoscono gli avvocati. I deboli sono i primi a essere derubati dal finto esattore del gas. Dall’offerta della finanziaria a rate. Se un delinquente esce grazie all’indulto è certamente un vicino di casa dei deboli. I deboli non possono ammalarsi, morirebbero. Bevono acqua al cloro, respirano Pm10, hanno il riscaldamento spento. I deboli sono di solito persone oneste. Rispettano le istituzioni. Per questo non sono rispettati.

Ogni buona legge ha bisogno di un periodo di sperimentazione. I deboli hanno questa funzione sociale. E’ meritoria, e preserva le classi più abbienti da conseguenze indesiderate. Un taglio alle pensioni, un nuovo ticket sanitario, la legge Biagi, un indulto produrranno reazioni sociali? I deboli sono qui per questo. Se loro sopravvivono, allora si può fare. Ai deboli va la nostra eterna riconoscenza. Ai deboli voglio dedicare un discorso proto evangelico. Più proto che evangelico. Il discorso della mezza montagna

Beati i deboli, perché di essi sono le periferie.

Beati i deboli, perché saranno consolati da Previti.

Beati i deboli, perché erediteranno i debiti dei genitori.

Beati i deboli che hanno fame e sete della ingiustizia, perché saranno saziati.

Beati i deboli, perché troveranno il pusher sotto casa.

Beati i deboli, perché vedranno la televisione di Stato.

Beati i deboli, perché saranno chiamati populisti.

Beati i deboli a causa della giustizia, perché di essi è il regno di Regina Coeli.

Beati voi deboli quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, vi diranno demagoghi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra funzione sociale: quella di prenderlo nel c..o.”

* * *

E’ vero o non vero che la chiesa ha negato i funerali a Piergiorgio Welby, per aver rifiutato l’accanimento terapeutico? Come se nel vangelo ci fosse scritto, che qualcuno doveva pur portare una bombola di ossigeno a Gesù in croce, così poteva durare di più e dire qualche altra parola impegnata a san Pietro. È vero o non è vero che la chiesa ha celebrato i funerali a Pinochet, un uomo che ha assassinato migliaia di persone? È vero o non è vero che la chiesa ha celebrato i funerali a Franco? È vero o non è vero che la chiesa ha celebrato i funerali ad un mafioso, della banda della Magliana, dopo essersi levato di torno parecchie persone?

3 pensieri riguardo “Un prete operaio a Catania

  • Santa (Lilli) La Rocca

    Somo commossa io Padre Greco l’ho conosciuto in un momento difficilissimo della mia vita. La mia era un’altra miseria. Mi collegavo alla sua relazione con quegli studenti che aveva educato al Convitto Cutelli. Ero la fidanzata abbandonata di un suo allievo. Lui era un riferimento importante ancora. Toccò la mia disperazione che io sento ancora oggi come una delle grandi numerose ingiustizie che mi sono toccate per tutta la mia vita.
    Interruppi i contatti quando partii per gli Stati Uniti e poi la disperazione scemò. Ero spesso al Pigno da lui nella sua abitazione spoglia improvvisata in ogni cosa. Quell’ambiente mi sembrava consono comunque anche se mi sentivo indifferente al mondo. Oggi sono commossa perchè l’intervista mi richiama una realtà percepita ma mai consapevolizzata. Mi ricordo che mi aveva offerto l’opportunità di affogare i miei dolori nella donazione di me in quel posto, una richiesta discreta che rifiutai. Non ero capace di tanto e non lo sono stata per molto tempo finchè il Signore è intervenuto con forza per salvarmi. Spero che dal cielo si ricordi di me, perdoni la mia miseria e accetti il mio grazie. Sono felice di averlo conosciuto e di avere avuto le sue cure. Mi dispiace per tutto il resto. Riposa nella SS. Trinità. Lilli

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  • Ho avuto l’esperienza di frequentaraLo, ( la l è volutamente maiuscola). ho tanti scritti suoi che ne testimoniano la innovativa carità e sono segno rivoluzionario del messaggio di Gesù.

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  • E’ possibile avere copia delle omelie, che inviava ogni settimana ad un gruppo di amici tra i quali anch’io?. La formattazione del pc me le ha fatto perdere tutte.
    Grazie

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