lunedì, Ottobre 14, 2024
-mensile-

Sgarbi, i picciriddi e…

Toglieteli di mezzo se no li uccido”. Certo: non parlano di affari…

 

Dell’ex sindaco di Salemi e noto critico d’arte Vittorio Sgarbi si sanno tante cose, ma che nutra “un odio verso i bambini” è risulta nuovo. Eppure sta scritto nero su bianco su un atto giudiziario. “Il sindaco Sgarbi ha avuto sempre un rapporto diffi­cilissimo con i bambini” recita la testimon­ianza in Tribunale di un suo ex as­sessore, l’avvocato Ketti Bi­vona. “Quando si vedevano bambini in giro, lui diceva: toglieteli di mezzo perché sennò li uccido”. La Bivona è stata sentita a Trapa­ni nel procedimento per l’applicazione della misura di prevenzione e la confisca dei beni contro l’ex deputato Dc Pino Giam­marinaro.

Il contenuto dell’accusa è noto: riguardo all’amministrazione comunale di Salemi, nel periodo in cui c’era a guidarla il critico prof. Sgarbi, Giammarinaro avrebbe eser­citato un preciso ruolo di influenza sulle decisioni del sindaco e della Giunta, sem­pre secondo l’accusa con una impronta di­chiaratamente mafiosa. Caratteristica che Sgarbi ha sempre negato recisamente, e in­vece denunciarono assessori della sua am­ministrazione, come il famoso fotografo Oliviero Toscani, che si dimise. E l’asses­sore Bivona, sentita nel procedimento, ha ricostruito un po’ quello che accadeva du­rante la sindacatura di Vittorio Sgarbi. E i retroscena non sono pochi.

Se i bambini per lui erano come fumo negli occhi, Giammarinaro invece sarebbe stato perennemente il suo punto di riferi­mento. “Appena arrivava a Salemi – ha detto la teste – non faceva altro che chie­dere dove fosse Giammarinaro, chiedeva che venisse chiamato, che doveva stare con lui…Vittorio Sgarbi aveva un rapporto fortissimo con Giammarinaro. Appena metteva piede a Salemi, si rivolgeva a noi e diceva dov’è quel Giammarinaro? Chia­matelo e… si rapportava con lui, parlava con lui, loro parlavano, loro facevano…”.

La sede dell’amministrazione, Sgarbi di fatto l’aveva trasferita in un appartamento di grande bellezza artistica che lui aveva preso in affitto per risiedere a Salemi, “ma con la scusa che in Municipio c’erano la­vori in corso una stanza veniva usata per le riunioni di Giunta, e le altre stanze era­no di sua personale pertinenza”. Riunioni di Giunta che spesso di facevano a notte fonda, alle 2 o alle 3, oppure qualche ora prima dell’alba, alle 5, “lui decideva di fare Giunta e chiamava il segretario gene­rale, poveraccio, o il vice segretario”.

Noi – ha proseguito l’ex assessore – lo dovevamo rincorrere per fare le giunte. Vittorio si muoveva sempre con un codaz­zo, con una corte di…infinita. C’erano bal­lerine, artisti, scrittori…Noi approfittava­mo della sua presenza perché avevamo bi­sogno di indicazioni, lui veniva saltuaria­mente due, tre, volte al mese…”. E mentre si facevano le riunioni di Giunta “Giam­marinaro…poverino veniva anche lui e stava nell’anticamera”. E la storia dei bambini? Presto spiegata 

Ogni anno la scuola elementare per le recite di Natale doveva andare in un locale a Gibellina. A Salemi era stato recuperato un immobile e all’assessore Bivona venne l’idea di proporre al sindaco di concedere alla scuola quel locale: “Lui (Sgarbi ndr) fece un inferno, che schifo, se un bambino mette piede lì, io faccio un macello. Finì così e io mi sono tenuta questa cosa. Poi arrivò l’istanza del direttore della scuola e io gliela firmai e poi mi sfogai con Giam­marinaro…io non avevo nessuna intenzio­ne di fare brutta figura col direttore”.

Una vicenda che nel procedimento ha fatto ingresso per via di una intercettazio­ne in la Bivona pare ricevere da Giamma­rinaro l’assenso a firmare quell’autorizza­zione anche col dissenso di Sgarbi, circo­stanza che però l’ex assessore ha negato: “Sarei stata una cre­tina a fare una cosa del genere…Mi sono solo sfogata come mi sono sfogata altre volte con lui”.

I retroscena dell’amministrazione Sgarbi però non si fermano a queste circostanze. Ce ne sono anche altre. Come quando Sgarbi decise di nominare il cantante Mor­gan come assessore. Erano i giorni in cui era scoppiato lo scandalo per le dichiara­zioni rese dallo stesso cantante a proposito dell’uso di droga che lui aveva fatto, cosa che gli aveva provocato l’esclusione dal Festival di Sanremo. E Sgarbi allora deci­se di nominarlo assessore.

Vittorio ridendo ci comunicò ora lo facciamo venire qua come assessore…era­vamo tutti così, allibiti… dicevamo ma an­cora gente porta? gente che non ci porta niente… cominciava a emergere la delu­sione, la stanchezza. Non arrivavano soldi, non arrivano progetti, non arrivava… non arrivava niente, tranne quella sua potenza mediatica che ci ha resi noti in tutto il mondo. Noi avevamo altri obiettivi per cui ci lamentammo, tutti non solo io…”.

La Bivona ad un certo punto si è messa anche a piangere dovendo ricordare un af­fronto subito da Toscani: “Quando comu­nicai che ero in attesa di un bambino, To­scani mi chiese chi avevo incastrato…Qualche tempo dopo ero presente ad una manifestazione con il mio compagno, Giu­seppe Parrino (figlio della senatrice alca­mese ed ex ministro dei Beni Culturali ai tempi della prima repubblica, Vincenza Bono Parrino ndr), che si presentò a To­scani dicendogli che era lui che si era fatto incastrare”.

Poi i discorsi sono tornati su Sgarbi che invece di parlare di problemi amministrati­vi “guardava le donne e le giudicava a se­condo se avevano o meno i tacchi alti”. E Giammarinaro non si è mai pentito della scelta fatta di candidare e fare eleggere sindaco Vittorio Sgarbi? “A me non me l’ha mai detto, ma…”.

Il discorso è stato completato dall’ex vi­cesindaco Scalisi, uomo di Pino Giamma­rinaro senza dubbio: ha raccontato quando durante una riunione al Kempiski (magni­fico hotel di Mazara del Vallo scelto da Sgarbi per i suoi soggiorni) per parlare del progetto della vendita a un euro delle case terremotate di proprietà comunale (inizia­tiva servita solo a riempire pagine di gior­nali senza altri concreti risultati), ad un certo punto Sgarbi e Giammarinaro si ap­partarono in una stanza, e qualche minu­to dopo si sentì un gran fragore di piatti che si rompevano. Sottovoce, in aula, durante la testimo­nianza di Scalisi, l’ex onorevole Giamma­rinaro ha confermato che Sgarbi gli sca­gliò addosso una serie di piatti che si trovò a portata di mano. Gli avrà gridato anche “capra capra capra”?

salvatore.ognibene

Nato a Livorno e cresciuto a Menfi, in Sicilia. Ho studiato Giurisprudenza a Bologna e scritto "L'eucaristia mafiosa - La voce dei preti" (ed. Navarra Editore).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *