domenica, Aprile 28, 2024
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“Noi siamo di più”

Immaginate una sala di un cinema con 161 poltrone dove siedono ragazzi, giovani, anziani, adulti, bambini e neonati. Chiudete gli occhi e nel momento in cui li riaprite davanti a voi su quelle 161 poltrone occupate da ragazzi, giovani, anziani, adulti, bambini e neonati ci sono solo corpi dilaniati, volti tumefatti, brandelli fumanti, addomi spappolati, crani sfondati, materia celebrare diventata un tutt’uno con il piombo sciolto dei proiettili esplosi.
E’ una raffigurazione raccapricciante. E’ vero. Dà una stretta allo stomaco e guasta i bei propositi che avevate prima di imbattervi in quest’articolo. Mi rendo conto. Scusatemi, davvero. Non vi sto raccontando la trama di un film dell’orrore certo che no. Sono i corpi straziati dai killer che ho visto in tanti anni di cronaca nera. Quei 161 morti accatastati nel cinema, sono morti veri. Sono le vittime innocenti della camorra in quarant’anni di mattanza per le strade di Napoli. Sono le vite umane strappate con immane violenza ai loro affetti dai clan straccioni. Sono le storie dei giusti colpiti dalla barbarie cieca dei gruppi di fuoco che nei decenni si sono affrontati per conquistare per conto dei loro capi, la leadership criminale.
E’ “normale” che tutto questo continui ad accadere nella capitale del Mezzogiorno d’Italia, in un Paese occidentale tra i soci fondatori dell’Unione Europea? E’ accettabile che per altri quarant’anni non si fermi questa carneficina? Le cifre sono cifre.
Dentro quel numero “161” ci sono nomi e cognomi, sogni, intelligenze, desideri, amori, speranze, sentimenti, idealità.
Dentro quel numero ci sono altri lutti: un padre, una madre, una moglie, un figlio, un fratello, una sorella, una fidanzata, un amico che non abbracceranno più.Dopo la resistenza al nazifascismo, le vittime innocenti della criminalità in “tempi di pace” rappresentano il più alto tributo di sangue versato dal dopo guerra ad oggi.
Dopo Pasquale Romano, il 30enne trucidato sotto casa della fidanzata – in una desolata strada di Marianella alla periferia nord di Napoli – a chi toccherà? Alla fine si resta spiazzati, folgorati, commossi di fronte alle parole dei familiari di Pasquale che in punta di dolore ti suggeriscono la risposta che cercavi: “Il mondo non può più girare al contrario. Non bisogna avere paura dei camorristi. Sono loro che devono avere paura di noi. Noi dobbiamo continuare a uscire per la strada a testa alta. Sono loro che si devono nascondere. Noi siamo di più”.

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