venerdì, Marzo 29, 2024
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Mazzarrà (passando per Motta e Siculiana): le dichiarazioni dell’ex assessore Marino alla Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti

Riesplode lo scontro sulla gestione delle discariche private in Sicilia 

In questi giorni la situazione della gestione dei rifiuti siciliana è stata oggetto della visita da parte della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti.

  In precedenza, nel 2010, la Commissione aveva approfondito la “questione Sicilia” e la situazione di emergenza allora presente, verificando alcune situazioni di grande criticità che riguardavano la gestione dei rifiuti.

 Nello specifico – occupandosi la commissione di illeciti collegati al ciclo dei rifiuti, quindi non solo di carattere ambientale amministrativo ma anche su eventuali infiltrazioni della malavita organizzata – venne rilevata una situazione molto problematica per quanto riguardava l’indebitamento degli ATO, che rasentava gli 800 milioni di euro, e per la presenza di impianti dove erano state realizzate importanti indagini sull’infiltrazione di malavita organizzata. Alcune di quelle discariche finite sotto la lente dei commissari sono ancora ancora oggetto di discussione nel messinese e nel catanese.

Nell’ambito dell’approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulla Regione siciliana, è stato ascoltato – il 23 febbraio scorso – anche l’ex assessore Nicolò Marino.

Da magistrato ad assessore

Marino, era magistrato presso la Dda di Caltanissetta, quando venne chiamato da Rosario Crocetta a guidare l’assessorato all’Energia e ai servizi di pubblica utilità della Regione siciliana – autorizzato dal Consiglio superiore della magistratura il 12 dicembre del 2012 – e ha ultimato l’incarico di governo il 14 aprile 2014.

Il contenuto della sua audizione è dirompente, e una parte importante riguarda la situazione di monopolio nella gestione delle quattro grandi discariche private.

Cosa si proponeva di fare Marino non appena insediato?

«Innanzitutto capire nel settore dei rifiuti, di cui mi ero anche occupato come magistrato, alcune problematiche che avevano determinato una situazione di monopolio nella gestione delle quattro discariche private, Catanzaro Costruzioni a Siculiana, Oikos a Catania, Sicula Trasporti a Catania, Mazzarrà Sant’Andrea in quel di Messina.

  Si era arrivati a una situazione di questo tipo perché le discariche pubbliche, sempre e comunque mal gestite, erano pressoché esaurite; quindi vi era un vero e proprio monopolio in tutto il territorio siciliano.

Per assumere le decisioni per quanto riguardava i giudizi instaurati per la vicenda dei termovalorizzatori dalle quattro capogruppo delle ATI che avevano firmato le convenzioni, innanzitutto cercai di capire la situazione; la quale era assolutamente chiara: vi era un problema serissimo nei profili autorizzativi in capo all’Assessorato al territorio ambiente, che avevano determinato quello stato di monopolio delle discariche.

  Con la legge n. 3 del 2013, in pochi giorni riuscimmo da un lato a prorogare per l’ultima volta gli ATO, perché poi fui io a mettere fine agli ambiti ottimali e a quel tipo di gestione, togliemmo l’AIA all’Assessorato al territorio e ambiente, perché il problema era lì, in quanto avevamo capito che il profilo autorizzativo aveva determinato anche situazioni di illiceità, tanto che i lavori della Commissione costituita vennero fatti propri anche dal G.I.P. di Palermo quando è intervenuto sul sequestro della discarica Oikos di Catania e dall’autorità giudiziaria di Barcellona Pozzo di Gotto che è intervenuta per Mazzarrà.

  Quando intervenne però Barcellona io già ero andato via, ma i lavori erano stati fatti sotto la mia gestione. Non avevamo la sfera magica e vi racconto un particolare. All’inizio neanche l’assessore al ramo si rese conto di quello che stavamo facendo, quando se ne resero conto ci fu una levata di scudi: molti dipendenti, compreso quel Canova che poi è stato arrestato per corruzione dall’Autorità giudiziaria di Palermo, decisero di trasferirsi al Dipartimento acque e rifiuti, perché evidentemente pensavano di poter continuare una gestione similare, e chiaramente noi non abbiamo ascoltato.

  Devo dire da subito, perché questa è stata una querelle durissima, che l’Assessorato al territorio e ambiente, direttore generale Gullo, assessore Lo Bello resistettero per la trasmissione degli atti che riguardavano l’AIA, tanto che dopo quattordici mesi non avevamo ancora avuto gli atti».

«AIA e VIA – continua l’ex assessore – erano chiaramente inglobate nell’Assessorato al territorio e ambiente, io dirigevo l’Assessorato all’energia, di cui faceva parte il Dipartimento acque e rifiuti oltre che il Dipartimento energia. Chiaramente togliendo l’AIA eravamo i gestori del procedimento e anche della programmazione che doveva riguardare le varie discariche. Questa fu per noi la conferma dei grossi problemi che si erano verificati».

Marino prosegue la sua relazione e, dopo una parentesi dedicata alla “vicenda termovalorizzatori”, ha spiegato quali erano i suoi programmi per quanto riguardava il resto del settore della regione siciliana in materia di rifiuti.

Il monopolio delle discariche private

«Si voleva innanzitutto iniziare a bilanciare il monopolio dei privati nella gestione delle discariche, perché era una situazione surreale: il gestore privato, dimentico di esercitare un servizio di interesse pubblico (intervenni poi con una circolare in materia), chiudeva la discarica al comune che non corrispondeva il prezzo alle condizioni talvolta dovute a richieste unilaterali di modifica contrattuale da parte del gestore.

  Avveniva il surreale che Monreale andava ad abbancare a Catania, quindi gli autocompattatori viaggiavano, con buona pace della tutela ambientale, per tutto il territorio siciliano proprio per questa ragione. Qualche sindaco nel messinese (non me ne vorranno se ci sono deputati del messinese) un po’ ci ha marciato a non pagare i prezzi di conferimento, però in gran parte il problema era serio e, come sapete, ha determinato l’indebitamento degli ATO e di tutti i comuni.

  Viene dichiarata l’emergenza, il 20 dicembre del 2013 riusciamo a pubblicare tre bandi per tre discariche. Sapevamo già la situazione di Mazzarrà Sant’Andrea, perché avevamo un monitoraggio e prescindendo dai lavori della Commissione sapevamo cosa sarebbe accaduto, quindi uno a Messina, Enna abbancava a Catania, quindi Enna, dovevamo creare una concorrenza su Siculiana e quindi ripotenziare Gela, non perché fosse la terra di provenienza del presidente della regione, ma perché logisticamente si imponeva di intervenire lì.

[…] E Gela. Attenzione, facendo piattaforme pubbliche, quindi non solo la vecchia discarica, ma un impianto dotato di quello che dal 2003 era un obbligo di legge, dimenticato in gran parte del territorio nazionale e sicuramente in Sicilia, cioè la biostabilizzazione».

Dopo avere approfonditamente parlato della necessità avvertita di fare impianti, termovalorizzatori, riciclo dei rifiuti ecc., Marino riprende la questione delle quattro discariche private.

La commissione

«Nel frattempo dovevo formalizzare lo stato dell’arte per le quattro discariche private, quindi costituisco una commissione composta dal mio vice capo gabinetto, il dottor Buceti, un vicequestore che era alla DIA a Caltanissetta con cui avevo collaborato quando ero magistrato, dall’ingegnere Pace e si avvale della presenza di una straordinaria dirigente dell’ARPA Palermo, la dottoressa Di Franco, che sotto il profilo tecnico ha dato un apporto non indifferente ai lavori della commissione».

Commissione che – come sappiamo – ha focalizzato la sua attenzione sulle procedure amministrative che hanno determinato apertura e ampliamenti delle discariche di Siculiana (Catanzaro), Motta Sant’Anastasia (Oikos), Grotte San Giorgio (Sicula rasporti) e Mazzarrà Sant’Andrea (Tirrenoambiente). Marino tuttavia per gli aspetti più delicati chiede e ottiene di secretare la seduta.

«Quello che era emerso – racconta Marino a microfoni di nuovo aperti – e che ci aveva imposto il trasferimento dell’AIA dall’assessorato territorio e ambiente al mio assessorato era assolutamente corretto, e collegandomi con la vicenda di Astro è chiaro che loro sapevano che, se non fosse intervenuto il Governo nazionale e il Ministro dell’ambiente, avrebbero avuto l’ennesima autorizzazione, perché tutte le procedure autorizzative, come vedrete anche per le relazioni di Oikos e di Mazzarà, sono assolutamente surreali, dal mio punto di vista non solo responsabilità amministrative, ma anche responsabilità penali, ma questo non competeva a me valutarlo né allora, né oggi, è una mia valutazione extra ordinem.

  Passiamo a Oikos. Almeno Catanzaro gestiva la discarica in maniera corretta nel rispetto della normativa ambientale, invece Oikos era un disastro, tanto che trasmisi gli atti, perché se ne occupava la procura di Palermo perché le autorizzazioni erano state rilasciate a Palermo, quindi la competenza territoriale era di quella procura, ma per eventuali reati ambientali la competenza è di Catania e infatti sia per Mazzarrà che per Oikos furono trasmessi alla rispettiva autorità giudiziaria anche agli atti della relazione. Credo ci siano dei procedimenti, però non posso aggiungere altro.

  Per quanto riguarda Oikos furono revocate tutte le autorizzazioni precedenti, c’è un problema di post mortem, una situazione gravissima anche sotto il profilo della tutela ambientale».

Conclusa la relazione di Marino e lasciato spazio ai quesiti e osservazioni degli altri commissari, interessante si rivela un intervento del presidente Bratti a proposito di Mazzarrà e Tirrenoambiente.

«Abbiamo parlato molto di questo gestore del gruppo Catanzaro, Sicula Trasporti, però nella scorsa legislatura (ma anche oggi rimangono problemi aperti) è emersa la questione di Mazzarrà Sant’Andrea ed i rapporti con la società Tirrenoambiente che dire discussa è poco. Abbiamo Sicula Trasporti, Oikos, Mazzarrà Sant’Andrea, Siculiana. Vorrei conoscere il suo punto di vista su questa di Mazzarrà Sant’Andrea e della Tirrenoambiente.

  Non so se ci siano delle indagini in corso, si ipotizzano abnormi ampliamenti delle discariche che, come lei ha segnalato, non sono ampliamenti, ma sono veri e propri nuovi invasi. Sarà cura del nostro lavoro di approfondimento in Sicilia capire se questo fosse un modo per rispondere a una situazione di emergenza o sotto vi fosse anche altro, come mi sembra si ipotizzi anche da alcune sue dichiarazioni. Queste erano le cose che tenevo a sottolineare».

Marino, per la struttura nel messinese, non dà molti dettagli, ma fa comunque dei riferimenti molto interessanti.

«Molte delle risposte alle domande poste – dice Marino – le troverete nelle relazioni che sono assolutamente tecniche e molto importanti.

  A proposito della proprietà delle discariche, vi leggo alcuni passaggi per le vasche V1 e V2 di Catanzaro: «Il progetto per la realizzazione delle vasche V1 e V2 in ampliamento della vasca esistente VE è stato approvato dalla Prefettura di Agrigento in data 05/12/2001 in difformità al divieto di autorizzare discariche che non fossero a titolarità e gestione pubblica, ai sensi dell’articolo 5, comma 2, dell’OPCM n. 2983 del 1999». Questa stessa cosa la troverete anche per altre parti.

  Nel 2005 o 2006 ci fu una modifica di questa norma che impediva di autorizzare e far gestire discariche ai privati, quindi molte delle autorizzazioni furono rilasciate palesemente in violazione dell’ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri».

Mazzette alla Regione

E quando alla domanda  del deputato Stefano Vignaroli «se il funzionario Cannova poteva aver agito da solo, se ci fosse il coinvolgimento anche di gente tipo Sansone…», Marino risponde:

«Cannova è una piccola ruota del carro: è tutta la struttura che andrebbe cambiata. Cannova è una pedina, ma personalmente non credo neanche alla buonafede di Gullo, perché uno che firma un atto senza neanche leggerlo (potrete verificare anche con il dottor Lupo questa riunione surreale che c’è stata), tu quantomeno lo cacci. Io ho chiesto più volte a Crocetta di cacciarlo. Alla fine chi fa i controlli ?

  Sapete cosa ha fatto Gullo ? Quando iniziano i procedimenti per Oikos (ancora non avevano fatto gli arresti a Palermo di Oikos) e anche per Catanzaro, nella conferenza di servizi scrive che tutto è a posto, poi ci sono gli arresti e dopo due giorni modifica la linea. Fino al procedimento di secondo livello di Catanzaro ha continuato a sostenere che la biostabilizzazione non andava imposta. Solo Marco Lupo l’ha scritto nella conferenza di servizi, ma io ero già andato via. Questa è la situazione.

  Stiamo parlando della massima autorità ambientale della regione siciliana, e ci volevano gli arresti per vedere queste cose ? Poi il GIP di Palermo utilizzerà anche la relazione Oikos che noi abbiamo scritto.

  Il fatto contestato a Canova è in un periodo successivo, i fatti della procura di Palermo vanno dal 2010 al 2011 se li vedete come contestazioni, noi arretriamo sul processo autorizzativo al 2009 anche per Oikos, quindi come fai ancora a negare l’evidenza, se non sei incapace di intendere e di volere ? Mi sono anche stupido che i colleghi non abbiano attenzionato questi fatti».

Al termine il presidente Bratti, nel ringraziare l’ex assessore Marino per tutta la serie di indicazioni fornite, ha anticipato che riprenderà in mano alcune questioni appena sfiorate nel corso dell’audizione, «perché – dice Bratti – tutta la vicenda della gestione della discarica di Mazzarrà ha tutta una serie di aspetti che non riguardano solo la gestione dei rifiuti.

  C’è anche la questione di Tirrenoambiente, di alcune relazioni che questa società intrattiene e attività in ambito internazionale. Sono cose che comunque approfondiremo con calma».

Quello catanese – concluso il 13 marzo – è stato il primo di tre sopralluoghi che toccheranno anche il resto della Sicilia, con visite anche in provincia di Messina e nei grandi poli industriali dell’isola.

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