martedì, Aprile 23, 2024
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L’ex presidente della municipalità: «A Librino non c’è un voto libero»

Non tutti a livello nazionale conoscono Librino, quartiere disegnato dall’architetto Kenzo Tange in cui abitano più di 80.000 catanesi. Sarebbe la quarta città della Sicilia per densità abitativa. Un quartiere popolare importante e centrale in ogni campagna elettorale, a tutti i livelli: «un serbatoio di voti» lo definisce Rosario Patanè, ex presidente della municipalità. Proprio lui in questi giorni è al centro delle cronache per aver rilasciato a Report dichiarazioni sulla compravendita di preferenze nel quartiere. Quanto vale un voto? Gli aveva chiesto Claudia Di Pasquale durante il servizio “Election test”. «30 euro – rispondeva Patanè -. C’è la crisi». Dopo queste parole, in prima serata su Rai 3, l’ex presidente della municipalità è stato interrogato dalla Digos. Gli investigatori stanno cercando di capire che relazioni ci siano tra le sue dichiarazioni e le storie dei nuovi parlamentari eletti all’Ars, raccontate nel servizio di Report.

Rosario Patanè l’abbiamo sentito qualche settimana fa per un documentario sull’astensionismo in Sicilia, realizzato da ClubSilencio e daSud. Una intervista in esclusiva, di più di un’ora, in cui spiega le dinamiche del voto di scambio, racconta la realtà del sistema clientelare creato dai centri di assistenza fiscale (i cosiddetti patronati) e parla di mafia e imprenditoria.

«Fin dalla nascita era utile che Librino fosse così: un serbatoio di voti – spiega Patanè -. Gli abitanti di Librino non hanno potuto sviluppare mai un senso di appartenenza e cittadinanza a questo quartiere.Librino serve a tutti, soprattutto ai politici: di destra, di sinistra e di centro». Durante le campagne elettorali il quartiere si trasforma. I patronati diventano segreterie politiche di consiglieri comunali, provinciali e regionali. I servizi offerti, pagati dallo Stato, spesso diventano merce di scambio che aspetta solo di essere ricambiata con “voti di cortesia”. «Fare delle bonifiche, ridipingere le facciate dei palazzi, creare delle nuove bambinopoli, risolvere pratiche fiscali semplici e banali diventano dei favori personali, una sorta di sistema clientelare che al momento del voto viene ricambiato – racconta Patanè -. A Librino non c’è un voto libero».

Le elezioni regionali del 28 ottobre hanno fatto registrare un astensionismo record: il 53% dei siciliani, 2 milioni e mezzo di elettori, non si sono recati alle urne. Cosa è successo a Librino? «L’affluenza alle urne è stata molto fredda – racconta Rosario Patanè -. C’è stata la compravendita di voti. Non mi meraviglio. Accade anche a Milano, come nel caso dell’assessore Zambetti. Non è solo coppola e lupara». «Ringrazio che ci sia la crisi – continua, nell’intervista rilasciata per il documentario diretto da Corrado Fortuna e Gaspare Pellegrino prodotto da ClubSilencio e daSud -. Speriamo che in questo modo i politici riflettano e capiscano che non servono questi giochetti per comprare il voto».

Durante la campagna elettorale è stato organizzato un concerto a sostegno della candidatura di Rosario Crocetta, che dal palco ha promesso di creare una zona franca urbana: sgravi fiscali e strumenti economici a favore delle aziende che vogliono investire a Librino. Dopo aver vinto le elezioni, Crocetta ha riunito la scorsa settimana la nuova giunta al Palanitta, il palazzetto dello sport del quartiere: «Ho preso un impegno e lo manterrò – ha detto il presidente della Regione Siciliana -. Librino sarà una zfu dal 2013». «Crocetta? Io personalmente non l’ho sostenuto – conclude Patanè -. Per la sua storia come sindaco di Gela è una garanzia. Non vorrei che in questi dieci anni sia diventato un politico come gli altri».

di Luca Salici e Corrado Fortuna
(ha collaborato Massimiliano Nicosia) 

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