sabato, Novembre 2, 2024
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Le Grandi Opere della famiglia Romeo-Santapaola da Messina

Il collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano, ricostruisce in dibattimento alcuni degli affari di cemento più lucrosi dei Romeo-Santapaola

L’ammodernamento dei padiglioni del centro ospedaliero “Piemonte” e della Cittadella sportiva dell’Università degli Studi; la pavimentazione delle autostrade Messina-Catania e Messina-Palermo; il ripascimento delle spiagge di Rodia e San Saba nella fascia tirrenica della città dello Stretto; la realizzazione della megadiscarica di immondizia nel territorio di Tripi; la costruzione della circonvallazione di Patti e dell’approdo di Tremestieri nella zona sud di Messina; finanche la fornitura di calcestruzzo al general contractor a cui era affidata la realizzazione del Ponte tra Scilla e Cariddi.

Sono alcune della Grandi Opere su cui avrebbero messo gli occhi e le mani i capi-referenti della famiglia Romeo-Santapaola, imputati chiave accanto ad alcuni noti imprenditori e professionisti nel cosiddetto processo Beta, attualmente in corso nell’aula bunker del Tribunale di Messina.

A ricostruire in dibattimento alcuni degli affari di cemento più lucrosi dei Romeo-Santapaola è stato il collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano, già ai vertici della consorteria criminale dei mazzarroti. “Sono nato a Mazzarrà Sant’Andrea e sono domiciliato presso il Servizio centrale di protezione, in atto detenuto per espiazione pena definitiva dal 13 luglio 2018 per l’operazione antimafia Gotha”, ha esordito Bisognano. “Io facevo parte della organizzazione dei barcellonesi dal 1989. Ho deciso di collaborare con la giustizia nel 2010, esattamente iniziai la collaborazione il 25 novembre 2010. Ho conosciuto Piero Santapaola e anche il fratello Enzo: sono i referenti della famiglia Santapaola su Messina. All’epoca mi ricordo che avevano una ditta di forniture di carni o gestione di macellerie a Messina, insieme ad un’altra persona. Gestivano un deposito di carni all’ingrosso all’uscita di Messina Gazzi nei pressi dello stadio Celeste, comunque nella zona verso il mare. In un primo momento ho conosciuto Piero Santapaola, se non vado errato, dopo la metà degli anni ‘90, tra il 1997 e il 1999. Con lui ho avuto un paio di rapporti per dei lavori. Gli presentai Concetto Bucceri e poi avemmo dei contratti perché all’uscita di Messina Centro ci dovevano essere dei lavori all’ospedale Piemonte. Non mi ricordo quale era la ditta che se li aggiudicò all’epoca, però il subappalto lo doveva fare, cioè lo fece, iniziò i lavori che poi non continuò, la buonanima di Michele Rotella. Così mi ero rivolto a Piero Santapaola quale referente per non avere problemi. I barcellonesi da sempre hanno avuto dei contatti con la famiglia Santapaola, sono stati sempre in ottimi rapporti, e in più Piero Santapaola, a mio sapere, era il referente di Pietro Trischitta su Messina. Io non lo conosco direttamente a Trischitta ma è un personaggio della criminalità locale. In ogni caso il principale interlocutore con cui noi barcellonesi eravamo in contatto sempre per i lavori da eseguirsi a Messina era Piero Santapaola, appartenente al gruppo Santapaola. Ora non mi ricordo se a questa impresa di Rotella gli fu messo qualche bidoncino di benzina, qualche cosa. Ebbero però qualche segnale e giustamente Rotella mi chiamò ed io mi mossi subito e parlai con Piero e gli dissi che non c’erano problemi perché Rotella pagava già a noi come impresa, perciò non avrebbe avuto nessun problema a pagare su Messina”.

I pizzi autostradali dei fratelli Santapaola

“Con Piero Santapaola mi dovevo incontrare per un’altra vicenda, ma quella mattina non venne”, ha aggiunto Carmelo Bisognano nel corso della sua deposizione come teste al processo Beta. “Eravamo io e la buonanima di Sebastiano Rampulla che allora aveva l’autorizzazione per potersi muovere e andare a Messina per fare una visita; non mi ricordo se in quel periodo egli era sottoposto alla sorveglianza o all’obbligo di dimora. In quell’occasione ci dovevamo incontrare con Piero, difatti abbiamo aspettato all’entrata lato monte del Policlinico, per far sì che si mettesse in contatto con il padre o il figlio degli Scinardo, personaggi legati al Rampulla che sono dei grossi allevatori, per la macellazione e il commercio di carni fra loro”.

“Con Piero Santapaola ho avuto a che fare per altre questioni. C’era un lavoro che la Tecnis di Catania aveva preso in associata con una ditta di Palermo per la pavimentazione dell’autostrada Messina-Catania e della Messina-Palermo. Non mi ricordo adesso quanto era l’importo dei lavori. Ne parlai direttamente io con Piero Santapaola visto che i lavori ricadevano sia su Barcellona, sulla zona di influenza nostra, che su Messina. Onde evitare che diversi personaggi interferissero, andassero a disturbare o creassero problemi sui cantieri, me la vedevo direttamente io. Così prima mi incontrai col geometra Bonanno tramite Pietro Orlando che me lo presentò alla sede Anas sulla circonvallazione di Catania, e poi direttamente col geometra Ranno nella sede della Siciliana Carbonio che a Fontanarossa, di fronte al Comando Radiomobile dei Carabinieri, loro hanno un deposito di gasolio all’ingrosso. Quando mi sono incontrato col geometra Ranno, lui mi diede una parte dei soldi che poi fu inviata a Piero Santapaola o a Enzo. Questa somma gliela consegnai a Sem Di Salvo e a Piero o Enzo Santapaola gliela diede Sem Di Salvo. Diverse volte erano venuti personaggi a cercare questi soldi, addirittura era venuto un certo Franco che io non conoscevo, Franco ‘u Furnaro gli dicevano in dialetto, il fornaio, ed io non gli avevo dato questi soldi perché non era il mio interlocutore. Ho detto: Guarda, fammi parlare, perché poi lì nacquero delle altre discussioni perché nel frattempo vi era la costruzione della vecchia discarica di Tripi che la gestiva Messinambiente. Lì gli bloccammo i camion a Messinambiente e intervenne questo Franco il fornaio, e nel contempo questo mi cercava i soldi dell’autostrada ed io gli dissi: Senti una cosa, ma tu che c’entri con i soldi dell’autostrada? Mo’ stai venendo con questa cosa, io non ti conosco, conosco sia Piero che Enzo. E tempo prima era venuto Enzo Santapaola, ci eravamo incontrati in località Cantone in un villaggio turistico che noi frequentavamo, il gruppo dei barcellonesi. L’ho messo a disposizione da Sem Di Salvo perché l’incontro me lo creò lui, ed io gli avevo detto la stessa cosa perché Messinambiente stava facendo questi lavori, scaricava la spazzatura, perché loro erano gli interlocutori diretti con i dirigenti di questa società e i soldi non arrivavano. Ho detto: Io, se non arrivano questi soldi, non vi mando neanche quelli che vi devo mandare per quanto concerne l’autostrada…”.

Il collaboratore di giustizia ha ricordato come la Tecnis di Catania fosse interessata ad altri lavori nel messinese oltre a quello della pavimentazione delle due autostrade siciliane. “La Tecnis costruì il porto di Tremestieri, quello dove imbarcano i camion”, ha dichiarato. “In un mio verbale del 28 marzo 2011 raccontai già al Pubblico Ministero che una volta il geometra Ranno mi disse che loro avevano come interlocutori per il pagamento delle messe a posto anche in territori diversi da Catania il gruppo di Picanello in quel momento retto da Carmelo Salemi. Avvenne che Piero Santapaola, il fratello di Enzo, mi disse che intendeva incontrare gli imprenditori della Tecnis che stavano per aggiudicarsi i lavori per l’approdo di Tremestieri di Messina e che voleva sfruttare i miei contatti con quell’impresa. Io parlai con Salemi e si stabilì la percentuale dell’uno per cento, come peraltro si era operato in passato. Io su Picanello conoscevo il reggente che poi fu arrestato, Giovanni Comis. Conoscevo Carmelo Salemi perché me l’aveva presentato Giovanni Comis e lui acconsentì a questa situazione. Poi mi incontrai con Carmelo Salemi e da lì nacque tutto il discorso della costruzione del porto e degli importi”.

“Quando per l’operazione Sistema che fece fare il nostro affiliato Maurizio Marchetta, fui arrestato con Pietro Nicola Mazzagatti, Carmelo D’Amico, Giuseppe Castro, Vincenzo Licata e l’imprenditore Mortellaro, il Mazzagatti, un associato dei barcellonesi di Santa Lucia del Mela, mi raccontò qualche cosa in riferimento a questi lavori del porto di Tremestieri”, ha ricordato Bisognano. “Con il Mazzagatti eravamo detenuti nella stessa cella, la numero 36, secondo piano, insieme a Nunziato Siracusa. In quella occasione il Mazzagatti mi accennò ad un qualche suo ruolo che aveva svolto nell’ambito dei lavori per l’approdo di Tremestieri, su intervento direttivo di Enzo Santapaola fratello di Piero. A tale riguardo egli affermò che Enzo lo stava facendo impazzire per Tremestieri. Io non ho voluto chiedere di cosa si trattasse anche se rimasi piuttosto sorpreso di quest’affermazione dal momento che conoscevo il Mazzagatti come un soggetto che svolgeva l’attività di ristoratore e che non era interessato in alcun modo all’approdo. Lì ci fu un problema, perché da Catania dovevano fare le forniture certi imprenditori, i fratelli Fonte o qualcosa del genere, che erano vicini a Santo Battaglia, al Villaggio Sant’Agata, mentre su Messina c’erano i fratelli Pellegrino che proprio su Tremestieri avevano mezzi e impianti di calcestruzzo. Erano loro che dovevano fare quel lavoro perché era più pratico per Piero riuscire a gestire quella situazione tramite i fratelli Pellegrino”.

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