lunedì, Ottobre 14, 2024
Cultura

Le amiche di Goliarda Sapienza

È cominciata un anno fa. L’indirizzo l’avevamo trovato su uno dei suoi libri autobiografici. Via Pistone n.20, Cata­nia. La casa di una scrittrice.

Dei muri nudi, e un portone di legno tanto consunto da immaginare che fosse rimasto lo stesso dai tempi in cui Goliar­da vi spingeva i palmi giovani, prima di precipitarsi in cortile e su per le scale.

Un gatto, di una magrezza che nulla ave­va a che fare con gli esemplari pa­sciuti e viziati di piazza Teatro Massimo, ci os­servava con occhi scontrosi e indo­cili, la­sciandomi l’immagine che di via Pistone mi sono portata dietro per tanto tempo: un mondo altro, sorprendente­mente sepa­rato dalla città che conoscevo dai pochi e scarni scalini di via Buda.

Così fino al 15 settembre, quando gra­zie a Pina Mandolfo e alla Società Italia­na Letterate, nell’ambito dell’iniziativa Sulle tracce di Goliarda-viaggio senti­mentale e letterario nei luoghi di Goliar­da Sapienza, su quella soglia è stata po­sta una targa: «Questa casa, la strada, i vicoli, Catania, hanno nutrito il genio narrativo di Goliarda Sapienza».

Pochi centimetri di marmo, che però hanno richiesto con gli abitanti del luogo – ai tempi di Goliarda artigiani e «uomini e donne che fanno mercato di loro stessi», e oggi che gli artigiani non esi­stono più solo questi ultimi – una contrat­tazione lunga. Che alla fine ha dato l’esi­to sperato, quello che, ammettendo noi, non solo catanesi perbene – finti, ci avrebbe chiamati Goliarda -, ma donne di tutta Italia, accoglieva di nuovo so­prattutto lei, Goliarda Sapienza, la scrit­trice cresciuta in via Pistone, ma che poi se n’era andata via e che ci ha lasciati, nel ’96, continuando ad avere l’impressione di essere diventata per quei vicoli fami­liari una straniera.

Ed ecco il tour sentimentale, percorso come fa Goliarda in Io, Jean Gabin in poche, frenetiche ore. Il laboratorio del saggio puparo Insanguine, che teneva la sua attività quando le famiglie di pupari erano ben 15 in città, ma che con occhio lungo presagiva la morte per l’Opera dei pupi, e che ora è giustamente ospitato in un museo – quanto avrebbe riso Goliar­da! -, nato dalla dedizione del figlio Mi­chele. Stanze dove i suoi pupi e le merav­igliose scene dipinte ci parlano an­cora.

Il cinema King, quella vecchia sala che poi fu il Cine Mirone che proteggeva Go­liarda dalle brutture del fascismo nu­trendola al calore dei film francesi, un luogo, per noi, dove poter riascoltare la sua voce e osservare meglio i suoi occhi grazie al documentario di Loredana Ro­tondo, Vuoti di memoria.

Palazzo Biscari, simbolo opulento del barocco catanese, la bellezza del quale la scrittrice ha saputo portarsi dietro almeno quanto il sapore dei vicoli. Lì Elvira Se­minara, Giovanna Providenti e Monica Farnetti, studiose, sono intervenute sulla personalità e l’opera di Goliarda, mentre Maria Rosa Cutrufelli, che l’ha conosciu­ta in vita, ha portato la rara testimonian­za di un autoritratto quasi inedito della scrittrice.

Per tutto il percorso, intanto, l’attrice Egle Doria leggeva le pagine di Goliarda, mettendoci contemporaneamente davanti i luoghi e le descrizioni degli stessi. Una meraviglia. S’è conclusa al tramonto, sul­le spiagge della Playa, quel mare simbolo inconsapevole della femminilità, metafo­ra di libertà, di fronte al quale Maria Are­na fa rivivere un momento del suo spetta­colo Io ho fatto tutto questo. Daniela Or­lando, che interpreta la Sapienza, conseg­na a tutte noi le pagine scritte dall’autri­ce. Goliarda ha ancora tante amiche che vanno a trovarla.

 

L’ARTE DELLA GIOIA DI GOLIARDA

Goliarda Sapienza (1924 – 1996), nata a Catania da una famiglia di antifa­scisti, figlia di Giuseppe Sapienza e del­la fem­minista e sindacalista Maria Giu­dice, è stata un’attrice e una scrittrice. Il suo ro­manzo più noto, L’Arte della gio­ia, pub­blicato postumo da Stampa Alter­nativa dopo essere stato rifiutato dai maggiori editori nazionali, ha riscosso un successo insperato in Francia, che è arrivato di rimbalzo anche in Italia.

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