mercoledì, Dicembre 11, 2024
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La distilleria Bertolino si sposta: un buon affare

Tradotto in soldoni ci troveremmo davanti a introiti di circa 15 milioni di euro, con agevolazioni, snellimento di procedure, possibilità di utilizzazione del suolo pubblico, negate di solito ai comu­ni cittadini, o concesse a pagamento, dopo attese e pressioni.

E’ presto ancora per parlare, perché non è stato presentato alcun piano di lot­tizzazione: questa condizione avrebbe dovuto essere una parte integrante dell’accordo, la cui approvazione è di competenza del Consiglio Comunale, al fine di delineare le caratteristiche e la strutturazione della nuova area urbana, gli spazi pubblici, il verde pubblico, i parcheggi e soprattutto l’adeguamento e la funzionalità di un previsto sistema viario con l’attuale sistema stradale che, comunque, in quella zona andrebbe inte­ramente rivisto.

C’è ancora un problema non preso in considerazione: il computo complessivo dell’area da destinare ad espansione ur­bana nel PRG dovrà tenere conto di quel­la della ex-distilleria: in tal modo non tutte le periferie che presentano caratteri­stiche idonee potranno essere destinate ad area di espansione urbana, creando, in tal modo, una disparità di trattamento.

Andiamo alla delocalizzazione: se ne parla da una ventina di anni: addirittura vennero stanziati settanta miliardi, ma non se ne fece niente. Altri miliardi ven­nero stanziati per un maxi depuratore alla foce del fiune Nocella: non se ne fece niente. Donna Nina ha fatto alcuni tenta­tivi di trasferimento a Campobello di Mazara e a Termini Imerese, ma senza molta fortuna, anche per le proteste degli abitanti del luogo. Da più di una decina di anni nel PRG di Partinico è stata indi­viduata una zona, in contrada Sant’Anna, lontana dal centro abitato, dove la Berto­lino possiede una vasta area. Nel 2009 la signora Bertolino, preso atto che la Co­munità Europea nel 2012 avrebbe sospe­so gli incentivi per la distillazione e reso poco remunerativa un’attività da sempre assistita da pubbliche sovvenzioni, ha sollecitato un primo incontro con l’Amministrazione di Partinico, conclu­sosi adesso, dopo tre anni di trattativa. Non è stato ancora presentato un proget­to di massima, cosa che verrà fatta nei prossimi sessanta giorni. Il termine “de­localizzazione” non è preciso: ben poco sarà trasferito del vecchio impianto: do­vrebbe trattarsi di “un nuovo impianto industriale per l’estrazione di biomasse vegetali di alcole per la produzione di bioetanolo da destinare al mercato dei carburanti verdi, nonché per la trasfor­mazione di biomasse vegetali per la pro­duzione di energia termica ed elettrica, mantenendo alcune produzioni tradizio­nali, come l’alcole per l’industria alimen­tare.

Il processo di dismissione della distil­leria è uno dei tanti momenti di crisi e di smantellamento del sistema industriale siciliano, dalla Sicilfiat di Termini all’Enichem di Gela. In linea di massima, anche se ci sono molte altre concause, si sta pagando il prezzo di un sogno fallito, perché non più remunerativo, a causa del surplus da destinare alla protezione ma­fiosa. L’alcool è comunque un mercato che ancora tira bene, che resiste alla con­correnza americana e che, nell’immediat­o futuro, come già in Brasile, potreb­be costituire un’alternativa alla costante cri­si dei carburanti petroliferi.

Punto quattro: l’accordo, che sembra essere stato scritto direttamente dalla ti­tolare della distilleria, o da qualcuno che lavora per lei, si preoccupa subito della fornitura idrica: “Il Comune s’impegna a chiedere al Consorzio di Bonifica Paler­mo 2 l’assenso per la fornitura idrica per il nuovo impianto”. Sarà l’acqua del po­tabilizzatore di Cicala o direttamente quella della diga Jato?: il dubbio non è chiarito neanche dal successivo impegno: “entro 120 giorni dal via libera della for­nitura idrica la distilleria dovrà presenta­re il progetto definitivo, a totale carico dell’azienda, compresa la realizzazione della strada d’accesso adeguata al fabbi­sogno industriale” .

Si noti che in tutto ciò, per un singola­re atto di magnanimità,: “la distilleria, parallelamente alla condotta di approvvi­gionamento idrico per la sua attività, ne realizzerà un’altra da destinare ad uso di servizio pubblico per l’area industriale”: vuol dire, si presume, che, se in zona na­sceranno altre fabbriche, potranno usu­fruire di questa seconda condotta, a paga­mento, altrimenti essa resterà chiu­sa. Nessun accenno al problema delicatissim­o dello scarico delle acque utilizza­te per il funzionamento: finiranno dentro la diga, magari falsamente depu­rate, con la possibilità di andare incontro a un di­sastro ecologico, oppure saranno incana­late per essere sversate a mare?

Riassumendo: Il Consiglio approva questo accordo di massima, supponiamo, con i tempi che si conoscono, entro un mese o due; Il Comune chiede al Con­sorzio l’assenso per l’acqua; entro 60 giorni verrà presentato, da parte della di­stilleria, un progetto di massima; entro 120 giorni da tale assenso la distilleria presenta il progetto definitivo. In prati­ca, fra sei mesi, dopo avere lavorato per l’ultima stagione di vendemmia, la Ber­tolino dovrebbe essere in grado di inizia­re i lavori: non sono previsti i tempi di costruzione, ma è scritto che “entro 30 giorni dalla messa in funzione del nuovo impianto dovrà essere avviata la chiusu­ra, la dismissione e la bonifica del vec­chio”. Per altre destinazioni e altri affari, se l’età e le condizioni di salute della si­gnora o dei suoi eredi lo consentiranno.

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